Capitolo 10

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Erano oramai le sette, e non avevo fatto altro che occuparmi dei servizi di casa e di leggere qualche libro, anziché pensare alla cena di questa sera.
Eppure, cominciavo a preoccuparmi.
E se fosse un appuntamento, da parte sua? No, non potrebbe essere. Inoltre, non mi ero ancora ripresa del tutto dalle parole di Sascha. Avevo voglia di chiamarlo, ma dovevo resistere: non dovevo essere io quella a cedere. Se lui ci avesse tenuto, mi avrebbe chiamata anche subito per chiarire, ma non l'aveva fatto: eppure, io ci tenevo tantissimo a lui.
Forse, avrei dovuto disdire questa cena. Insomma, non ero ancora psicologicamente pronta per uscire con qualcun altro e, qualsiasi cosa significasse questa uscita per Riccardo, a me sembrava significare tanto.
Forse dovevo veramente valutare l'idea di voltare pagina, ma sentivo che non tutto sarebbe finito. Quando il mio sentimento per Sascha non ci sarebbe più stato: ecco quando avrei potuto cominciare a voltare pagina, ma io lo amavo come la prima volta, nonostante l'odio che provavo nei suoi confronti.

Aprii l'armadio, vedendo un po' cosa fare.
Stavo davvero pensando di annullare la cena con Riccardo per Sascha, che non mi stava cercando, né si stava preoccupando per me?
Beh, dovevo essere io preoccupata per lui, dato che non sapevo dove fosse finito, dopo averlo cacciato di casa.
Che poi, perché lo avevo fatto? Avremmo potuto continuare la discussione, e forse avremmo trovato un punto in cui entrambi avessimo ragione. Ma sembrava non esserci.
Stavo pensando a tutto quello, mentre
Riccardo si stava preparando per venirmi a prendere. Cavolo, dovevo sbrigarmi.

I vestiti erano molti, ma non sapevo quale scegliere. Quello color blu scuro, che mi arrivava al ginocchio, era invitante, ma mi ricordava troppo quella sera, dove Sascha mi consolò a causa di Stefano. Erano passati due anni che, all'apparenza, potrebbero sembrare pochi, ma in realtà erano molti. Cavolo, se era passato molto tempo.
Decisi di non mettere quello, e ne notai un altro dei tanti: era dello stesso colore, anzi, un bel blu notte, molto semplice e lungo fin sopra al ginocchio.
Lo presi e lo tolsi dalla gruccia per poterlo ammirare meglio.
Aveva chiesto qualcosa di elegante? Beh, quel vestito faceva proprio al caso mio.
Pensandoci, però, dicendo di volere qualcosa di elegante, intendeva anche le scarpe. Avevo delle scarpe color blu con i tacchi, certo, ma erano veramente scomode. Tutte le scarpe con i tacchi sono scomode, non c'è nulla da fare, e odio le occasioni in cui si devono portare. Ma, ad ogni modo, dovevo dare loro un tentativo.
Le indossai e quasi caddi subito. Nicole mi aveva insegnato a portarle, ma non ero esperta quanto lei. Diceva che bisognava sentirsi sciolte, che era come se non le portassi, se non ci pensavo. Ma sentivo molto la differenza tra delle scarpe con i tacchi e senza. Molta differenza.
Mi diressi al bagno per truccarmi leggermente, senza esagerare. Agli uomini, in fondo, non piaceva una ragazza piena di quintali di trucco solo per mettersi in risalto: bastava anche soltanto un leggero tocco di eye-liner e di ombretto, ed il gioco era fatto. Aggiunsi del lucida labbra per completare il tutto, osservandomi allo specchio. Non era così male, e non sembravo più la ragazza depressa per il ragazzo che non la cercava mai.

Andai a controllare l'ora, ed era passata ben mezz'ora. Non pensavo di averci messo così tanto a prepararmi, eppure sembrava proprio così.
Sentii il rumore di un clacson provenire da fuori. Mi affacciai dalla finestra e notai la moto di Riccardo fuori da casa.
Era in anticipo.
Non pensava che ci avessi messo tanto nel prepararmi? Buono a sapersi.
Presi la giacca e la indossai, prendendo poi la borsa e il mio telefono. Uscii di casa, chiudendo poi la porta a chiave, e andai verso Riccardo, mentre si toglieva il casco.
'Ehi' mi disse, sorridendo.
Notai il suo ciuffo impazzito: i suoi capelli erano andati proprio all'aria.
'Ciao' sorrisi, sistemandogli il ciuffo.
I suoi capelli erano così morbidi, mi ricordavano quelli di Sascha, solo che quelli di quest'ultimo erano mori.
'Salta su' mi disse, porgendomi poi un casco, rimettendosi il suo.
'Sei sicuro?' Gli chiesi.
Avevo un po' paura di quel mezzo. Molte persone erano morte su una moto, e potevamo esserci anche noi.
'Certo che lo sono; non ti fidi di me?' Domandò, un po' perplesso.
'Certo che mi fido di te' dissi, quasi arrossendo.

Him. 2 ||Sascha Burci|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora