Chapter 2

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Sono quel tipo di persona che dalla gente viene definita la secchiona, ma in realtà io sono una secchiona, sono quella che a scuola si preoccupa se prende un sei, sono quella sempre con le felpone che odia i vestiti femminili, che odia mettersi in mostra, sono quella secchiona che se tu la prendi in giro sul fatto che porta gli occhiali ti tira un pugno in faccia senza preoccuparsi del dopo, proprio così, tutte le secchione dovrebbero essere così, proprio come me. Siamo brave a scuola e allora? Siete solo invidiosi del fatto che noi prendiamo nove e dieci nei compiti e nelle interrogazione e voi già è tanto se prendete un cinque, messo dalla professoressa così a stento, quanto per aiutarvi nella vostra stupida media. Siete invidiosi di noi. Noi secchioni. Nella mia classe siamo in tre. Proprio così. Tre ragazze poi. Mi piace sedere al banco da sola. Anche perché tre sono i banchi e siamo tutte distaccate e a me va bene così. Sapete, noi del 2000 siamo una generazione di mezzo, giocavamo a tutto ciò a cui hanno giocato i nati nel '90, eppure siamo cresciuti in fretta, proprio come quelli dal 2001 in poi. Siamo cresciuti senza computer e telefonini, al massimo col Nintendo sul quale passavamo delle giornate intere. Siamo cresciuti con le Winx, Winnie the Pooh e Art Attack, altro che tutte queste telenovele e cose inutili. Siamo cresciuti con Harry Potter, sognando ancora ora la nostra lettera che, purtroppo sappiamo, non arriverà mai. Eppure alcuni sono cambiati, sono cresciuti troppo in fretta facendo esperienze precoci per la loro età, e ora, a soli sedici anni, preferiscono il sesso e i tatuaggi anziché un bel libro, come dei ragazzini normali. Siamo quella generazione maggiormente divisa in due: quelli simili ai ragazzi del '90 e quelli cresciuti velocemente per loro volontà, perché fumare e fare sesso per loro fa figo. Noi ormai viviamo in questa generazione e l'unica cosa per uscirne è distinguersi dalla massa, proprio così, far vedere chi siamo senza che ci nascondiamo, perché noi non dobbiamo piacere agli altri per come ci vorrebbero loro ma per come siamo realmente, perché se tu sei te stesso nulla ti potrà sfuggire dalle mani. Ricordalo. Sapete, ho sempre giudicato male tutte le persone che insultavano i loro genitori e che si comportavano da viziate. Ho sempre giudicato quelle persone che dicevano di non essere capite dai propri genitori, pensavo :"Ma cosa dici! Loro sono i tuoi genitori! Capiscono di cosa hai bisogno, sanno come ti senti!" E invece mi sbagliavo. Per mia esperienza, ho capito che i genitori non ti supportano davvero come dovrebbero, almeno i miei. Gli parlo dei miei sogni, e loro, cosa fanno? Li infrangono. Sanno fare solo questo: infrangere i miei sogni. Loro non mi capiscono. Non lo faranno mai. Certe volte ci chiediamo perché tutti dicono che l'adolescenza sia il periodo più bella della vita, anche se per noi non è così. Il fatto è che questo è il periodo in cui cerchiamo la nostra identità, in cui ci formiamo, dove ci "modelliamo", e quindi siamo anche più fragili. Allora perché gli adulti rimpiangono l'adolescenza? Forse quando saremo grandi, formati e avremo raggiunto la nostra meta, penseremo al viaggio che abbiamo fatto, a questo viaggio che è proprio l'adolescenza. Penseremo a quelle scelte, giuste o sbagliate che siano, che ci hanno fatto arrivare. Ci penseremo con un po' di rimpianto e con un po' di nostalgia, perché capiremo che ci siamo fatti troppe paranoie. Quindi zero problemi, e godiamoci questo viaggio al massimo. In fondo dipende tutto da noi. Da come affrontiamo questo periodo. Io questo periodo lo sto affrontando proprio di merda e non mi sembra di dare il meglio di me. Ormai siamo circondati da sorrisi falsi, da amicizie a convenienza, da amori impossibili e delusioni, siamo costretti a nascondere i succhiotti, i pacchetti di sigarette, il fumo, siamo stanchi di questo mondo, delle persone che ci vivono e che dobbiamo continuare a sopportare, siamo adolescenti con il potere di trasformare le lacrime in sorriso, siamo quelli che vivono con un paio di cuffiette e Tumblr sempre aperto, siamo solamente noi stessi eppure veniamo sempre giudicati e chiamati "Gioventù bruciata". Ma cosa intendono quando ci chiamano gioventù bruciata fatemi capire? Stiamo bruciando? Non mi sembra. Ci stiamo solo godendo la nostra vita al meglio. Come meglio preferiamo. I miei genitori mi hanno sempre definito come una ragazza strana. E' vero. Sono strana, il mio modo di comportarmi e agire è strano, dalle persone mi faccio conoscere in un modo, ma quando mi conoscono meglio si stupiscono di come sono in realtà, non sono facile da capire, sono pazza e allo stesso tempo taciturna, e tutto questo fa si che la gente scappi per andare verso qualcuno di più normale, MA LA NORMALITÀ È NOIOSA! Non bisogna mai accontentarsi del semplice. Bisogna sempre avvicinarsi alla pazzia. Noi adolescenti di oggi o almeno la maggior parte siamo quelli con le Vans e le Superga colorate. Quelli con le magliette a stampo floreali e i quattro a scuola. Siamo quelli che fumano sui muretti e lasciano anche il cartone della pizza con la birra. Siamo quelli che nei corsi pomeridiani si addormentano, quelli sempre con le gomme, con gli occhi spenti e i sorrisi falsi. Siamo quelli da "Vaffanculo pezzo di merda" e da "Sei la mia vita. Abbracciami." Quelli con i diari rotti e consumati, con le scritte ovunque e senza assegno. Siamo quelli sempre con i telefoni in mano, perché le persone che amiamo sono a distanza, con le traduzioni su internet e le formule di chimica scritte sul banco. Siamo quelli che lanciano palline di carta, quelli che urlano, ridono e sono sempre :"i peggiori dell'istituto". Siamo quelli che scrivono lettere infinite, messaggi strappalacrime e poi in italiano, vanno male. Siamo quelli sempre incazzati, sempre scontrosi, quelli con zaini sulle spalle per partire e le borse firmate. Siamo quelli che al mare, non ci vanno mai ma sembra che con il mare, convivono. Siamo quelli da :"mi fai una foto?" e poi non ti piace nessuna. Siamo quelli che ormai non c'è speranza, con i sogni distrutti e le scritte sui binari. Quelli che ascoltano il Rap, che copiano le loro frasi ovunque. Siamo quelli spenti, senza il coraggio di cambiare, di fare un passo. Siamo quelli con i succhiotti sul collo ed i morsi sulle braccia. Quelli con le cicatrici, con i lividi, il cuore rotto. Siamo adolescenti, abbiamo paura, cerchiamo il coraggio, cerchiamo di vivere. Siamo quelli, che ancora respirano. Quelli che, rispetto agli adulti, sanno cosa significhi veramente realtà. Ho capito una cosa standomene seduta in salotto: i divani sono fatti per le persone che, anche solo in quel momento, vogliono la compagnia di qualcuno, sono un invito a sedersi tutti assieme, vicini. Le poltrone invece sono singole, come a voler dire 'voglio rimanere qui da sola, non rompete' e lasciano uno spazio considerevole tra la comodità e le altre persone. Ed io spesso sono seduta in poltrona. La mia vita è un eterno star seduti in poltrona. Le persone non hanno voglia di perdere tempo con una come me: non sono semplice, per niente. A volte non riesco a capirmi, e non pretendo che gli altri lo facciano al posto mio. Infondo chi mai si preoccuperebbe per me? Mi sento... Mm devo pensarci. Lo so benissimo come mi sento, ma è difficile scriverlo. Mi sento lontana dal mio sé ideale. Guardo il mio riflesso su ogni oggetto, e mi chiedo perché sono diversa da ciò che penso di essere. Mi sistemo i capelli, ci deve essere un errore. Non ero in questo modo l'ultima volta che mi sono specchiata. Accendo il telefono, apro la telecamera, mm bene... Così sono ancora peggio. Dev'essere la telecamera che cattura i difetti. Lascio perdere convincendomi di essere stupida. Ma camminando mi sento goffa, ho perso ancora la sicurezza. Ascolto voci per la strada, sento parole a caso "brutta", "mai", "schifo", "oddio", e non sono sicura ma sembra che questa gente commenti il mio aspetto. Sono a casa, apro la finestra per far entrare la luce naturale, bene, ora mi specchio per capire se quelle persone si riferivano a me. Mi rivolgo lentamente allo specchio e quello che vedo è una figura normale, forse anche un po' attraente. So benissimo che la bellezza trasuda quando ci si sente forti e sicuri, ma non riesco a sentirmi in questo modo, e allora lascio perdere. Ecco come mi sento. La cosa che mi fa più incazzare della mia generazione è la passività con cui accetta ogni evento accaduto, piacevole o spiacevole che sia. Io dico solo una cosa: ribellatevi, arrabbiatevi, gioite e ridete perché l'accettazione dura un attimo ma il pentimento di non esservi potuti esprimere dura per sempre. Ci sono alcune volte in cui mi sento fuori posto. Spesso, a dire il vero. Alcune volte mi chiedo cosa ci faccio in un posto, mi chiedo perché sono amica delle persone davanti a me e di cosa abbiamo in comune io e loro. Ci chiamiamo la compagnia, ma a volte non mi sento parte di essa. Non mi piace passare i weekend in discoteca, non mi piace fumare fino a quando non ho consumato il pacchetto, non mi piace nemmeno uscire i pomeriggi perché non ho nient'altro da fare. Parlo poco di me, sono molto riservata, ma nonostante questo ancora nessuno mi conosce veramente. Nessuno sa che mi piace sia andare in discoteca con i miei amici una o due volte a stagione, che mi piace bere fino a diventare brilla, ma non ubriaca. Che mi piace fumare per scacciare il nervosismo o l'ansia, che mi piace guardare i ragazzi belli della scuola e fare gossip con le mie amiche. Mi piace fare tutte le cose pazze e stupide che fanno gli adolescenti di adesso. Ma c'è un altro lato di me che non coincide neanche un po' con quello che la gente conosce che è più difficile da scoprire. Il lato in cui i miei veri eroi sono quelli letterali, in cui preferisco bere un té e leggere un libro piuttosto che uscire un pomeriggio, in cui preferisco scrivere piuttosto che chattare, in cui preferisco ascoltare e andare ai concerti solo dei miei idoli invece che a quelli di tutti i cantanti solo per far vedere che ho i soldi. Preferisco l'oceano al mare, e la città alla montagna, preferisco i taxi ai treni e gli aerei alle crociere. Nessuno sa che nel mio tè ci vanno due mezzi cucchiaini di zucchero e che deve essere English Breakfast. Che preferisco camminare per ore piuttosto che andare in bicicletta. Prima di andare a letto devo leggere il capitolo di un libro o non riesco a dormire e preferisco leggere due volte la stessa pagina di Tess dei d'Uberville piuttosto che leggere in due giorni un best seller. I film voglio guardarli sotto la coperta e con le cuffie e la musica mi piace cantarla a squarciagola, ma non sotto la doccia. Mi faccio tanti filmini mentali e esprimo desideri in qualunque circostanza. Mi piace la pizza ma poco condita e il gelato fior di latte mi da la nausea. Nessuno sa che il mio corpo non mi piace e che per quanto mi impegni non riesco a mettermi a dieta, nessuno sa che a volte salto dei pasti ed è per questo che il giorno a dopo a scuola mi sento male, ma nessuno si accorge nemmeno di questo. Nessuno sa che il mio posto preferito in cui vado per riflettere non è in Italia, e che quando ne ho bisogno ci arrivo con l'immaginazione. Sono piccole cose, insignificanti alcune, piccole abitudini, ma fa male sapere che nessuno ci fa caso, che a nessuno importa.

Questa sono io. Questa è la mia storia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora