•Capitolo 1•

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~Ricorda che il diavolo
è sempre l'utimo a morire~

E chi si sarebbe mai aspettato che dopo tutti questi anni io, Emily Collins,torni nella città che odio di più al mondo, bè di certo non io.
Vorrei non aver mai accettato quello stupidissimo accordo con mio padre, a quest'ora sarei a Londra con i miei due migliori amici,in un centro commerciale oppure solamente in giro a cazzeggiare come dei dissenatori;invece ora mi ritrovo su questo maledetto aereo aspettando che atterri a Los Angeles.
Ebbene sì, Los Angeles,forse mi direste che sono pazza visto che stò andando in una delle cittá più belle del mondo,invece no,odio quella cittá più di qualsiasi cosa al mondo,non per la bellezza perchè, bè Los Ageles è fantastica,ma per la gente che ci vive.
È per questo che provo puro odio per i miei genitori,per avermi di nuovo presa in pugno e riportata quì dopo 4 anni che la mia vita andava più che bene.
A risvegliarmi dai miei pensieri di puro odio, è la voce acuta dell'odiosa hostess che i miei genitori hanno assunto per badare al Jet.
Ebbene sì siamo pur sempre la famiglia Collins,non una qalunque,ma una delle più ricche al mondo; la loro carissima figliola non può di certo andare in un aereoporto pubblico con i comuni mortali; ma deve avere un jet privato, un'hostess odiosa e un pilota di cinquant'anni pedofilo;che posso dire, la mia vita è fantastica.
A risvegliarmi una seconda volta dai miei pensieri è il pilota che annuncia l'atterraggio portato a buon fine.
Mi alzo svogliatamente dalla comoda sedia del jet e con la lentezza di un bradipo mestruato,arrivo agli scalini e vengo invasa da una brezza calda, anche se siamo a metá Ottobre, quì a Los Angeles fà sempre caldo.
Dopo che l'hostess ha caricato le velige in macchina, con l'aiuto dell'autista di mio padre,decido di salire in macchina, visto che mi sono sgranchita le gambe abbastanza durante l'attesa.
Durante il viaggio verso casa mia, l'autista continuava a mandarmi occhiate dallo specchietto retrovisore, sinceramente non capivo il perchè e non riuscivo nemmeno ad interpretarle molto bene, ma mi sembravano un miscuglio tra compassione e delusione, il perché non lo sapevo ancora ma avevo un brutto presentimento, e questo non mi capita spesso.
Appena la macchina si ferma guardo fuori dal finestrino e noto la casa dei miei, non posso dire che è mia perché in questa fottutissima villa ho passato un'infanzia di merda.

Appena la macchina si ferma guardo fuori dal finestrino e noto la casa dei miei, non posso dire che è mia perché in questa fottutissima villa ho passato un'infanzia di merda

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Per essere una villa così grande,la mia famiglia non è così espansa come si può credere.
In questa casa ci abitano mio padre:Arthur Collins,uomo quarantacinq'enne biondo,alto ed occhi azzurri come il mare, avvocato di grande successo in tutto il mondo con un'eredità altrettanto ricca;mia madre:Cristal Collins,quarantaquatrenne, capelli castani, alta più o meno 1.75m,molto bella con occhi verde smeraldo ed è la propretaria di Gucci e di Dolce&Gabbana;mio fratello gemello:Derek Collins, molto bello, biondo,occhi verde smeraldo come mamma e alto 1.80m, figlio perfetto, voti perfetti, vestiti perfetti insomma la perfezione secondo i miei genitori,ma per me è solo la testa di cazzo che ha rovinato la maggior parte della mia vita e la causa di tutti i miei problemi;mia sorella:Nicole Collins,sedici anni, capelli castani ma tinti di biondo, occhi azzurti come quelli di nostro padre, alta circa 1.67m ed è la classica puttanella tutta rifatta e niente cervello, mi fà male ammettere che mia sorella è una troia ma purtroppo, come ho già detto, come loro se ne fregano altamente di me io altrettanto di loro;infine ci sono io:Emily Collins gemella di Derek Collins, sono alta circa 1.73m, capelli castani, occhi grandi di un'azzurro come il celo durante una tempesta, mi reputo carina non quanto mia madre e mia sorella però; sono la classica figlia ribelle e cattiva, come dicono i miei genitori, ma loro non sanno tutto quello che ho passato da quando ho compiuto dodici anni fino ad ora e non lo sapranno mai perchè certi segreti devono rimanere così fino alla tomba.
Oltre alla mia famiglia nella grande villa ci abitano anche le diverse domestiche,autisti e giardinieri per la cura della casa e del nostro trasporto.
A risvegliarmi dai miei pensieri per l'ennesima volta da quando sono scesa dal jet,è l'autista che finge un colpo di tosse per invitarmi a scendere dall'auto.
Appena scesa mi avvio direttamente verso la porta d'ingresso,sicura che l'autista scaricherá i miei bagagli più tardi.
Varcata la soglia di casa mi accorgo che della mia famiglia non c'è nessuno così mi rivolgo alla domestica che mi ha aperto la porta:
"La mia famiglia?"
"I signorini Nicole e Derek sono a scuola mentre i suoi genitori sono nei loro rispettivi studi,signorina."
"Ok,potresti avvisarli del mio arrivo?"chiesi un'pò titubante, non penso di essere pronta a rivederli, ma prima o poi dovrà accadere ed è meglio prima che poi.
"Certo signorina,intanto si può accomodare nel soggiorno." mi rispose la domestica con un sorriso a 32 denti, forse i miei fratellini e genitori non si comportano così bene con lei.
Mi avviai verso il soggiorno con passi molto lenti, come per rallentare il tempo, anche se sono sicura che il tempo di certo non si fermi per me;mi sedetti sul grande divano bianco in pelle e aspettai la mia "morte".
Dopo meno di cinque minuti sentì la voce di mia madre: "Emily,oddio quanto mi sei mancata figlia mia" mi girai di scatto e la vidi lì mentre una lacrima le rigava il suo bellissimo volto.
indossa un tubino nero molto bello che le arrivava fino al ginocchio con una cintura color beige in vita e ad accompagnare il vestito indossa delle zeppe anch'esse beige.
Mi alzai immediatamente e lei mi si buttò addosso abbracciandomi e singhiozzando sulla mia spalla, io mi limitai a ricambiare l'abbraccio e a sussurarle un"Ciao mamma".

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