capitolo 3

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Il fiato iniziava a mancarle, Margot correva senza sosta tra gli alberi nel cuore della notte.
Era terrorizzata, e temeva che voltandosi avrebbe incrociato lo sguardo di quello sconosciuto. Chiunque fosse non era sicuramente li di passaggio, probabilmente fuggiva da qualcosa, o peggio, da qualcuno.

'Che ci siano altre persone insieme a me tra questi alberi?'

Ma la paura agiva più velocemente della ragione e dopo uno stato di shock iniziale il suo corpo reagiva solamente ad un istinto primordiale di fuga.
Un dolore lancinante la colpì al braccio.
"Cazzo!" Urlò Margot, ma presto si pentì di aver alzato così tanto il tono della voce.
Si guardò l'arto dolorante e notò un profondo squarcio nella manica della felpa. Più in là, un ramo sporgente tratteneva un brandello di tessuto nero, lo stesso che Margot indossava.
Il taglio le aveva aperto una ferita abbastanza profonda e presto dovette tamponare l'improvvisa emorragia. Fortunatamente nelle tasche delle sue felpe la mamma inseriva sempre un fazzoletto di stoffa. Se lo avvolse sulla ferita e riprese il cammino. Cercò di scrutare ogni rumore sospetto e aguzzò la vista alla ricerca di altre presenze. Silenzio.
Qualsiasi cosa o persona fosse con lei in quella foresta lasciava che i rumori degli alberi coprissero quelli dei suoi passi.

Quel boschetto non le era mai sembrato tanto grande, una volta superato l'ultimo albero si precipitò verso la via di casa. Sgusciò alle spalle dell'abitazione dei Morgan, lì una fitta siepe impediva ai più curiosi di posare lo sguardo sul giardino posteriore, per poi circondare tutta la casa e aprirsi sul viottolo dell'entrata. Margot superò la siepe e si trovò di fronte all'ingresso della loro abitazione.
Si bloccò.

Qualcosa non quadrava. Ma cosa?

Astor, il cane dei Morgan non smetteva di abbaiare. Dalla posizione in cui si trovava Margot non riusciva a vederlo ma sapeva già che la sua cuccia si trovava sul retro della casa. Era un labrador tranquillo solitamente, e mai recava disturbo abbaiando, né quantomeno la notte.
'Che strano', pensò tra se e se la ragazza.

A pochi passi dall'uscio di casa,
di colpo Margot capì ciò che l'aveva colpita a primo impatto.
La luce. Prima era spenta, poteva giurarci, ma adesso invece era accesa. Non solo la luce, la porta dell'ingresso non era stata chiusa, tanto che bastò un debole soffio di vento per spostarla di qualche millimetro, facendola cigolare nel silenzio della notte. Dall'interno non proveniva alcuna luce, e lo spiraglio che entrò dal faretto all'entrata illuminò appena un angolo del grande salotto su cui si apriva la porta, lasciando intravedere solo una parte della grande libreria.

Margot non ebbe il coraggio di avvicinarsi di un solo passo. Si girò di scatto per correre verso casa quando un fascio di luce la colpì in pieno volto. " Ferma ragazzina, resta dove sei!"

Il tesoro di MargotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora