Capitolo 8

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'Hai un po' di tempo libero?' Gli scrissi, per poi mandarglielo subito dopo.
Non sapevo quanto potesse essere occupato, dato che non sapevo se aveva un lavoro, o una ragazza, o abitava con i genitori.
A pensarci bene, lui mi conosceva molto bene, dato che Sascha aveva parlato di me a lui, ma non sapevo nulla di lui. Forse, quella sarebbe stata una buona occasione per conoscerlo meglio.
Sentii il mio telefono vibrare e notai che era arrivata la mia risposta.
'Per te sempre' rispose, e non potei fare a meno di sorridere.
Era riuscito a farmi curvare le labbra solo con quel messaggio, nonostante la persona che amavo mi avesse distrutto.
Ripensavo alla sera precedente.
'Mi basta essere importante per te'
'Non lo sei, va bene?'
Era la scena che si ripeteva sempre nella mia testa. Dovrei prendermi qualcosa per quel mal di testa infernale.
Andai in cucina, aprendo un'anta di uno dei mobili. Presi un'aspirina e la feci sciogliere in un bicchiere d'acqua, mentre cercavo di trattenere le lacrime.
Cosa avevo fatto che non andava? Gli ero stata troppo addosso? Non lo avevo considerato abbastanza?
Dalle sue parole, avevo capito soltanto che non gli importava più di me, improvvisamente. Forse si era seccato di quella situazione e non voleva portare avanti quella farsa, oppure qualcosa altro che non riuscivo a capire.
Sembrava davvero che fosse diventato un mistero per me, quel ragazzo che mi aveva fatto perdere completamente la testa.

Sentii suonare il campanello di casa, mentre bevevo l'acqua con l'aspirina. Buttai rapidamente la carta dell'aspirina ed il bicchiere, per poi andare ad aprire la porta.
Appena la aprii, cercai di non fargli capire come mi sentissi.
'Ehi' sorrise, anche se non riusciva a farmi effetto.
Il ricordo era ancora presente nella mia testa, e trattenere le lacrime sembrava impossibile.
'Tutto bene?' Chiese, appena abbassai lo sguardo sul pavimento.
Alzai nuovamente gli occhi verso di lui, con un sorriso falso sul volto.
'Entra' gli dissi, allontanandomi dalla porta, permettendogli il passaggio.
Chiuse la porta e si tolse la giacca, appoggiandola all'attaccapanni.
Andai a sedermi sul divano, dove lui mi seguì, confuso. Anche io lo ero.
'Che è successo?' Domandò, notando il mio stato.
Non ero affatto una bugiarda, proprio non ci riuscivo. Ci avevo già provato anche con Sascha, quella volta in cui feci finta di dormire, ma sapeva benissimo che non era così.
Sascha.
'Penso che io e Sascha ci siamo lasciati' dissi diretta, non facendo troppi giri di parole.
In fondo, era per quello che lo avevo fatto venire lì: per farmi sentire meglio.
'Come pensi?' Chiese, ancora più confuso.
'Abbiamo avuto una discussione, ieri, e l'ho cacciato di casa' dissi, riassumendo il tutto senza annoiarlo.
'Cazzo, sei davvero tosta da buttarlo fuori di casa con questo freddo!' Disse, ma non come un rimprovero, ma sembrava che lo avesse detto per farmi ridere, ed un po' ci riuscii.
Ma come faceva?
'Insomma, ho pianto per tutta la notte per questa cosa; perciò, non credo proprio di essere una tosta' risposi.
'Anche i più forti cadono' mi fece notare, ed aveva ragione.
Ma non mi sentivo comunque forte. Una persona forte regge tutto, riesce ad affrontare qualsiasi situazione, che sia banale o complicata: invece, io continuavo a piangermi addosso per colpa di un ragazzo. Sarà pur vero che i forti cadono, ma non sempre.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi azzurri, voltando il capo dall'altra parte. Sentii la sua mano calda prendere la mia e non riuscii a non voltarmi di nuovo dalla sua parte.
'Ne vuoi parlare?' Chiese, anche se si trovava piuttosto vicino a me.
I suoi occhi erano così chiari: mi era sempre piaciuto quel tipo di colore per gli occhi, anche se quelli di Sascha non erano semplicemente marroni, ma nascondevano tante cose: forse era stato quello a farmi innamorare di lui, come i suoi stessi occhi mi avevano distrutto.
Il ciuffo biondo gli copriva quasi gli occhi ed avevano notato che si era un po' rasato la barba dall'ultima volta che lo avevo visto.
Mi sembrava così sicuro di se, eppure qualcosa non mi quadrava, ma non riuscivo a capire cosa.
'Posso soltanto dirti che ho capito che non ero più nulla per lui, e non riuscivo ad accettarlo, perciò ho preso l'unica decisione che mi è venuta in mente. Ma, se ritornassi a ieri sera, non lo avrei fatto, forse' gli spiegai, dato che non volevo ricordare.
Lui mi ascoltò attento, ma era strano. Non era sorpreso, né più confuso, sembrava che ne fosse già al corrente. Ma forse era solo una mia impressione.
Intanto, continuava a stringermi la mano, cosa che non volevo annullare. Sembrava che qualcuno mi fosse accanto, nonostante quel qualcuno lo conoscessi poco.
'Sascha non è fatto per queste cose' disse, anche se pensavo che lo avrebbe difeso. 'Non riesce a capire cosa siano le responsabilità, ma questo da quando lo conosco. Sai come era fatto e come è ora, e può darsi che ti sia sbagliata su di lui, ma una persona come lui non cambia facilmente' fece una pausa, cercando di farmi capire al meglio quelle parole.
Non volevo che cambiasse, ma che si migliorasse per se stesso. Credevo che, stando con me, sarebbe riuscito a capire ciò che aveva fatto, in tutti quegli anni di superiori.
E se fosse con una ragazza? Lo avrebbe fatto davvero?
'Non dico che devi pensare che ti abbia tradito, perché so che almeno questo non lo farebbe più, almeno credo' disse, anche se mi stava facendo preoccupare parecchio. 'Però credo che non abbia capito quanto sia importante una ragazza nella vita di un ragazzo' disse.
'Ne sai qualcosa?' Chiesi, dato che mi fece fare un vero e proprio sorriso con quella frase.
Lui annuì, ma senza aggiungere altro. Sarei stata molto ficcanaso, ma volevo conoscerlo: volevo conoscere il vero Riccardo, che sembrava così cambiato in quegli anni.
'Quindi, sei impegnato? Non lo sapevo' gli dissi, ma lui scosse subito il capo.
'L'ho persa in un incidente, e ho pensato che fosse stato per colpa mia, anche se non sono stato io ad andarle addosso con l'auto, ubriaco tra l'altro' continuò.
Chinò il capo, probabilmente ripensando a quell'incidente. Gli strinsi più forte la mano, cercando di fargli capire che c'ero per lui, nonostante quello che sentivo all'interno di me.
'Qua la persona che sta male sono io, non possiamo essere in due' sorrisi, e lui alzò il volto, continuando a sorridere.
'Hai ragione' disse, poggiando l'altra mano sulla stessa che teneva stretta. 'Comunque, mi dispiace per come ti ha trattato Sascha, ma me lo sarei aspettato, da uno come lui' aggiunse.
Forse era per quello che non sembrava così sorpreso.
Una parte di me diceva che dovevo allontanarmi da Riccardo, perché poteva accadere di tutto: ma, in fondo, era solo un amico, e quello sarebbe rimasto.
Amavo Sascha e non avrei mai dimenticato lui e tutti i momenti belli passati insieme.
Come si fa a dimenticare il proprio amore?

Sentii il suono di un messaggio, ma non era il mio, dato che era in silenzioso.
'Scusami' disse, separando le nostre mani per poter prendere il telefono dalla tasca.
Appena lesse il messaggio arrivato, si alzò dal divano. A quanto pareva, doveva andarsene, anche se non avrei voluto.
Mi prese una mano e mi fece alzare da quel morbido materasso.
'Purtroppo devo andare, però chiamami in qualsiasi momento, o scrivimi, per qualsiasi cosa: sappi che non mi dai fastidio, e spero che ti riprenda presto' sorrise ancora, ed annuii.
Mi abbracciò, circondando la mia schiena e facendomi rifugiare nel suo petto.
Trattenere le lacrime era ancora più complicato. Sarei rimasta sola ed era l'ultima cosa che volevo.
Sentivo il suo petto come un rifugio: tentava di proteggermi, di starmi accanto, nonostante se ne dovesse già andare.
Non potevo pretendere che sarebbe stato con me per tutto il tempo, ma lo volevo accanto a me il più possibile.
Mi staccai da lui e si indossò la giacca.
'Io ci sono, okkei?' Disse, appena aprì la porta per uscire.
Annuii, sorridendogli ancora. Cavolo, mi aveva fatto sorridere così tanto.
Uscì e sentii come un vuoto dentro, ma stavo anche un po' meglio di prima. Forse, potevo fare qualcosa con Sascha, anche se probabilmente non mi sarebbe piaciuto: tentare di dimenticarlo, oppure cercarlo in qualsiasi parte si trovasse. Ma la città era grande e poteva essere ovunque, e non volevo chiamarlo per sentirmi urlare contro o per sentirmi attaccare il telefono in faccia.
Perciò, la scelta mi sembrava piuttosto logico.

ANGOLO AUTRICE:
I'm still alive!
Oggi non sono andata a scuola, aspettando la corriera per un'ora e mezzo sotto a questo gelo. Tra l'altro, c'è il ghiaccio per le strade, e indovinate cosa è successo, quando sono scesa di casa? Sono caduta, ovviamente!
Ad ogni modo, ho avuto modo di aggiornare e di farvi capire un po' la situazione. So che non sopportate questa assenza, ma questa scuola mi sta veramente sfidando, specialmente alcuni professori.
Comunque, vorrei ringraziarvi per le vostre stelline, per i commenti con "aggiorna" (anche se dovrebbero dare fastidio, a me no, perché sono consapevole dei miei ritardi, e mi piace che ci teniate a questa storia a dal punto da richiedere l'aggiornamento presto).
E niente, vorrei essere più attiva, ma cercherò di esserlo!
Vorrei anche che leggeste l'ultima parte che ho pubblicato in "Him", perché è piuttosto importante.
Alcuni capolavori li ho già ricevuti e sono veramente belli! Ne aspetto degli altri, eh!
Vi amo, e al prossimo capitolo!

Him. 2 ||Sascha Burci|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora