"I nostri segreti"

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Sto lucidando strumenti al ritmo di musica da almeno due ore e il mio stomaco sta cominciando a brontolare.
Ho bisogno di mettere qualcosa sotto ai denti, qualunque cosa. . .potrei mangiare Iris ma, pensandoci bene, con il fisichino che ha, non ci sarebbe molto da mangiare.
"Maledizione! A causa del concerto che viene dal tuo stomaco non riesco quasi a sentire la musica!" Grida lei a gran voce strappandomi dai miei malsani pensieri di cannibalismo.
"Ehi, bentornata dov'eri finita?" Le domando, anche se credo di conoscere già la risposta.
"A riposarmi un , sai in fondo ho lavorato tutta la mattina" Risponde fingendo un mancamento.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, come può essere tanto sfacciata da dire che a lavorato tutto il tempo?! Quando in realtà sono io quella che sta sgobbando.
Ma non voglio assolutamente mettermi a discutere per l'ennesima volta quindi annuisco semplicemente.
"E, per quanto riguarda i rumori molesti provenienti dal mio stomaco, cerca di portare pazienza, la pausa pranzo é tra mezz'ora." Puntualizzo per non sentire nuovamente le sue lamentele. . .
Per fortuna il tempo passa in fretta, ma io sono troppo persa fra le note di Salute delle Little mix per accorgermene.
"Dayan, stiamo chiudendo per la pausa pranzo. Se vuoi puoi venire con noi, a meno che tu non preferisca rimanere qui a lavorare" Commenta Iris in tono sarcastico risvegliandomi dal mio stato di trance.
"Oh si, certo. . .prendo la mia roba e arrivo."
Raggiungo il retro, afferro velocemente la borsa e tutto l'occorrente per non morire di freddo e torno da Iris che mi sta aspettando con un gran sorriso che mostra i suoi denti bianchissimi.
"Evviva! Finalmente possiamo andare a mangiare!" Esclama esaltata battendo le mani come una bambina.
Si porta una lunga ciocca di capelli castani dietro la spalla e mi domanda: "Dove vorresti andare a pranzare?"
Rimango un attimo in silenzio per pensarci, ma quando sono in procinto di rispondere aggiunge: "A me piacerebbe moltissimo mangiare cinese, a te no?"
Anche se non ha minimamente ascoltato la mia proposta mi andrebbe il cibo cinese. . .non so davvero da quanto tempo è che non ne mangio.
Sto quasi per risponderle di sì, quando un dubbio mi attanaglia la mente. . .avrò abbastanza soldi?
Prendo in tutta fretta il portafoglio per dissipare quel maledetto dubbio che mi balena per il cervello, ma la mano curatissima di Iris si posa sulla mia prima che io possa farlo.
"Pago io tesoro, non ti devi preoccupare" Sussurra per non farmi fare brutte figure con il signor Villa che è appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte.
"Grazie mille, ma non voglio che spendi i tuoi soldi per me" Rispondo con tutta la cortesia di cui sono capace.
"Ma falla pure pagare, tanto sarà piena di soldi." Eccola di nuovo, maledizione, mi chiedo se se le studi la notte certe cattiverie da dire alla gente.
"Finiscila! Anche se è davvero gentile da parte sua, non posso approfittarmene così!" Sbotto, agitando le mani come un'ossessa.
"Rilassati esaurita, stavo solo facendo una constatazione." Ribatte ridendo e alzando le mani in segno di resa.
Diavolo, se continua di questo passo mi manderà all'esaurimento.
"Lavoro sodo, quindi posso spendere i miei soldi come mi pare e piace e se voglio usarli per pagarti il pranzo li userò per pagarti il pranzo!" Esclama Iris interrompendo la nostra ennesima discussione.
"Ma. . ."
"Niente ma Dayan! Oggi il pranzo te lo pago io!" Conclude con una fierezza tale che non posso far altro che annuire.
Cavolo quant'è dispotica!
Devo avere sicuramente qualcosa che non va, non è possibile che qualsiasi ragazza che mi stia vicino, alla fine della fiera, cerchi sempre di darmi degli ordini.
"Ragazze siete pronte?" Ci domanda il signor Villa picchiettando sul quadrante dell'orologio che porta al polso.
"Certo Luke, possiamo andare." Risponde Iris facendo svolazzare dall'alto al basso le lunghe ciglia ad una velocità a dir poco spaventosa.
Sono sicura che se si impegnasse ancora un pochino sarebbe capace di scatenare un ciclone qua dentro.
Finalmente usciamo tutti dal negozio e dopo averlo chiuso a dovere ci incamminiamo verso il ristorante cinese.
Il signor Villa e Iris camminano uno affianco all'altra e insieme formano una coppia davvero perfetta.
Sono sicura che Iris prova qualcosa per lui, il modo in cui gli ha sbattuto le ciglia e poi quel nomignolo. . . devono sicuramente significare qualcosa, ma non posso andare da lei e chiederglielo al mio primo giorno di lavoro.
Devo indagare, sono troppo curiosa per rimanere a bocca asciutta.
"Che succede? La tua vita amorosa è così scadente che hai bisogno di scovare relazioni in altre persone?" Sputa lei velenosa come una serpe.
"Ma è possibile che tu non abbia un filtro tra il cervello e la bocca?" Ribatto acida, spostandomi nervosamente i capelli da un lato facendoli ricadere sulla spalla sinistra.
"Certo che ce l'ho...sei tu." Sussurra come se non volesse farsi sentire.
Il suo commento sembrava aver raggelato l'aria e nessuna delle due aprì più bocca fino al ristorante.
Entriamo e mi sembra di essere stata catapultata in Cina.
Disegni e ideogrammi si rincorrono per le pareti bianche del ristorante e una dolce canzone di sottofondo mi sussurra all'orecchio parole che sono decisamente impossibili da comprendere.
Una cameriera con i capelli color arcobaleno ci conduce al nostro tavolo e ci porge tre menù.
Iris non perde tempo e comincia a passare in rassegna, con le sue lunghissime unghie laccate di rosso, tutti i piatti presenti sul menù facendo una faccia diversa per ognuno di essi.
Decido di distogliere lo sguardo da Iris e lo dirigo verso il signor Villa che nel frattempo sta sfogliando le pagine ad una velocità spaventosa, quasi come se decidere per primo cosa mangiare fosse una questione di vita o di morte.
"Smettila di fissarli idiota, a forza di distrarti non hai ancora scelto nulla e la cameriera sta per arrivare" lo pronuncia con tono infastidito, ma ha ragione, devo sbrigarmi a scegliere oppure farò una figuraccia.
Come previsto la cameriera arriva immediatamente e se ne va solamente dopo aver preso le nostre ordinazioni, che ci vengono portate in una manciata di minuti.
"Allora Dayan. . .quali sono le tue passioni a parte la musica?" Domanda il signor Villa con la bocca piena di spaghetti di soia.
"Beh, come prima cosa amo leggere, sono appassionatissima delle storie d'amore, infatti ne leggo a palate, poi adoro cantare e ballare, ogni tanto scarabocchio qualcosa e per finire mi piace molto scrivere." Rispondo parlando a macchinetta senza mai incrociare il suo sguardo.
"Vuoi stare calma, ti stai torturando le mani." Mi riprende lei all'improvviso.
"Mh mh, interessante. . .e di che cosa scrivi?" Mi chiese piegando la testa di lato appoggiandola sul dorso della mano.
"Beh, io. . .si insomma, io scrivo di. . ." Non posso dirglielo, ma perché mi sono cacciata in questo casino?
"Suvvia Luke, lasciala un po' in pace, non vedi che la stai facendo agitare?" Lo riprende Iris mettendogli la mano sulla spalla.
"Perdonami Dayan, non volevo essere invadente." Si scusò il signor Villa.
"No, non si preoccupi, lei non ha fatto nulla di male, sono io che mi agito facilmente quando parlo con la gente. . ."
"Capisco. . .Sappi che con noi non ti devi preoccupare di nulla."
"La ringrazio signor Vi. . .cioè. . .grazie Luca." Mi sento terribilmente a disagio chiamandolo per nome, ma mi ha detto di fare così. . .perciò.
Il pranzo terminò fra chiacchiere e risate e verso le due tornammo in negozio per riprendere a lavorare.
A meno di dieci minuti dal nostro arrivo ecco arrivare clienti su clienti e il negozio cominciò a riempirsi di persone.
Gente di tutti i tipi, dal metallaro all'amante della musica classica, e dopo di questi il metallaro amante della musica classica, in fondo non bisogna giudicare dalle apparenze.
"Ogni tanto tiri fuori certe perle di saggezza che mi fanno risalire il pranzo dal disgusto, mi chiedo se non ti dovrei far smettere di leggere quei libretti d'amore strappa stomaco che ti piacciono tanto." Sibila lei a denti stretti.
"Sei di cattivo umore per caso?" Le domando irritata passandomi una mano fra i capelli.
"No, ma tu non lo sei...ed è frustrante, perciò ti do fastidio per renderti di malumore cosicché la mia frustrazione cesserà di esistere."
Non può parlare sul serio dannazione. . .ma in fondo è quella che è, e non dovrei stupirmi più di tanto.
Devo risponderle in modo adeguato, in fondo sto lavorando, e di sicuro non ho nessuna intenzione di rovinarmi il mio primo giorno di lavoro.
"Si può sapere cosa diavolo ci provi nel vedermi infelice?! Non ti ho mai fatto nessun torto e ti ho sempre trattato nel migliore dei modi, perciò non riesco davvero a capire questo tuo comportamento!" Sbottai prendendomi la testa fra le mani dirigendomi verso il retro del negozio.
"Non lo capisci?!...non mi prendere per il culo Dayan! E'da quando sono qui che continui a trattarmi come se fossi Satana in persona, di conseguenza io non faccio altro che adattarmi alle tue aspettative mia cara. E poi sono fatta così, cosa pretendi che diventi? Una bambolina a tua immagine e somiglianza? Perché se è così te lo puoi anche scordare!" Lo gridò facendo rimbombare ogni sua parola nella mia testa.
"Basta. . .ti prego. . .non ho mai nemmeno pensato ad una cosa del genere. . ."
Senza accorgermene mi ritrovo a terra, rannicchiata con le ginocchia al petto e la testa fra le mani.
Le sto permettendo di farmi del male un'altra volta, dovrei reagire, ma non ce la faccio.
"Sei una falsa, fai tutta la parte della carina e della povera vittima quando in realtà al tuo interno c'è solo un immenso strato di marcio." Sputa velenosa guardandomi con quel suo sguardo impassibile.
"Finiscila! Non la sopporto più!" Qualcuno la faccia smettere, mi va bene chiunque!
"Dayan!"
"Che c'è!" Sbraito girandomi di scatto. La mia mente è ancora annebbiata da quello che è appena accaduto, ma quando comincia a tornarmi la ragione e il viso di Iris si fa nitido di fronte ai miei occhi, mi rendo conto di quello che ho appena fatto.
Lei è li, di fronte a me che mi fissa con gli occhi sbarrati, ma non sembra arrabbiata, infatti quella che vedo sul suo volto assomiglia più che altro a preoccupazione.
"Mi dispiace infinitamente, non avevo intenzione di risponderti in quel modo, non so davvero cosa mi sia preso. . .perdonami." Pronuncio quelle parole di tutta fretta come se, dicendole più velocemente, mi avrebbero salvato dall'enorme casino in cui mi ero appena cacciata.
"Non ti preoccupare. Piuttosto, va tutto bene? Ti vedo veramente pallida." Dice lei in modo apprensivo, appoggiandomi una mano sulla spalla.
"Sto bene. . .ho solo una fortissima emicrania." Rispondo prontamente tenendomi la testa con le mani.
Il suo volto si addolcì notevolmente, come se, con quella frase, avesse finalmente capito il motivo dello strano comportamento che avevo appena avuto nei suoi confronti.
"Beh, cado a pennello allora, volevo giusto dirti che stiamo chiudendo. Vai a prendere la tua roba che ti dò un passaggio fino a casa." Mi lanciò un occhiolino veloce e subito dopo se ne andò fuori, dove Luca stava già fumando una sigaretta.
. . .
Una volta arrivata a casa salutai Iris con un forte abbraccio e dopo avermi soffiato un bacio sfrecciò via come se stesse guidando un'auto da corsa.
Entrai in casa e la prima cosa che percepii fu uno spettacolare profumino che mi pervase le narici.
Effettivamente sono le sette e mezza e il mio stomaco comincia a richiedere cibo senza pietà.
Vedo mia madre intenta a cucinare con il grembiulino regalatole dalla nonna a Natale, mentre i suoi lunghi boccoli neri sono legati in una coda alta e, osservando meglio, posso notare una macchiolina di sugo sulla sua guancia destra.
Senza esitare un attimo corro ad abbracciarla, saltandole letteralmente addosso.
"Buonasera mammina, cosa stai cucinando di buono?" Le domando io con l'acquolina in bocca.
"Buonasera tesoro, sto facendo la pasta al forno e il polpettone. Tra dieci minuti si mangia. . .ah, e visto che ci sei, prepareresti il tavolo per cortesia?"
Le risposi di si e mi misi subito all'opera.
Trenta minuti dopo ci ritrovammo entrambe sedute a tavola, una di fronte all'altra.
"Papà è di nuovo rimasto bloccato a lavoro?" Le domandai, portandomi alla bocca una forchettata di pasta al forno.
"Purtroppo si, un suo collega si è sentito male, così tuo padre ha dovuto coprirgli il turno." Rispose puntando verso di me i suoi occhioni verdi.
"E a proposito di lavoro. . ." riprende lei alzando la voce "Com'è andata con il tuo primo giorno?" Mi interrogò con una scintilla di curiosità negli occhi.
Così, con calma, le raccontai di tutto quello che era successo durante l'arco della giornata, tralasciando, ovviamente, alcuni dettagli. . .come faccio sempre d'altronde.
Amo mia madre con tutto il cuore, ma certe piccolezze, che poi tanto piccole non sono, preferisco di gran lunga tenergliele nascoste. . .chissà cosa potrebbe pensare di me se le venisse a sapere.
Sto finendo di parlargliene quando il mio cellulare incomincia a squillare. Lo tiro fuori dalla tasca e vedo impresso il nome della mia migliore amica.






-Eccoci con un nuovo capitolo! Spero vivamente che vi piaccia . . .fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura e alla prossima C&G

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