Capitolo 7 (Leo)

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La porta si chiuse dietro di me, provai ad alzare lo sguardo, procurandomi una fitta lancinante a tutto il corpo, ma permettendomi di capire dove mi trovavo.

Era una grande sala, ma illuminata solo da poche candele appese ai lati della stanza, che mettevano in risalto le pareti e il soffitto d'oro; il pavimento invece era di marmo bianco, quasi abbagliante, che rifletteva la luce delle candele, giocando con la mia ombra.

Provai ad alzarmi in piedi, e a fatica ci riuscii, vidi che la stanza terminava con una parete tutta affrescata con scene di distruzione e di guerra; I massacri dei ribelli erano raffigurati con scene nitide, come una previsione per il futuro, erano di una bellezza orribile, ma mozzafiato, mi sembrava di essere veramente dentro a quel massacro.

La parete però era occupata anche da un trono, anch'esso d'oro; sul trono sedeva una figura curva, nascosta dall'ombra, e a confermare la sua presenza sentì esclamare una voce:

-Magnifico vero?

Dato che non rispondevo l'uomo continuò a parlare:

-Lo fece dipingere mio zio, per la prima lotta contro i ribelli, è fantastica l'abilità con cui il pittore rappresenta la morte... sembra quasi di essere nel dipinto.

Il suono sembrava venire da tutto intorno a me, una voce vecchia e saggia, di chi è stanco della propria vita, ma non ha il coraggio di togliersela:

-Sono un po' raccapriccianti...

Notai.

L'uomo intanto si era alzato, e si stava dirigendo verso di me, a lunghi e lenti passi, come se stesse assaporando quel momento:

-Ci ha dato molti problemi signor Leonida Ficters, lei e la sua amica, avete mandato in fumo parecchi nostri piani, devo ammettere che sono sorpreso, ma finalmente abbiamo catturato voi, si dice che siate il cervello della squadra, infatti , solo dopo tre giorni del nostro "trattamento speciale" la vedo già distrutta, non è molto resistente vero?

Comunque la useremo come esca, per far venire la signorina Lookewood, perciò non la massacreremo molto, ci serve vivo...

E così detto si riavvicinò al trono e si sedette. Un orribile silenzio avvolse la stanza, tremavo, i ribelli dipinti sulle pareti mi osservavano nelle loro pose agonizzate.

Dopo un tempo che mi sembrò infinito, sentì la porta dietro di me aprirsi di scatto, e qualcosa mi picchiò sulla testa.

L'ultima cosa che vidi fu l'uomo seduto sul trono, che mi guardava con due occhi neri e maligni; poi il buio.

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