La mattina seguente...

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Finisco la lettera e mi sento immediatamente sollevata. Forse é vero come dicono, che scrivere i propri pensieri é liberatorio.

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Ovviamente dato che ho passato buona parte della notte a scrivere, ora faccio fatica a seguire le parole dell'insegnante. Non vedo l'ora di poter tornare a casa. Ed é solo la seconda ora...
-Prof, posso andare in bagno?-
Quello mi guarda di sfuggita, e borbotta un
-Fai presto-.
Non ho davvero bisogno della toilet, ma di un momento in silenzio da sola.
Arrivata in bagno, entro dentro uno dei cubicoli -tutti vuoti- , faccio un respiro profondo e appoggio la testa contro la parete, vincendo il disgusto.
Non so quanto tempo passa prima che mi decida a tornare in classe, ma so di sicuro che per l'insegnante sarò stata via per troppo. Meglio sbrigarsi.
Vecchio rompiscatole che se si facesse i cavoli suoi sareb...
-Auch! Cosa...?-
Ho sbattuto con forza contro...qualcuno?
Sembra proprio di si, considerando che ho davanti a me un tipo dai capelli rosso intenso. Pel di carota rimane a guardarmi per circa un paio di secondi, poi si china verso di me.
-Ehm scusa, non ti ho proprio vista, ti aiuto a rialzarti.-
Ah, non mi ero neanche accorta di essere caduta, andiamo bene!
Gli prendo la mano che mi tende, e in un'attimo sono in piedi. Mormoro un grazie imbarazzato, poi faccio per andare avanti, quando il tipo mi ferma.
-Tu sei Amber Goodwheather, vero?-
-Si sono io, ma come fai a saperlo?- Sono realmente sorpresa: non solo sono sicura di non conoscerlo, ma dubito fortemente di conoscere persino un suo amico, o che lui abbia sentito parlare di me. Non sono così popolare.
-Così, ti vedo spesso.- Risponde lui sorridendo con una specie di luce negli occhi. -Ti fai notare, sai?- Questo lo dice con gli occhi rivolti verso il basso. Ok, sono in imbarazzo.
Driiiin
Oh, la campanella.
Tronco subito ogni nuovo possibile spunto per una conversazione.
-Grazie dell'aiuto, ora devo andare. Ciao.-
-Aspetta, devi cambiare aula? Ti porto la roba se vuoi.-
Lo lascio fare.
Ma é solo quando appoggia il mio zaino sul banco che mi rendo conto che non so neanche il suo nome. Ma lui risolve subito il problema, come se mi avesse letto nella mente.
-Comunque, mi chiamo Richard. Richard Manners. E... ok, scusa ancora di averti fatta cadere, spero di vederti in giro. Ciao.-
-Ciao, spero a presto anche io.- Dico sorridendo.
E così se ne va.
Si, Richard mi ha fatto sorridere. É simpatico. E, ad essere totalmente sincera, é anche un bel ragazzo. Spero di vederlo presto sul serio.
Oh aspetta, c'é un pezzo di carta sul banco. Non era qui quando sono arrivata. Sembra che ci sia scritto un numero di telefono sopra.
-Si Rick, penso che ci sentiremo presto.-

Fine

Postilla:
Se sei arrivata/o alla fine di questa storiella, spero vivamente ti sia piaciuta. Altrimenti ti adoro lo stesso, solo perché esisti (e non é poco).
Lo so che fa tendenzialmente schifo, ma se mi scrivessi un brevissimo commento mi faresti un enorme favore.
Grazie davvero per essere passata/o di qui,
Viktoria

Lettera all'amore della mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora