Kurt - Modus Vivendi

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Tutti si preoccupano di trovare l'anima gemella; nessuno di ritrovare prima se stesso.

- Marco Cortesi

Il primo giorno di scuola il cielo minacciava pioggia.

Le nuvole scure si andavano addensando sempre di più e l'aria era più fredda rispetto alla settimana prima.

A Kurt Hummel la pioggia piaceva, ma solo se poteva camminarci sotto. Guardarla dalla finestra di una classe piena di studenti annoiati di certo non era una sua aspirazione.

No, la pioggia va vissuta pienamente, la devi respirare, la devi sentire scorrere sulla pelle, sulle guance; quando cammini sotto la pioggia è liberatorio: puoi piangere e piangere, i singhiozzi coperti dai rumori del temporale, dai rimbombi dei tuoni, e puoi sentire le lacrime mescolarsi alle gocce fino a non distinguerle più.

La prima volta che aveva pianto per sua madre, quasi tre settimane dopo la sua scomparsa e solo una dal piccolo e privato funerale, era stata sotto la pioggia battente di un pomeriggio di settembre. Lì era riuscito a lasciarsi andare a un disperato pianto di dolore. Tutte le emozioni che aveva provato erano esplose in una sola volta, nella solitudine di una triste giornata di pioggia nel cortile di casa sua, mentre suo padre lavorava in officina.

Quel giorno, proprio come quello della morte di sua madre, era impresso a fuoco nella sua memoria, e non sarebbe mai più riuscito a dimenticarlo.

Da lì, però, le cose erano andate meglio: aver esternato le sue emozioni in una maniera così totale e assoluta gli aveva dato modo di riacquistare un equilibrio. Si era ripreso, e lui e suo padre avevano seriamente cominciato ad adattarsi all'idea che da quel momento in poi sarebbero stati solo loro due.

Kurt alzò lo sguardo verso l'edificio giallo smorto che era il liceo McKinley, quella che sarebbe dovuta essere la sua scuola per un altro anno scolastico, solo nove mesi. Posso farcela, pensò, stringendo con forza la mano della sua migliore amica, crogiolandosi nella tranquillità delle scalinate vicine alla scuola, che sarebbero state presumibilmente deserte se non fosse stato per il gruppo di ragazze che fumavano e chiacchieravano animatamente.

Sheila, Ronnie e Mack, quando le vedevi per la prima volta, facevano abbastanza paura, con il loro abbigliamento da cattive ragazze e i loro piercing, e, sebbene fossero solo delle ragazze, erano capaci di intimorire persino i giocatori di football – nessun ragazzo voleva riscoprirsi una ragazza a seguito di una serie di calci nei gioielli di famiglia. Eppure, una volta che entravi nel loro gruppo, diventavano le tue sorelle. Kurt avrebbe sempre ricordato con immensa ammirazione e gratitudine quella volta in cui Ronnie e Mack avevano preso per i capelli un idiota della squadra di hockey e gli avevano ripetutamente sbattuto la testa sugli armadietti, solo perchè l'aveva apostrofato con un epiteto poco carino.

Loro tre, con Kurt e Quinn, erano le Skanks, un gruppo di ragazze dall'aspetto e dall'atteggiamento da vere dure – ma Kurt sapeva che c'era di più, lo sapeva, lo aveva visto durante la prima estate passata con loro, quella tra il secondo e il terzo anno. Aveva conosciuto intimamente ognuna di quelle ragazze, e aveva visto parti di loro, le loro debolezze, le speranze e i sogni, che erano inaccessibili a tutti gli altri. Ogni volta che ci pensava, si sentiva onorato all'idea che avessero scelto lui.

Erano tutti quanti seduti sui gradini, Kurt e Quinn uno accanto all'altra, lui con i gomiti poggiati sullo scalino alle sue spalle e la testa reclinata all'indietro, lei con una sigaretta al mentolo in mano e le gambe allungate in avanti, un'espressione aperta e rilassata in viso. Sheila, con le gambe incrociate, raccontava con espressione furba del ragazzo con cui aveva fatto sesso la sera prima, elargendo dettagli spinti e sporchi a Mack, che in realtà non sembrava molto interessata. Ronnie guardava il cielo con espressione accigliata.

Two Pieces of a Broken Heart || KlaineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora