capitolo 2

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Dopo aver letto quel biglietto Margot non poté fare a meno di chiedersi chi l'avesse mai scritto. Se lo rigirò più volte tra le mani ma nulla, niente poteva aiutarla a capire, eppure un dubbio profondo la divorava dall'interno. Decise che avrebbe indagato fino in fondo, finché non ne avesse trovato l'autore.

Era ormai notte fonda quando sgattoiolò fuori dalla finestra, facendo attenzione a non far rumore. Aveva bisogno di schiarirsi le idee: la cena era stata un disastro, la mamma piangeva, papà era passato a trovarli pomeriggio ma ciò si trasformò nell'ennesimo litigio con la mamma. Tom, il suo piccolo fratellino urlava, in cerca di attenzioni, mentre Margot voleva solo che quel momento finisse il prima possibile. Era sempre così da quando papà non stava più con loro. Quasi non ricordava più il volto sorridente della madre. A volte doveva prendere il suo posto ed accudire Tom, perché lei non stava bene. Tutto ciò l'aveva cambiata profondamente.

La luna illuminava i suoi passi, mostrandole appena le sagome degli oggetti da scansare per non far rumore. Si girò e controllò che in casa ogni luce fosse spenta. Viveva in una casetta fuori città, circondata dal verde, ai piedi di una collinetta. Di fianco un piccolo boschetto la separava da un fiumiciattolo. La casa dei vicini si ergeva maestosa in cima alla collina. I signori Morgan vivevano lì da quanto Margot ne aveva memoria. Erano due anziani gentili, molto riservati, ma se si trattava di un favore erano disposti a lasciare qualsiasi impegno pur di rendersi utili. Più volte il signor Morgan, che di nome faceva Phil, aveva bussato alla porta di casa loro quando le urla tra mamma e papà si facevano troppo insistenti. Cercava sempre di riportare le calma e Margot gli era molto grata per questo.

Anche la casa dei signori Morgan era completamente buia.
"Che strano" si chiese Margot. Era pronta a giurare che una lampadina sopra la porta dell'ingresso restasse accesa per tutta la notte. Lo ricordava perché lei stessa la intravedeva dalla finestra della sua camera.

Noncurante di ciò che aveva notato, continuo i suoi passi lasciandosi guidare dal fruscio delle foglie e dal'eco lontana dello scorrere del fiume. Entrò nel boschetto e si sentì catapultata in un silenzio quasi surreale.

Da piccola quel boschetto le incuteva tanta paura. Pur vedendolo ogni giorno non era riuscita a famigliarizzarci e nulla poteva farle cambiare idea. Più volte suo padre si era addentrato al suo interno tornando a casa con alcuni mazzi di legna e un paio di funghi appena colti, che poi faceva mangiare alla famiglia. Eppure lei non riusciva ad avvicinarsi a quegli alberi. Le cose cambiarono quando suo padre aveva lasciato casa. Da allora aveva superato quasi tutte le sue paure, era cresciuta, era maturata, e aveva imparato a convivere con i suoi timori. così recarsi in quel boschetto era diventata pian piano un'abitudine.

Margot conosceva la stradina da percorrere per giungere al fiume, la trovò subito. Alzando gli occhi potè vedere le cime degli alberi muoversi per il soffio del vento. il suono delle ali di una civetta che si librò in volo all'improvviso la fece trasalire, ma ormai non voleva tornare più indietro. Presto il rumore dell'acqua si fece più forte e dopo aver superato un ramo abbattuto poté scorgere l'acqua. Si sentì subito più tranquilla.
I giorni precedenti erano stati giorni di forte maltempo: la pioggia non aveva risparmiato la zona, e poco distante dalla loro abitazione aveva fatto danni a molte strutture, lasciando il paese di Rockford privo di corrente elettrica per alcune interminabili ore, per via di un lampo che aveva squarciato un palo della luce. Il fiume si era ingrossato notevolmente e il vento aveva fatto cadere qualche ramo, ma adesso di quel temporale non restava che una leggera brezza fredda che fece rabbrividire Margot.
Si sedette su una pietra e lascio la mente vagare.

Erano passati solo alcuni minuti quando all'improvviso successe qualcosa di totalmente inaspettato che fece immobilizzare Margot dal terrore.
Passi. All'inizio sembrava solo il vento, ma presto si fecero più rapidi e pesanti, qualcuno stava correndo nel bosco. Margot era paralizzata, non riusciva neanche ad alzarsi dal masso su cui era seduta. Qualcuno si stava avvicinando a lei, lo poteva sentire distintamente.
Sempre più vicino.
La paura le impedì qualsiasi movimento.
I passi erano sempre più vicini.
Improvvisamente a qualche metro di distanza sbucò una figura maschile nell'ombra. Arrestò la sua corsa non appena vide il fiume in piena.
"Merda!" Urlò.
Poi cambiò direzione e seguì la riva del fiume riprendendo presto la corsa, finché non sparì dal campo visivo di Margot.

Il tesoro di MargotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora