"Pronto?"
"Ciao tesoro! Volevo chiederti se questa sera ci saresti per uscire un po'." Me lo domanda con voce entusiasta.
"Ma certo! Lo sai che sono sempre libera per te." Rispondo mandandole un bacio attraverso la cornetta.
"Ma quanto sei dolce. . .comunque volevo dirti che ci sarà anche un mio amico di scuola stasera. . .spero non ti dispiaccia." Mi dice, concludendo la frase con tono titubante.
"Ma figurati, non farti nessun problema." Ribatto cercando di non far trasparire l'ansia dalla mia voce.
Sono sempre nervosa quando incontro persone nuove, al contrario di Celine, che grazie al suo carattere aperto e al suo splendido sorriso è sempre circondata da una miriade di amici che la adorano.
Io, chiusa e timida come sono, ho giusto un paio di amici, che d'altronde, posso contare sulle dita della mano.
"Perfetto, allora facciamo alle dieci al solito posto?" La sento ridacchiare attraverso la cornetta e questo piccolo gesto mi scalda il cuore.
"D'accordo. . .il tempo di prepararmi e arrivo. . .Ciao Celi a dopo."
"A dopo cucciola."
Dopo aver riattaccato rivolsi a mia madre uno sguardo d'intesa, che, una volta contraccambiato, le fece dire, sbuffando, che potevo prendere la macchina.
Finii la cena in fretta e furia per potermi andare a preparare.
Una volta in camera spalanco le ante dell'armadio e lo scruto da cima a fondo per cercare qualcosa di decente da indossare.
Dopo aver osservato con attenzione tutti i vestiti che possiedo scelgo un larghissimo e caldissimo maglione che mi arriva fino a metà coscia e lo abbino ad un paio di comodissimi leggins neri. Quando comincio ad indossare il tutto un grido mi blocca all'istante.
"Non ci devi nemmeno pensare di uscire vestita in questo modo! Santo cielo, sei la morte della femminilità e dello stile!" Strilla per poi gettare a terra i vestiti che mi rimanevano in mano. Rimango basita davanti alla scena e l'unica cosa che mi viene da chiederle è: "Per caso stai esaurendo tutta d'un colpo?!"
"Pensala come vuoi...ma tu non andrai in giro conciata così, soprattutto quando stai per conoscere un ragazzo. Non pensi di essere single da un po' troppo tempo?!" Ribatte cercando nell'armadio dei nuovi capi (o meglio vittime) da farmi indossare.
All'improvviso i suoi occhi si illuminano e tira fuori dei jeans neri a vita alta accompagnati da una maglia bordeaux a maniche lunghe, lunga giusto fino alla zona coperta dai jeans.
Con convinzione me li porge e mi impone di metterli.
Una volta vestita mi osservo allo specchio e, a malincuore, devo ammettere che sto davvero bene.
"Vedi?...vedi come sei bella quando ti sistemo nel modo giusto!? Ora occupiamoci anche di questi benedetti capelli che altrimenti si fa tardi."
Afferra la spazzola e con molta cura modella i miei incasinatissimi boccoli concludendo aggiustandomi il trucco già presente sul mio volto, ripassando l'eyeliner e il rossetto.
"Meravigliosa! Ora andiamo e sappi che non ti faccio mettere i tacchi solo perché devi guidare perché se no, a quest'ora, saresti già più alta di almeno 10 cm..." Termina facendomi l'occhiolino.
Mi scappa una risata, in fondo, anche se è una nevrotica, può essere davvero simpatica. . . a volte.
Infilo il giubbotto nero, la sciarpa, il cappello di lana e le converse nere. Afferro di tutta fretta le chiavi della macchina, scocco un bacio sulla guancia a mia madre e finalmente esco di casa.
Dopo una quindicina di minuti arrivo di fronte al nostro solito bar e, per fortuna, trovo subito parcheggio.
Scendo dall'auto e con lo sguardo comincio a cercare Celine e il suo presunto amico di scuola.
Dopo qualche minuto, non vedendoli, decido di controllare il cellulare per leggere i messaggi che mi sono arrivati mentre guidavo e, dei quali, mi scordo sistematicamente. Lancio un imbarazzantissimo gridolino di paura come sento due finissime braccia attorcigliarsi attorno al collo e, voltandomi di scatto, mi accorgo di non essere stata assalita da un maniaco, ma da qualcuno di gran lunga più temibile.
"Cel. . ." Prima di riuscire a terminare il suo nome mi stampa un bacio sulla guancia, ovviamente munito di rossetto.
"Ti ho già detto di smetterla di spaventarmi così!" La rimprovero, ma non serve a nulla, poiché mi abbraccia nuovamente.
Appoggio la testa sulla sua spalla e con la coda dell'occhio noto accanto a noi un ragazzo che ci osserva con un filo di imbarazzo.
Ci stacchiamo l'una dall'altra e in silenzio aspetto che Celine ci presenti entrambi.
"Dayan lui è Ethan, un mio compagno di scuola. Ethan lei è Dayan, la mia migliore amica." Annuncia guardandoci alternativamente.
"Piacere. . ." Dice lui porgendomi la mano.
"Il piacere è tutto mio." Il suo gesto mi disorienta un po', ma non ci faccio troppo caso e ricambio con una stretta di mano.
Mi prendo qualche secondo per osservarlo e mi rendo conto che è davvero un bel ragazzo.
É altissimo e sono sicura che sotto il giubbotto nero di pelle e la maglietta grigia, che spunta da sotto di esso, si nascondano dei pettorali pazzeschi.
Le lunghe gambe sono coperte da dei jeans strappati sulle ginocchia che si concludono con un paio di Nike nere e grigie.
I capelli castani sono alzati in una cresta disordinatissima che non distoglie l'attenzione dai suoi occhi. Due meravigliosi smeraldi verdi che continuano a fissarmi straniti.
La mano di Celi che si agita di fronte ai miei occhi mi riporta alla realtà e capisco che forse l'ho guardato per più di qualche secondo, così distolgo lo sguardo e, imbarazzata, rimango in silenzio aspettando che qualcuno dica qualcosa.
"Allora. . .vogliamo entrare ragazzi?" Domanda Celine interrompendo quella situazione tremendamente imbarazzante.
"Mi sembra un'ottima idea!" Affermiamo io e Ethan in coro, scambiandoci uno sguardo complice, per poi scoppiare in una sonora risata.
Entriamo e ci accomodiamo al primo tavolo libero per poi liberarci dei cappotti.
Dando un'occhiata alla mia migliore amica noto che è perfetta come al solito: i suoi cortissimi capelli rossi sono ognuno al proprio posto e non si sognano nemmeno di smuoversi dalla loro posizione; gli occhioni color nocciola sono coperti da un ombretto bianco e da una finissima linea di eyeliner, mentre le lunghissime ciglia sono ricoperte da uno strato di mascara che le rende ancora più lunghe di quanto già non siano.
Per non parlare del vestiario, sempre elegante ma mai fuori luogo: una camicetta dello stesso colore dell'ombretto infilata nei pantaloni neri a vita alta e sbuffata in seguito e degli stivaletti con il tacco che la fanno più alta di almeno 5cm. . .
É bellissima e purtroppo, quando c'è lei in giro, è davvero difficile essere notate.
"Abbiamo già parlato di questa cosa...smettila di demoralizzarti! Tu non sei inferiore a nessuno!" Mi riprende lei con rabbia.
Si arrabbia sempre quando capisce che mi sto buttando giù e, devo ammettere, che su questo è davvero un'ottima amica, anche se a volte mi viene da pensare che lo stia facendo solo per compensare il suo enorme ego.
Una cameriera ci si avvicina con un blocchetto degli appunti, si ferma di fronte al nostro tavolo, sfila la penna da dietro l'orecchio e ci domanda cosa può portarci.
"Per me un "Sex on the beach" grazie." Risponde Celine con un sorriso smagliante.
Penso che questa ragazza sarebbe capace di sorridere anche ai muri. . .in fondo è la cosa che amo di più di lei.
"Io prendo un caffè macchiato. . ."
"Io invece ne prendo uno normale grazie." Annuncia Ethan subito dopo la mia ordinazione.
"Perfetto, un "Sex on the beach", un macchiato e un normale. . .arrivano subito!" Afferma la cameriera prima di sparire dietro al bancone del bar.
Non si fa aspettare troppo, perché, dopo una manciata di minuti, la vediamo ritornare con il vassoio.
Con delicatezza appoggia le tazzine e il bicchiere sul tavolino e, una volta concluso, appoggiandosi il vassoio vuoto al petto, si congeda un'altra volta.
Prendo due bustine di zucchero e comincio a versarle entrambe nel caffè quando vedo Ethan che, con tranquillità, ne sta versando la bellezza di tre.
Non sono un po' troppe per una misera tazzina di caffè?!
"Pensavo di essere io quella esagerata, ma a quanto pare c'è qualcuno che ama lo zucchero ancora più di me. . ." Sussurro facendomi sfuggire una lieve risata.
Ethan alza lo sguardo verso di me con aria interrogativa.
"Scusa, hai detto qualcosa?"
Cavolo! Devo aver parlato più forte del previsto. . .beh tanto vale che glielo dica.
"Scusami, stavo solo pensando che non deve proprio piacerti il caffè amaro, con tutte le bustine che hai messo deve essere diventato dolcissimo.
Sai. . .io ne metto due e mi danno sempre dell'esagerata quindi ho pensato che fosse davvero incredibile che qualcuno ne mettesse più di me." Cerco di creare una frase di senso compiuto, ma mi rendo conto che sono troppo nervosa per farlo, così abbasso lo sguardo e inizio a torturarmi le mani.
"Effettivamente io odio il caffè amaro, ma amo alla follia le cose dolci,perciò, se non lo zucchero a dovere lo trovo assolutamente imbevibile, e se tu sei esagerata, io sono completamente matto." Conclude allargando le braccia e mostrandomi un enorme sorriso che quasi mi fa cascare dalla sedia.
Non ha più lo stesso atteggiamento freddo e distaccato che aveva quando ci siamo incontrati. Adesso è li, di fronte a me, che scherza e ride come se nulla fosse.
Che mistero che è questo ragazzo.
"Ma senti chi parla..." Mi deride lei lasciandosi sfuggire un sorrisetto.
"Ssh, loro non lo sanno. . ." La zittisco sorridendo insieme a lei.
Riemergendo dai miei pensieri rispondo ad Ethan che forse ha ragione e, scoppiando in una fragorosa risata, mi porto dietro anche quelle dei miei amici.
"Dai su, parliamo di cose serie." Interviene la mia migliore amica asciugandosi le lacrime agli occhi.
"Ad esempio?" Rispondo ripetendo il suo stesso gesto.
"Ad esempio. . .di come è andato il tuo primo giorno di lavoro. Su su. . .racconta. . .che sono curiosa."
"Oh beh. . .ma forse Ethan non ha voglia di sentirmi parlare di ciò che ho fatto oggi." Lo affermo con tutta sincerità, l'ho appena conosciuto e non voglio annoiarlo con la mia vita.
"Ma sei sempre stata così complessata o sei peggiorata negli ultimi anni?" Chiede acida interrompendo i miei pensieri.
"Finiscila! Non ti rispondo nemmeno." Dico a denti stretti, liquidando così la sua irritantissima domanda.
"Tranquilla, non mi dispiace per niente sentirti parlare un po'." Mi risponde Ethan , appoggiando la testa sulla mano facendomi capire che è pronto ad ascoltarmi.
Così prendo a raccontare tutto dal principio.
Parlo del signor Villa, che non sopporta essere chiamato così, di Iris e della sua immensa generosità, sia per il pranzo che per il passaggio fino a casa, dove ho visto mia madre, che mi ha preparato una cena buonissima.
Mi sento bene perché sia lui che la mia migliore amica sono lì per me e so che sono davvero interessati a quello che sto dicendo.
Termino il discorso e vedo Celi pensierosa. Avrò detto qualcosa che non va? Spero vivamente che non mi siano sfuggiti particolari che non dovrebbero mai, in nessun modo, scapparmi.
"Tesoro, va tutto bene?" Le domando con fare preoccupato.
"Già, ti sei zittita di colpo." Chiede Ethan con il mio stesso tono di voce.
"É solo che. . .non riesco a smettere di pensare ad una cosa. . ." Ci risponde strofinando tra loro i palmi delle mani.
Oh no. . .ho detto davvero qualcosa che non dovevo dire. Ora che faccio?!
"Dai non tenerci sulle spine. . .parla." Sono nervosa. Voglio solo sapere cosa la sta tormentando.
"Il cameriere del bar. . ." Comincia un po' titubante.
"Si. . ." Rispondo.
"Era carino?" Termina alzando lo sguardo verso di me per poi scoppiare in una sonora risata.
"Sei una scema!" Esclamiamo io e Ethan per poi seguirla a ruota.
La serata continua fra chiacchiere e risate e, senza rendercene conto, è già arrivata la mezzanotte, così ci rimettiamo i cappotti, paghiamo e usciamo dal locale.
"Hai bisogno di un passaggio Celi?" Domando alla mia migliore amica facendo roteare attorno al dito le chiavi della macchina.
"Non ti preoccupare cucciola, mi accompagna Ethan a casa. . ." Mi risponde avvicinandosi, per poi lasciarmi un dolce bacio sulla guancia.
"Va bene, io vado. Ciao ragazzi, vediamoci più spesso allora." Dico con tutta sincerità, sono così felice che non vedo l'ora che succeda nuovamente.
"Contaci!" Esclama Ethan facendomi l'occhiolino.
Imbarazzata da quel gesto abbasso lo sguardo e silenziosamente salgo in macchina, li saluto con un cenno della mano e, successivamente, parto diretta verso casa.
Una volta a casa, cercando di non svegliare i miei genitori che dormono beati, mi strucco, mi infilo il mio amato pigiamone con gli orsetti e salto sul mio meraviglioso lettone, completamente sfinita dalla lunghissima giornata.
Chiudo gli occhi e spero vivamente di riuscire a dormire. Soffrire di insonnia non è per niente facile, soprattutto quando passi delle notti in bianco e la mattina ti devi alzare presto.
"Ehi Day...dormi?"
"No,non sto dormendo." Le rispondo irritata per il sonno.
"Ho voglia di disegnare un pò." Sta scherzando spero!
"É l'una di notte e domani dobbiamo lavorare, vai a dormire!"
"Ma non mi va di andarci." Ribatte facendomi il labbruccio.
Sembra una bambina che fa i capricci. Tanto matura e orgogliosa e poi mi cade in queste sciocchezze.
"Prometto che domani disegniamo tutto quello che vuoi, ma adesso sono davvero stremata e voglio solo dormire." Concludo a fatica cercando di non irritarmi maggiormente. É difficile che io abbia sonno, ma quando ce l'ho conviene lasciarmi dormire.
Mi guarda dritta negli occhi per poi sbuffare e annuire semplicemente.
"D'accordo...buonanotte...a domani."
"Buonanotte anche a te."
Detto questo chiusi gli occhi e finalmente mi addormentai.
. . .
Apro gli occhi e intorno a me è tutto completamente buio. Cerco l'interruttore accanto al mio comodino, ma insieme allo stesso, sembra sparito.
Mi guardo attorno e mi accorgo che la stanza è completamente vuota. Ci siamo solo io ed il letto, immerse in una stanza inghiottita dalle tenebre.
Corro nel luogo dove, solitamente, dovrebbe esserci la porta, ma anche questa sembra essere scomparsa.
Mi accascio a terra e comincio ad avere il respiro sempre più affannato.
Inizio a sentire l'imminente avvicinarsi di un attacco di panico così mi prendo la testa fra le mani e cerco di calmare il respiro, ma non sembra funzionare.
Le pareti sembrano stringersi attorno a me.
Alzo lo sguardo e mi appare di fronte un enorme specchio che mostra un'immagine raccapricciante.
Inizio a toccarmi il viso con le mani, sperando con tutte le forze che ciò che sto vedendo non sia reale, ma quando le mie dita raggiungono i due buchi neri che ho al posto degli occhi, mi rendo conto che non ci sono più. I miei occhi non ci sono più!
Perché?!. . .chi può avermeli portati via?!
Completamente in preda al panico comincio a gridare con tutte le mie forze, lasciandomi andare sul pavimento bagnato di lacrime.
Lacrime di occhi che ormai non ci sono più.
Continuo a gridare fino a quando una voce non mi strappa brutalmente da quell'orribile incubo.
"Dayan! Ti prego svegliati!"
Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è mia madre che mi fissa preoccupata.
Mi metto a sedere e mi sorreggo la testa dolorante con la mano.
Sono in un bagno di sudore e ho il respiro affannato.
Quell'incubo sembrava avermi prosciugato tutto le energie. . .ero totalmente a pezzi.
"Hai bisogno di qualcosa tesoro?" Sussurra mia madre.
"Non preoccuparti, va tutto bene."
"Daccordo io torno a letto, se qualcosa non va non esitare a chiamarmi."
"Lo farò. . .grazie mamma." Mia mamma è sempre troppo preoccupata riguardo ciò che mi succede o quello che mi circonda.
Decido di andarmi a prendere un buon libro e, una volta tornata sul letto, mi metto a leggere aspettando con ansia l'alba di un nuovo giorno.
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Due volte me.
RomanceLa storia parla di Dayan, una ragazza gentile, sorridente e molto timida, che riesce a trovare lavoro in un bellissimo negozio di musica, cominciando così la sua normale vita da diciottenne. . .che, con l'incontro di uno splendido ragazzo, si rivel...