Capitolo 9

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Avevo ripreso la mia vita quotidiana: svegliarsi presto, lavoro, pranzare, lavoro o pulire casa, cena o lavoro, lettura di qualche libro, infine dormire.
Questo da una settimana, e mi sembrava tutto così monotono, in particolare perché lui non c'era più. Non avevo nemmeno tentato di chiamarlo: se gli fosse successo qualcosa, lo sarei venuta a sapere e me ne sarei resa conto, invece sembrava così sicuro delle sue azioni.
In quella settimana, ero riuscita a vedermi un altro paio di volte con Riccardo, che era stato l'unico a starmi veramente vicina.
Avevamo cominciato a conoscerci un po' meglio, scoprendo un po' di più di noi. Lui si allenava in palestra quasi tutti i giorni, al pomeriggio, a parte qualche volta quando veramente gli seccava. Inoltre, era un appassionato di moto: ne aveva una che mi aveva mostrato, tutta nera e luccicante, ma non ricordavo la marca, dato che aveva un nome impronunciabile.

Avevo raccontato a Nicole quello che era successo con Sascha, ma non gli avevo detto nulla su Riccardo: ci stavamo solo conoscendo e, oramai, potevamo ritenerci amici, quindi non mi sembrava una cosa così importante da dirle.
Anche lei non sembrava tanto stupita del gesto di Sascha.
Solo io avevo sofferto?
Forse, questa specie di pausa avrebbe fatto bene ad entrambi, e non volevo più corrergli dietro, soffrendo ancora una volta e subendo un no, ma faceva sempre male ricordarsi che una persona, con cui si è stati insieme da due anni, non ci teneva più a te come la prima volta. Era vero che, con la crescita, non sarebbe tutto rimasto come prima: i sentimenti sarebbero potuti o amplificarsi o decadere, e si era capito cosa fosse successo.

Stavo pulendo un tavolo, con una cuffia in un orecchio e non nell'altra, per poter sentire se Nicole o Giovanni mi avrebbero chiamata. Stavano avendo una conversazione, e stavano parlando già da qualche minuto, il che mi pareva molto strano: se qualche pentola fosse volata, almeno, l'avrei sentita con entrambe le orecchie occupate.
In quel momento, "Love In The Dark" di Adele mi stava tenendo molta compagnia. Nonostante fosse una canzone triste, la voce della cantante mi faceva stare un po' meglio.

Sentii la porta del ristorante aprirsi, e fui stupita di chi si trovava sulla soglia. Gli avevo detto dove lavoravo, ma non pensavo che prima o poi sarebbe venuto, ma forse non era venuto nemmeno per me.
Invece, appena incontrai quegli occhi azzurri e quel sorriso, sembrava proprio che mi stesse cercando.
'Allora non ho sbagliato ristorante' disse Riccardo, avvicinandosi a me, mentre continuavo il movimento con lo straccio sul tavolo.
Quindi, davvero mi stava cercando.
'A quanto pare no' risposi, sorridendogli ma senza smettere di lavorare.
Infatti, mi spostai per pulire l'altro tavolo, e oramai la canzone di Adele era sulla conclusione.
'Quanto sei carina mentre sei concentrata' disse, ed arrossii leggermente.
'Mi stai prendendo in giro?' Chiesi.
Lui mi tolse la cuffia dall'orecchio e la ripose all'interno di una tasca del grembiule.
'Così mi sento più ascoltato' spiegò. 'Comunque no, sei davvero carina' continuò.
Scossi il capo e mi spostai su un altro tavolo. Probabilmente, si sarebbe seccato di vedermi spostarmi in continuazione, ma stavo lavorando.

'QUINDI SAREI IO?!' Sentimmo urlare e alzai di scatto lo sguardo per riporlo sul bancone.
Non si vedevano i due litiganti, però quella era la voce di Giovanni, senza ombra di dubbio. Sarei dovuta andare a separarli, ma ero convinta che fossero abbastanza grandi da risolvere i loro problemi da soli.
'Dici che arrivano alle mani?' Chiese Riccardo, e non potei fare a meno di ridere.
'Non penso che Giovanni metterebbe le mani addosso ad un ragazza' gli feci capire, anche se probabilmente si aspettava un litigio tra due maschi o due femmine.
'Allora è svantaggiato: non può far nulla se non tenerle testa, quanto lo capisco' disse, con tono ironico.
'E ce la caviamo meglio noi, con le parole' dissi, mettendo un punto a favore delle donne.
'Ma non sareste capaci di fare a botte con qualcuno' continuò, anche se aveva in parte ragione.
'Chi te lo dice? Ci sono alcune di noi più forti di voi' seguii.
Lui scosse il capo. La conversazione era come divisa a squadre, ed era piuttosto divertente vederci discutere sugli aspetti positivi di un uomo e di una donna, ma quest'ultima sarebbe sempre stata la migliore.

'Comunque, sei venuto qui per pranzare?' Gli chiesi, posando lo straccio sul tavolo e prendendo un blocchetto dalla tasca.
Lui abbassò con una mano il blocchetto, incrociando il mio sguardo. Quegli occhi azzurri nascondevano un sacco di cose, ma davano anche un senso di protezione e conforto.
'In realtà, volevo chiederti una cosa' disse, abbassando la tonalità della voce.
Cercai di capire cosa il suo sorrisetto stesse nascondendo, ma pareva impossibile capirlo.
'È un po' complicato per me fare una richiesta del genere' sorrise, un po' imbarazzato.
'Dimmi pure' gli sorrisi, cercando di rassicurarlo.
Prese un gran respiro e mi fece una richiesta che veramente non mi aspettavo.
'Ti andrebbe di venire a cena con me, stasera?' Domandò, tremolante.
Non era una cattiva idea, ma comunque non mi aspettavo che mi chiedesse una cosa del genere.
'Non so se..' stavo per dire che avevo il turno anche per cena, ma una voce maschile mi interruppe.
'Lei ci sarà' disse Giovanni, che si trovava a poca distanza da dietro di me.
Mi voltai verso di lui, confusa dal suo gesto e dal fatto che non stesse più parlando con Nicole.
'Posso prendere io il turno stasera, tanto non ho altri programmi' mi rassicurò, e gli sorrisi imbarazzata.
Mi voltai nuovamente verso Riccardo, sicura della risposta che avrei dato.
'Ci sarò' affermai, contenta.
'Perfetto. Ti passo a prendere per le otto' disse, dandomi poi un bacio su una guancia ed uscendo dal ristorante.
Sospirai per quel gesto inaspettato, toccandomi poi la guancia su cui ci aveva lasciato le labbra, e sorrisi spontaneamente.

'Mi devi raccontare qualcosa, signorina?' Chiese malizioso mio cugino, che si era avvicinato a me.
'Nulla di importante' risposi, cercando di non parlarne e di non sembrare agitata. 'Tu, piuttosto? Nicole dove è?' Domandai, non vedendola.
'Si sta sistemando' disse semplicemente, e rimasi confusa da quella frase.
'A quanto pare, sei tu quello che ha qualcosa da raccontarmi' dissi, piuttosto stupita.
Se si fossero rimessi insieme, ne sarei stata più che felice, ma tutto dipendeva dalle loro azioni.
'Se fossi in te, comincerei a pensare a cosa mettere per stasera' mi fece riflettere, ed aveva ragione, anche se non volevo sviare il discorso.
'È la mia migliore amica: non farle ancora del male, o te la vedrai con me, nonostante sia tua cugina e una ragazza' dissi, anche se lui sembrava così calmo e sicuro.
Con quella frase, ripensai al breve discorso che avevamo fatto io e Riccardo sugli uomini e le donne, e gli avevo dato ragione con quella frase. Dannazione.
'Sto già tremando' disse, agitando le mani in aria. 'E forse è meglio se vai a casa a prepararti' aggiunse.
'Ma sono solo le due: mancano ancora sei ore, e potrebbe arrivare qualcun altro' gli feci notare, indicando l'orologio appeso al muro.
'Ci pensiamo io e Nicole: devi prepararti anche psicologicamente, non credi?' Continuò.
Era vero che non sapeva nulla, ma sembrava già aver capito tutto; inoltre, Sascha non gli era mai andato a genio, quindi se mi avesse visto uscire con qualcuno altro che non fosse stato lui, sarebbe stato più che felice. Ma stava intendendo male, perché io e Riccardo eravamo solo amici.
'Può darsi, ma..' non riuscii a terminare la frase, dato che mi interruppe.
'Vai a casa, su' disse, slegandomi rapidamente il grembiule e prendendolo in mano. 'Capisco che sei un'ottima dipendente, ma ci siamo anche noi' sorrise, per poi allontanarsi e lasciarmi sulla soglia della porta. Forse aveva ragione: dovevo pensare meglio a questa serata.
Uscii dal ristorante, sperando che se la sarebbero sbrigata bene con il capo.

Ripensandoci, era un po' strano. Ci conoscevamo da poco, perciò non si poteva intendere questa improvvisa richiesta come un appuntamento: eppure, perché sentivo che lo era?
Sarei fidanzata, o forse lo ero: non lo capivo nemmeno io. Sascha non mi aveva inviato né un messaggio di scuse, né mi aveva chiamato. O non si era pentito di ciò che aveva detto, oppure si stava approfittando di questo tipo di pausa.
Non sapevo nemmeno come definirla questa distanza. Sembrava quasi che volessi voltare pagina, che quella parte che era stata nascosta per tutto questo tempo volesse ribellarsi ed allontanarsi da Sascha per poter scoprire altro, ma non volevo ritornare così.
C'era stato un periodo in cui volevo il maggior numero di ragazzi presenti nella scuola, e ci provavo con tutti, tanti anni fa. Non sapevo nemmeno io per quale motivo avevo avuto quell'atteggiamento, ma sapevo con certezza che non volevo essere una puttana.
Non era che, accettando quella offerta, sarebbe peggiorato tutto?

Him. 2 ||Sascha Burci|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora