Ore 04:00 del mattino, un vecchio ponte sul Iowa. Una notte bellissima, le stelle compaiono tutte nella volta celeste, nessuna di loro è assente, tutte raccontano la loro storia. Jack guardava con tristezza quel bellissimo spettacolo, una cosa che probabilmente capita una volta nella vita. Ubriaco più di Lemmy Kilmister ai tempi migliori, guardava perplesso quell'ammasso di puntini sopra la sua testa. Ad una persona normale uno spettacolo del genere probabilmente avrebbe potuto far commuovere e sicuramente emozionare. Sembrava veramente un quadro di un qualche illustre pittore del Rinascimento. Ma a lui no.
In quel caos ordinato di luci, lucine e lucette lui provava solo vuoto. Non trovava nessun significato in quelle stelle, e non riusciva nemmeno ad attribuirne uno. Non sapeva neanche perchè si era soffermato a guardarle. Forse perchè avevano un poco attirato la sua attenzione, forse perchè gli ricordavano qualcosa anche se non si ricordava cosa. O, molto più plausibile, perchè aveva fatto una piccola pausa fra un sorso di gin e l'altro. Fatto sta che, anche in quelle condizioni di inebriatezza e apatia, ancora riusciva a scorgere Orione. Era l'unica che riusciva ad individuare subito, senza difficoltà e senza libri sotto da usare come guida. Era l'unica che, in mezzo a quel branco di fasci insignificanti, riusciva a trasmettergli qualcosa. Un piccolo senso di inadempienza, di inappropriatezza, di solitudine, di vuoto. Nulla ormai poteva più rincuorarlo, neanche quelle tre stelle in mezzo ad Orione.
Era sempre stato difficile approcciarsi con la società per Jack. Metallaro, orfano, strano, buffo, brutto, normale, capelli troppo lunghi per essere un maschio, troppi piercing, troppi tatuaggi, troppo anticonformista, troppo in tutto. Insomma, per un ragazzo di 20 anni non dovrebbe essere così. Un ragazzo di quell'età dovrebbe divertirsi, essere spensierato, amare. Ed è proprio quello che lo ha fregato. Quel 18 Maggio era una data che aveva impresso nella testa da un bel po', anche se erano passati diversi mesi. Era la data in cui Ginger, una ragazza di cui era follemente innamorato, si era messa con un tipo che manco sapeva chi fosse, e molto meno gli interessava. Sapeva soltanto che dopo quel giorno, la vita è diventata una vera merda. Il vivere da solo e fare un lavoro precario, inoltre, non lo aiutava per niente. Erano più le volte che cenava con una bottiglia di whisky o di gin che quelle in cui metteva sul serio qualcosa sotto i denti. Innumerevoli volte si era ritrovato ubriaco da qualche parte della contea, senza meta, senza mezzi di comunicazione se non rarissimi passaggi di fortuna per tornare in città. A volte dormiva dove si trovava, poco importa se vicino al ciglio della strada o in mezzo al nulla. Quasi tutti i giorni piangeva, piangeva lacrime amare, non riusciva a capacitarsi di questa cosa. Non riusciva a credere che aveva perso lei per tutto il resto della vita. E in quel momento, mentre stava affogando le sue pene nel poco Gin rimasto, piangeva come un bimbo.
Era capitato spesso in quel periodo che Jack finisse in ospedale. Accusava un forte dolore all'addome e un giorno, dal nulla, svenne e cadde a terra. Venne portato di corsa in ospedale e la diagnosi fu traumatica: un cancro fulminante al fegato, che si era espanso e aveva intaccato anche il pancreas e l'intestino. Il tempo che gli rimaneva, se era fortunato, era di qualche anno al massimo. Ormai non aveva più niente. Altre volte però, in ospedale ci capitò per tentato suicido. Due volte si era tagliato le vene, una volta aveva "confuso" l'ammoniaca per vodka, un'altra volta stava andando in overdose da farmaci. Tutte le volte salvato all'ultimo. E tornava a casa con ancora più voglia di morire.
Ormai la notte stava finendo, e Jack guardò l'orizzonte: era uno spettacolo bellissimo per lui in quel momento. Cielo e terra si univano insieme per via del giramento di testa, e formavano una forma psichedelica che apprezzava molto. Una location perfetta. Prese una sigaretta, l'ultima del pacchetto, e se la accese. Tirava a polmoni pieni, non lasciava un filo d'aria pulita dentro di sé. Fumava e piangeva, piangeva perchè presto non avrebbe sofferto più. Finita la sigaretta, prese in mano il cellulare ed inviò un messaggio a Ginger. Nulla di speciale, la esortava solo a guardare nella cassetta delle lettere appena poteva. Quando anche questa fase fu completata ed il telefono fu appoggiato sul vecchio ponte di legno, guardò la pietra che aveva in fianco. La accarezzò piano, sentendo bene la superficie liscia e tagliente di essa, che quasi riusciva a percepire il colore grigio di essa. Si alzò barcollando e la tirò su di peso. Era molto grossa e pesante. Perfetta. Sorrise e controllò che tutto fosse apposto, e lo era. Tutto come aveva calcolato.
E dal ponte, con la pietra alla caviglia, si buttò nel fiume Iowa, che divenne la sua tomba.
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Storia di vite non vissute
Cerita PendekIn questa raccolta racconterò storie, puramente di fantasia, in cui le persone potranno (spero) prova forti emozioni contrastanti. Buona lettura.