4. DI NUOVO AMICI

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31 ottobre. Il giorno in cui la Paura varca la soglia tra finzione e realtà, quello in cui gli spiriti escono allo scoperto e ritornano nel mondo dei vivi, dicono. Non ci ho mai creduto. Halloween? Una trovata pubblicitaria per vendere dolci e di conseguenza far guadagnare i dentisti. Purtroppo, la maggior parte del popolo statunitense crede ai fantasmi, alieni e cose varie, quindi mi toccherà festeggiarla.

La prima mia esperienza di paura risale a quando avevo circa dieci anni ed avevo accompagnato Jessica dalla pettinatrice, perchè, secondo mio padre, dovevamo migliorare il nostro rapporto. So da dove aveva preso quell'idea, infatti in quel periodo trasmettevano un telefilm in cui una psicologa risolveva casi al limite umano. In una puntata, il paziente era una bambina, la cui madre era morta e il padre si era fidanzato con una donna molto cattiva. Mio papà deve aver preso troppo sul serio questo programma, perciò, per due o tre mesi, mi fece fare molte attività con la mia matrigna. Il punto era che io e Jess ci eravamo piaciuti fin da subito e non aveva senso pensare che ci odiassimo.

Comunque, dalla pettinatrice di fiducia di Jessica, trovai un giornale di gossip, quelli che i nonni tengono sempre in casa. Di solito, li consideravo roba da femminucce, non da veri uomini come me, cioè un bambino di dieci anni. Quel giorno, però, prevalse un senso di attrazione verso una notizia: lessi che proprio lì a Santa Monica c'erano stati avvistamenti di "pagliacci sanguinari", come c'era scritto. Non mi erano mai piaciuti i pagliacci: sorridono, sorridono, ma dietro a quella maschera nascondono qualcosa che non vogliono dare a vedere.

Quella sera mi chiusi in camera senza mangiar cena e mio padre spinse Jessica a venirmi a chiedere cos'era che non andava. Le chiesi se era vero che a Santa Monica c'erano i pagliacci "brutti e cattivi" e lei mi rispose che non dovevo preoccuparmi, perchè quello scritto sui giornali non era quasi mai tutto vero. Quasi. Il dubbio, l'incertezza che affligge l'umanità intera. Tutto è un forse, la vita è un forse. A quell'età, però, non riuscivo a percepire ancora tutto questo, quindi diedi retta alla mia matrigna e il giorno dopo tornò tutto come prima, dimenticandomi completamente cosa era successo.

Col passare degli anni, la paura si faceva sentire sempre di meno. Infatti, attribuivo quest'episodio ad una mia fantasia infantile, tanto che la sera del 31 non avevo timore di mostri e streghe, ma di quelli squilibrati ubriachi che vanno in giro a lanciare i petardi.

Comunque era ancora pomeriggio e non avrei visto nessun umano che non fosse la mia famiglia fino a quella sera. Oltretutto, in casa mia, regnava lo spettro della tristezza per la scomparsa di Daisy. Lei era la più allegra della famiglia, che urlasse, piangesse e ridesse. La sua vocina un po' stridula era il tocco di rosso su un quadro grigio, quell'unica nota allegra in un brano in minore. Mancavano, mancavano a tutti i suoi occhietti azzurri e vispi e la sua chioma di boccoli biondi.

La polizia ci aveva riferito che stavano facendo il possibile per ritrovarla, ma non avevano nessuna traccia di dove fosse andata.Era passato solo un giorno, penserete. Beh, in un giorno ci sono migliaia di secondi e per me fu come essere stato due anni senza la mia sorellina.

Guardai l'ora sul cellulare: 4:15 p.m., due messaggi da una chat. Aprii whatsapp e vidi che Michael mi aveva scritto.

MICK: Ehi 4:03 p.m.

MICK: Ho saputo di Daisy. 4:05 p.m.

IO: Ok. 4:16 p.m.

MICK: Mi dispiace. 4:16 p.m

IO: Ok. 4:17 p.m.

MICK: Pk mi rispondi a monosillabi? 4:17 p.m.

IO: Pk mi hai scritto? 4:17 p.m.

MICK: Forse pk sn il tuo migliore amico? 4:17 p.m.

IO: No io lo so pk mi hai scritto, pk ti faccio pena. 4:18 p.m.

MICK: No, ti ho scritto pk mi manca la tua XboX. Dai, Jonhatan, invitami a casa tua per un po' di sano GTA. Ok, lo ammetto, sono un cretino. 4:18 p.m.

IO: Non sei 1 cretino. Sei quel cretino del mio migliore amico. Forza, ti aspetto. 4:19 p.m

MICK: Tra cinque minuti arrivo da te. 4:19 p.m.

IO: Cmq grazie x esserti autoinvitato. 4:19 p.m.

MICK: Di nnt. 4:21 p.m.

Michael arrivò velocemente, mantenendo la promessa dei cinque minuti. Aveva corso sotto la pioggia, era fradicio. I capelli ricci gli stavano appiccicati alla fronte, lasciando illuminati solo i suoi occhi di smeraldo. Certo che era proprio un vero amico: insomma, dopo tutto quello che avevo fatto la sera del mio compleanno allo Zanzibar, lui mi sorrideva.

-Ehi, ho qualcosa sulla faccia? -. Mi domandò. Mi accorsi che lo stavo fissando e distolsi subito lo sguardo.

-No, no, è che sono un po' stanco. Accomodati, entra. - Ero un po' imbarazzato per la gaffe di prima, ma il mio tono di voce sembrava sicuro.

Iniziammo a parlare un po' di tutto, dal football a Clash Royale, finchè lui mi chiese: -Stasera fai qualcosa? -

Avevo aspettato dall'inizio della conversazione quel momento, finalmente potevo vantarmi dal fatto che uscissi con Sara.

-Oh, beh, ho un appuntamento. - , dissi con orgoglio, sottolineando la "a" di appuntamento.

-Non ci credo, chi uscirebbe con uno come te? - mi fece notare con ironia.

-Uhm... fammici pensare... forse un'italiana? - risposi con finto vanto.

-Ma dai, non dirmi che ti trovi con la tipa che non si ricorda nemmeno il tuo nome! -

-Guarda che mi ha perfino abbracciato! -

-Se vabbè, anche mia mamma mi ha già abbracciato, cosa vuol dire! - ribattè di nuovo.

-Sei un caso perso, lasciatelo dire! - . Mi misi a ridere: avrebbe fatto qualsiasi cosa per andarmi contro.

Neanche rendermi conto ed erano già passate le sette e mezza, quindi spinsi fuori di casa Mike, per prepararmi. Ero entusiasta, ma ancora non sapevo quello che sarebbe successo.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 30, 2017 ⏰

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