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Pov: Sophie

Maledizione! Odio quella stupida sveglia, e anche Vicky che mi ha abbandonata per andare con Luke. Questa giornata stava andando a rotoli. Prima la sveglia non aveva suonato, poi non avevo fatto in tempo a truccarmi e sembravo un mostro, avevo perso l’autobus e ora stavo correndo come un cane per riuscire ad arrivare prima che quella maledetta campanella suonasse. Finalmente a forza di correre riuscii ad arrivare davanti alla scuola, il problema però fu che le macchine mi sfrecciavano davanti senza lasciarmi passare. Dopo una decina di macchine, mi buttai in mezzo, e per mia fortuna qualcuno mi afferrò da dietro, impedendomi di attraversare la strada e salvandomi da un pazzo che stava arrivando a tutta velocità da sinistra.

“Ma chi ti ha dato la patente, razza di idiota?!” urlai al conducente del veicolo, che in tutta risposta accelerò, scomparendo poco dopo dalla mia visuale. Mi girai per ringraziare chi mi aveva salvato, ma quando vidi il suo volto rimasi sorpresa.

“Beh grazie” dissi con tono freddo. Dopodiché mi girai per attraversare la strada, ma mi bloccò, costringendomi a rivolgergli nuovamente il mio sguardo.

“Dovresti stare più attenta quando attraversi” me lo disse con quel suo solito sorrisetto.

“Ti ho già detto grazie. Puoi lasciarmi andare ora?”

 “Potresti cercare di essere un po’ meno acida per piacere, volevo solo offrirti un caffè per sdebitarmi per ieri”

“Ieri?”

“Si, insomma il finto svenimento. E’ stato un gesto carino”

“Ok, non so di cosa tu stia parlando, ma siamo in ritardo, e almeno che tu non voglia rimanere chiuso fuori ti dovresti muovere” Ok, come diavolo faceva a sapere che avevo finto? Io non lo avevo detto a nessuno, a parte che a Vicky, ma non saprei quando glielo avrebbe potuto dire. Magari lo aveva dedotto lui. No, non era così intelligente, eppure lo sapeva. E se lo avesse scoperto Scott, o magari qualcun altro, sarei stata nei guai.

“Allora, andiamo o resti lì tutto il giorno a fissarmi?” Ancora quel sorrisetto provocatorio.

“Io direi che siamo abbastanza grandi per andare per conto nostro. Tu per la tua strada e io per la mia” e con queste parole mi precipitai verso la scuola, lasciandolo lì fermo a guardarmi andare via. Fortunatamente non mi seguì, e arrivai in classe senza ulteriori contrattempi. Mi aspettavano due ore strazianti di matematica, e dopo essermi sorbita la partaccia del professore, mi sedetti vicino a Victoria.

“Ehi, sembri appena uscita da un film horror con te che fai la parte di uno zombie”

“Ha ha ha divertente. Sappi che la colpa è tua che invece di svegliarmi come tutte le mattine, sei andata con Luke. A proposito, avete parlato alla fine?”

“No, sono arrivata tardi e non me ne ha voluto parlare”

“Tardi, come mai?” Strano, lei era sempre stata puntale, in ogni occasione.

“Ero stata a casa di Riccardo per vedere come stesse Thomas” Aspetta. Se loro si erano visti ieri sera, non è che era stata proprio lei a dirgli del mio finto svenimento?

“Quindi sei stata tu a dirglielo”

“Cosa scusa?”

“Che avevo finto per salvarlo” sussurrai per non farmi sentire dagli altri.

“Quindi lo hai fatto per salvarlo e non per… aspetta come avevi detto… ah sì, per evitare che Scott si mettesse nei guai” disse con un ghigno.

“Non dire cazzate!” stavolta urlai non riuscendo a contenermi.

“Signorina Allen, prima arriva in ritardo e adesso si mette ad urlare, per di più usando termini non adeguati e inappropriati per il luogo in cui ci troviamo”

“Mi scusi, non risuccederà più” dissi mortificata.

“Lo spero per lei, e per evitare che riaccada ha bisogno di un po’ di tempo per pensare a quello che ha fatto. E il posto perfetto è fuori dalla mia aula”

Di bene in meglio. E tutto questo per colpa di Thomas. Mi avviai fuori dalla classe ma prima di uscire lanciai un’occhiataccia a Victoria, e lei di tutta risposta mi fece il suo sorrisetto da angioletto, sbuffando chiusi la porta. Ma ovviamente la sfortuna mi perseguitava, infatti intravidi Thomas camminare a destra e sinistra annoiato. Cercai di fuggire nei bagni ma lui mi notò e mentre mi veniva incontro, urlava il mio nome come se non fossimo nel corridoio di una scuola.

“Non urlare idiota!” gli dissi con tono deciso, ma non alzando la voce.

“Anche tu fuori eh”

“Sì, per mia sfortuna sì”

“Oh beh, la recupererai. Non sarà un problema perdere un’ora”

“Sì se quell’ora la passo con te” gli risposi a tono.

“Che cosa avevamo detto sull’acidità? Non stiamo facendo progressi” mi canzonò lui. Forse non era tanto male in fatto di simpatia. Ma che sto pensando, lui e la simpatia sono due cose del tutto differenti. Non poteva starmi simpatico uno come lui, capace solo di fare battutine. Mi misi a sedere e come un pappagallo lo fece anche lui, mettendosi accanto a me. Ok, si era zittito. Magari se lo ignoravo, lui mi avrebbe ignorato a sua volta. Ovviamente non era la mia giornata, perché mi ero sbagliata di nuovo.

“So che cerchi di nasconderlo, ma hai fatto un gesto molto bello nei miei confronti, e io vorrei sdebitarmi”

“Lo hai già fatto prima. Siamo pari” Mi girai per guardarlo negli occhi, e mi accorsi che eravamo veramente vicini, troppo vicini. Sentii il rumore del flash di un telefono, però quando mi girai non c’era nessuno. Tornai a concentrarmi su Thomas e vidi che lui non aveva notato niente, quindi lasciai perdere.

“Senti potresti non dirlo a nessuno?”

“Cosa?”

“Lo svenimento, insomma quell’argomento lì. Se Scott lo sapesse …” Al nome di Scott fece una faccia strana, come se si stesse preoccupando di cosa avrebbe potuto farmi. Era strano. Non penso che Victoria gli avesse raccontato anche quello. No, era impossibile, non avrebbe mai tradito la mia fiducia su un argomento così delicato.

“Ad una sola condizione” Ecco, mi mancavano le condizioni per abbellire la mia giornata.

“Quale sarebbe?” chiesi io sbuffando.

“Se accetti quel caffè oggi pomeriggio” Forse non era così stupido come credevo.

“Solo un caffè?”

“Sì, e se poi non vorrai più vedermi non ti disturberò più. Né a te né ai tuoi amici” Veramente volevo che non mi parlasse più? In fondo anche se era difficile ammetterlo, mi trovavo abbastanza bene con lui.

“Dammi il tuo telefono” dissi cercando di essere indifferente.

 “Perché?”

“Lo vuoi o no il mio numero di telefono?”

“Sì, sì certo” lo disse tutto d’un fiato, e tirò fuori il telefono così velocemente che lo fece cadere a terra. Mi misi a ridere nel vedere come fosse agitato. Manco gli avessi chiesto di sposarmi.

“Comunque è un appuntamento tra conoscenti” gli dissi.

“Guarda che la parola ‘amici’ è stata messa nel dizionario per essere usata” 

“Simpatico, veramente molto. Perché non fai l’attore comico?”

“Vabbene miss Simpatia, ci penserò su” Stava ridendo, e come avevo già notato gli occhi gli si erano illuminati. Ad interrompere quel momento, fu l’arrivo del custode.

“Sei tu Thomas Walker?” chiese rivolgendosi ovviamente a Thomas.

“Sì, le serve qualcosa?”

“Sì, il preside ti aspetta nel suo ufficio perché sono stati cancellati dei tuoi dati e servirebbe il tuo aiuto per ripristinarli” lo vidi alzarsi annuendo. E quando fu abbastanza lontano, mi salutò con la mano. Ma tornò subito di corsa come se avesse dimenticato qualcosa.

“Comunque senza trucco, sei ancora più bella” mi sussurrò all’orecchio, dandomi poi un bacio sulla guancia. E subito dopo stava correndo verso l’ufficio del preside, lasciandomi lì, di nuovo da sola.

The Thread of LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora