Lucifer

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Questa è stata scritta di nuovo per il concorso di WP_Advisor Breve nota autrice: sappiate che non ho scritto questo testo con lo scopo di denigrare la religione cattolica, né di esaltare la figura di Lucifero o altro. Ho scelto questo tema poiché mi sembrava un'idea originale e le storie di angeli e demoni mi hanno sempre interessato, nonostante io non sia credente. Proprio per questo, perdonatemi per eventuali errori. Mi sono documentata molto prima di scrivere questa os, ma se qualche punto della religione mi è sfuggito, perdonatemi. Vedete la storia come quello che è per me, una storia.



La notte.

In quel momento lui era fermo, la testa rivolta verso l'alto, la bocca aperta in un'espressione meravigliata e le immense ali spalancate, come se volesse spiccare il volo. Esse rilucevano anche se nessuna luce si infrangeva su di loro e brillavano nel buio emanando uno spettacolare alone bianco. Risplendevano, poiché lui era Lucifero, il Portatore di Luce.

«Lucifero, eccoti. Ti ho trovato finalmente.» Una voce femmiline, delicata e armonica, ruppe il silenzio. Senza neanche voltarsi, lui sapeva già a chi apparteneva: alla Notturna, Lilith. Lei gli appoggiò una mano sulla spalla e lui la guardò; una bella donna, i capelli rossi e ricci, gli occhi marroni, dolci e affettuosi, la carnagione candida.

«Lilith, mia amata.» La abbracciò e si strinse a lei, quasi come se volesse fondere i loro due corpi. Lei ridacchiò e anche Lucifero sorrise, si scostò di un poco per guardarla in faccia. Gli piaceva vederla sorridere, specie se per merito suo. «Vieni, seguimi.» Con un possente battito d'ali si levò in cielo e lei lo raggiunse un secondo dopo.

Nonostante gli astri fossero ancora lontani da lui, a Lucifero piaceva credere di esserci quasi vicino.

Della sua natura angelica, quello che gli piaceva di più era poter volare. Essere sospeso in aria gli trasmetteva un senso di leggerezza e di libertà, sentiva che poteva andare in capo al mondo, librarsi in cielo e scomparire. Si immaginava di poter controllare tutto da lassù, anche il tempo.

«Guarda, Lilith, un giorno tutto questo sarà nostro.» Indicò con un ampio gesto del braccio la terra e l'orizzonte. Negli ultimi tempi aveva sviluppato il desiderio di essere l'unico e il solo proprietario delle meraviglie del cielo. L'idea di essere il più grande lo entusiasmava, desiderava intensamente possedere tutto, sentirsi migliore rispetto a tutti gli altri. Nel profondo sapeva che aveva le capacità per esserlo: era l'angelo prediletto di Dio, il cherubino; era stato creato per essere superiore.

«Ma tutto questo è già nostro. Appartiene a Dio, e noi siamo figli suoi.»

«Certo, ma apparterrà a noi solamente. L'immensità del cielo e la vastità della terra saranno nostri, così come nostri saranno la vita, la morte, il tempo. Ti prometto che riuscirò a ottenere tutto, un giorno ruberò una stella dal cielo solo per te.»

Lilith sorrise. In fondo, non ci trovava niente di male nel desiderio del suo amante. Non pensò che ci fosse qualcosa di sbagliato nel suo comportamento.

Nessuno dei due, però, notò un altro angelo che aveva assistito alla scena da terra.

Nessuno dei due, però, notò un altro angelo che aveva assistito alla scena da terra

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