Passarono i giorni, senza trovar traccia di lui.
Vedevo ogni giorno la polizia passare sotto casa, correndo e salendo in macchina per andare a cercarlo: io restavo a guardarli dalla finestra di camera mia, senza fare niente per aiutarli.
Certo, avevo 8 anni e non potevo fate niente, ma mi sentivo inutile, cosa che odiavo.
Passò una settimana: ancora niente.
Passò un mese: qualche traccia,molto frivola.
Passò mezzo anno: Minseok per tutta la città era morto.
Vedevo la sua madre piangere ogni giorno, nelle braccia calde del padre, nella fredda notte.
Anche io piangevo, forse piú di sua madre.
Mi mancava da morire, mi sentivo il cuore a pezzi.
Come se avessi un buco nel petto, una parte vitale.
Era tutto per me Minseok: un punto di riferimento, di forza, tutto.
E ora quel "tutto"mi era stato tolto.
Pensavo veramente, delle volte, a buttarmi dalla mia finestra al secondo piano.
Ma non lo avrei mai fatto veramente, non mi sarei veramente fatto del male.
Passò un'anno, e ancora mi sentivo morire.
Mangiavo poco, andavo male a scuola, non riuscivo a fare niente.
Finché quel giorno di primavera, mente le foglie cadevano placide al freddo suolo sterrato, lo vidi in fondo alla strada.
"É solo la mia immaginazione" mi ripetevo nella mia mente, sanza capacitarmi a veder quel che i miei occhi trasmettevano al mio cervello. Era zoppicante, con solo la canottiera e le mutande addosso, con una sacca che strisciava per terra poco prima di lui.
Era molto magro, scarno, sembrava stesse per accasciarsi a terra e raggiungere l'altro mondo da un momento all'altro.
Corsi verso di lui piú veloce che potevo, per poi fermarmi a pochi metri da lui.
Mi guardò, con occhi colmi di lacrime amare, di pura tristezza e disperazione che tanta non ne avevo mai vista nei miei anni di vita terrena. Lo squadrai, per poi ritornare a puntarmi sul suo piccolo viso, che pareva chiedesse pietà da parte mia, cosí lo abbracciai forte a me, facendo cadere delle lacrime di gioia nel terreno.
Avevo paura di romperlo da quanto fragile era il suo corpicino, ridotto ormai alle ossa."M-minseok..." gli dissi, ancora con le lacrime che mi ricavano il viso.
"Jongdae..." anche il suo viso ospitò diverse lacrime, mentre mi abbracciava.
Quella sera tornammo a casa tardi, mano per la mano, e fu cosí che tutto ricominciò dall'inizio, come se il tempo quel lungo anno si fosse fermato, senza far cadere le foglie d'autunno, senza far cadere la neve d'inverno e far sorgere il caldo sole d'estate.
Tutto ricominciò in un circolo vizioso, senza mai fermarsi fino a 11 anni dopo, ritrovandosi dove siamo adesso, nella stessa aula, a guardarci per infiniti secondi ricordando le vecchie foto che ci ritraggono seduti ed abbracciati, come dei fiori vicini appena sbocciati.
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DEAR CLASSMATE.
Fanfic« Minseok, ti ho cercato ovunque, anche nel mio cuore, ma neanche lì, ci sei. » A XIUCHEN FANFICTION. ALL RIGHTS RESERVED TO MILKYKUN. 2017.