Mikasa

194 16 2
                                    

Eren si stropicciò gli occhi ma decise di girarsi dall'altro lato e riprendere a dormire, gli faceva male ovunque e la testa martellava a causa della stanchezza, perciò richiuse le palpebre e si fece cullare da Morfeo anche se sapeva che al suo risveglio, dato che stava bellamente ignorando la voce del suo capitano, avrebbe pagato delle care conseguenze.

-''Eren!''

Levi rinunciò e decise di andarsi a preparare una tazzona di caffè, guardando l'orologio si rese conto che quel ragazzo non aveva poi tutti i torti a voler rimanere a letto: non si era sfiancato fisicamente ma erano anche le otto del mattino e data l'ora tarda in cui era andato a dormire era ovvio che non sarebbe stato in grado di alzarsi.

Avvicinò la tazza alla bocca e lasciò che il liquido caldo gli lambisse la gola, era rilassante sentire quella sostanza amara riscaldargli l'interno e sarebbe quasi riuscito a riposarsi un po' se un urlo disumano non avesse squarciato il silenzio, facendolo sussultare e facendo volare il bicchiere contenete il caffè sulla sua camicia.

Mentre tentava di pulirsi e combattere il bruciore un altro urlo lo fece ridestare e, di corsa, si diresse in salotto dove il ragazzo che prima dormiva tranquillamente, si dimenava urlando contro il nulla.

All'insaputa di Levi, però, Eren stava davvero combattendo contro qualcuno, infatti quello che doveva essere un sonno ristoratore si era trasformato in una gabbia pullulante di mostri del passato e il povero ragazzo si ritrovava di nuovo bambino nel giorno che era per lui il più brutto di tutta la sua vita.

Era dentro l'armadio della sua cameretta dalle pareti blu, il cuore in gola e gli occhi umidi gli facevano compagnia mentre le urla di sua madre e di alcuni uomini che provenivano dal piano di sotto riempivano il silenzio che lo aveva avvolto da quando era scappato.

Per evitare di pensare a quello che stava accadendo si concentrò su dove si trovasse pochi minuti prima, su quella torta che forse nessuno aveva uscito dal forno, sulle risate di sua sorella mentre giocava con suo padre e sul sorriso della donna più bella che conosceva, rivolto solo a lui mentre leccava il cucchiaio sporco di cioccolato, mentre era felice dato che non poteva neanche immaginare quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

A risvegliarlo da quel sogno ad occhi aperti fu lo scricchiolio che lui sapeva appartenere all'ottavo gradino della scala che portava alla porta di camera sua, aveva imparato quale fosse ad emettere rumore per evitare di svegliare i suoi genitori quando sgattaiolava fuori a giocare e adesso quello gli confermava che qualcuno lo stava cercando, e con molta probabilità lo avrebbe trovato.

Da lì tutto diventò confuso, così come era stato nella realtà, tante mani che lo trascinavano, lo toccavano e lo picchiavano, voci confuse e urla in lingue strane, suoni di spari e di risate sadiche e poi il freddo, il bruciore delle percosse e la paura di ritrovarsi fra le braccia morte di sua madre.

Avrebbero ucciso presto anche lui, vedeva negli occhi di quegli uomini divertiti da quella scena la voglia di fargli ancora più male ma ciò non accadde, perché anche se i suoi genitori erano stati fatti fuori e lui era lì davanti a loro all'appello mancava ancora qualcuno, e se ne accorsero.

Era riuscito a capire che la lingua che parlavano era il tedesco e per fortuna sua padre, morto chissà dove in quella casa, glielo aveva insegnato, per questo la speranza non lo aveva abbandonato, per questo sapeva che la sua amata sorella era viva, ed era scappata.

Il sollievo di quell'incubo terminato, però, durò poco; il sonno di Eren non era ancora finito e la sua mente decise di proiettare ciò che accadde quando lui aveva poco più di sette anni, quando pur di salvare la bambina dai capelli corvini che poi sarebbe diventata parte della sua famiglia si era sporcato le mani di sangue e l'anima di un peccato capitale.

Hell - ERERI/RIREN (BoyxBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora