LA MISSIONE

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Mentre le finestre della hall facevano entrare la pallida luce rosea dell'alba, sette ragazzi entrarono dalle pesanti porte di legno.
Io ero tra quelli. Con me:
Chris, il gentleman, in giacca e cravatta avrebbe avuto il compito di coprirci con il suo straordinario fascino; Margaret, l'attrice, già pronta con tutte le battute imparate alla perfezione, avrebbe creato molto disordine nei corridoi; Max, la ciminiera, era vestito (ve lo giuro, io mi ero raccomandato di vestirsi normalmente e di non attirare l'attenzione, ma...) con una maglia gialla sulla quale era disegnata una pianta di marijuana verde, pantaloni neri a vita bassissima e i capelli rasta legati sotto un cappello morbido a strisce rosse, verdi e gialle. Il suo compito era quello di creare del fumo in modo da coprirci; Danny, la riserva, aveva un camice e degli occhiali, probabilmente rubati dalla scatole di "il piccolo chimico" di suo fratello, si sarebbe intrufolato nel laboratorio di chimica e ci avrebbe rifornito di munizioni di ogni genere; i gemelli, Ricky e Sammy, avrebbero con me portato a termine il piano. Così ci schierammo in fila, come solo gli agenti di spionaggio dei film hollywoodiani possono fare e con un atteggiamento da duri e una volta disposti in cerchio componemmo il numero del nostro capo. TUUUUU TUUUUU:" Siiii?" la sua voce roca era trascinata, come il suono che produce il metallo contro altro metallo: "Mr. Z, siamo pronti. Aspettiamo il suo via". Passò qualche secondo di silenzio: "Bene ragazzi, ricordate il piano. E sopratutto, non dimenticate il nostro obbiettivo, nessuno deve venire a conoscenza delle nostre azioni". Annuimmo e in moonwalk giungemmo tutti ai nostri posti. Accendemmo gli auricolari e la prima cosa che sentii fu: "Ma dimmi, le tue unghie, dove le hai fatte fare?":" Ti piacciono? Le ho fatte io":"OMG, sono davvero FAVOLOSE!" :" Ragazze! Concentratevi, per favore!". Mormorarono qualche scusa e mi inginocchiai a terra con l'orologio in mezzo al cerchio formato da me, Ricky e Sammy.
Dieci minuti dopo si sentì il primo urlo. Le porte sbatterono contemporaneamente e Margaret incominciò la sua sceneggiata. Mi arrivò la notifica si instagram di una live proprio in questo momento. Sullo schermo si presentò la nostra amica:" AIUTO! PERCHÈ A MEEEE?! PERCHÈ?!!!!" urlava a squarciagola nel corridoi. Una signora le si avvicinò ma lei scostandola con la mano:" NON CAPISCI?! LA MIA REPUTAZIONE È ROVINATA!! HO MESSO DELLE CALZE A RIGHE AZZURRE E ARANCIONI CON DELLE ALTRE A POIS FUCSIA E VERDI FLUO! SONO ROVINATA! LA MIA CARRIERA POTRÁ ORA ESSERE SOLO COLTIVARE LE PATATE IN BIRMANIA CON 10 LAMA!" e giù con le lacrime. C'erano evidenti motivi per cui il Boss aveva scelto lei per questo compito: seppure per una causa sciocca come i calzini spaiati, Margaret sembrava davvero delirare e il suo viso era così ben contratto in un espressione di disperazione che quest'ultima sembrava reale. Dalla finestra al piano superiore ci arrivarono tre munizioni belle grosse. Sentii Chris che con la sua tipica parlantina da gentiluomo cominciava a incantare i nostri nemici convincendoli a non passare per dove noi ci trovavamo. Allora con un veloce segno a Max, quest'ultimo prese il suo piccolo oggettino argentato tra le mani e incominciò ad emettere fumo, così tanto che una fabbrica giapponese poteva accompagnare solo. Pian piano la stanza si riempì di un denso fumo bianco e noi chiudendo la porta del retro che dava sul giardino ci stendemmo a terra in modo da poter ancora vedere la strada che percorravamo. Con l'auricolare potevo sentire i discorsi degli altri :" Bene ora se io metto un poco di sodio sotto e acqua sopra al lancio dovrebbero venire a contatto ed esplodere, perfetto! Ma che genio che sono io!" si vantava Danny:"Signora Lombardi, ma lei lo sa che proprio ieri leggevo il suo articolo, l'ho trovato davvero molto bello e mi chiedevo se potrebbe farmene avere una copia. Sa vorrei poterlo leggere seriamente più e più volte per informarmi al massimo sulla scomparsa delle spine sugli steli delle rose. La ringrazio moltissimo" intratteneva Chris e sentivo le battute di Margaret ancora recitate alla perfezione. In poco tempo raggiungemmo il nostro obbiettivo. Ora vi descrivo la scena: la camera era completamente bianca e stranamente linda. Non c'era un pelo fuori posto e mi sentivo leggermente a disagio così sporco in un luogo così lustro. Ma sembrava tutto così troppo silenzioso. Presi una munizione e la lanciai contro il muro di fronte a noi. Dopo circa 3 millesimi di secondo di volo fu tagliato a metà e i due pezzi argentei caddero a terra. Come tutti i più grandi film di spionaggio insegnano presi la cipria dalla borsetta di Sammy e la soffiai per aria. Dei minuscoli fili rossi sbrillucicanti ci intimorirono mentre uno a uno presero a comparire, come lupi che lentamente escono dai cespugli per avventarsi sulla preda. Ricky però fece segno di spostarci. Si sgranchì leggermente le spalle e incominciò con mosse leggiadre e aggraziate a muoversi attraverso quel fitto bosco rosso. Io e Sammy con diverse difficoltà lo seguimmo e finalmente dall'altra parte i tasselli del nostro piano incominciarono a saltare. Sentii un potente urlo seguito subito dopo da spezzoni di discorsi:"QUANTE VOLTE VE LO DEVO RIPETERE! NON SI FUMA IN BAGNO! ORA TU VIENI CON ME DALLA PRESIDE, CI PENSERA' LEI A SISTEMARTI!":"No... devo... devo rimanere qui... State attenti...mi dispiace... ci vediamo dopo!". E la comunicazione si chiuse. La mia faccia preoccupata venne subito lavata via e sostituita da una molto decisa a portare a termine la missione. Dopotutto molte volte capitava di perdere qualcuno per strada, l'importante era lo scopo. Sammy aveva già compreso le mie emozioni e si era tolta la spilla dai capelli e si protendeva a scassinare la serratura. A ogni clic sentivo la meta avvicinarsi e con lei la gloria. Saremmo stati accolti in patri a come degli eroi. Coloro che ce l'avevano fatta. L'ultimo clic e la serratura scattò. Prima ancora che potessimo anche solo annusare il profumo della vittoria, sentimmo un secondo urlo e subito dopo un terzo: il primo di Chris e il secondo di Danny. Erano stati entrambi scoperti, questo significava che ci rimaneva pochissimo tempo. Aprii velocemente le ante dell'armadio e fiondandoci dentro le mani presi quanto più tesoro potei. Lo trafugammo fino alla zona prestabilita, ma appena girati per andarcene contenti e realizzati, ecco tre figure massicce come solo le statue sono che ci spuntano come per magia davanti. Ci presero di forza e con quella solita gentilezza delle persone abbastanza seccate e deluse dalla proprio vita ci scortarono fino al carcere.

Fermi nella sala d'attesa continuavo a immaginarmi le facce sorprese dei ragazzi quando avrebbero scoperto chi era il loro grande salvatore.
JULIAN PALMER.

Già sentivo i cori acclamanti. Tutte quelle persone mi avrebbero adorato e venerato come un dio! Poi tornai alla realtà. Coloro, o meglio, colei che in verità mi chiamava a gran voce era la preside. Entrai nell'ufficio insieme ai miei compagni di missione. Ci squadrò uno a uno e poi con voce pacata chiese:"Avete creato scompiglio nei corridoi, avete ingannato una decina di professori, avete intossicato il bidello con il fumo di questa sigaretta elettronica, avete cosparso di cipria il bagno senza alcun evidente motivo e tutto questo per poter prendere, cosa? Tutto questo per della semplice carta igienica?"


Scusate per eventuali errori grmmaticali, se me li fate notare nei commenti li correggerò tutti, grazie e spero che questa e le future storielle vi piacciano



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