Capitolo 2

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Capitolo 2

In quello sguardo mi persi del tutto. Quegli occhi, quel sorriso che mi rimasero impressi per tutta la serata. Ricordo quella sera; non osammo guardarci per nessun' altro motivo. Cercavamo di confonderci tra la folla, perché è così che si finisce quando ci si reca in un pub. Ci si reca in gruppo e ci si perde appena si entra. Ogni volta che ci scontravamo tentavamo di non guardarci, di non incrociare i nostri sguardi, non so, di preciso se quello che c' era tra noi due fosse tensione o solo paura di conoscersi. Strano, non ho mai avuto quella paura nel conoscere nuova gente perché sono consapevole del fatto che il mio lato di strana viene sempre sopravvalutato. Sono strana. Tanto strana. Tanto da essere definita, dalla maggior parte degli amici –la strana della banda-. Odio questo soprannome. Ma me ne fotto altamente. Per vivere non bisogna accontentarsi di sopravvivere indossando delle stupide maschere come armatura, bisogna andare avanti sapendo che, nonostante le mille preoccupazioni della gente, non devono importunarti. Vabbè, la cazzata l' ho fatta. Sono quella strana. A me non importa.

Sono a scuola e come al solito, passo più della maggior parte della giornata in biblioteca saltando la maggior parte delle ore di lezione. Perché?. Perché a me, sinceramente della scuola poco importa, a me piace viaggiare con la mente attraverso la lettura e preferisco stare fuori. Ora mi ritrovo a gironzolare per i corridoi della scuola alla ricerca di qualcuno con cui farmi quattro chiacchiere, la mia mente se starebbe troppo con i libri, non so dove andrebbe a finire. Decido di prendere la mia barretta dal distributore. La scusa di ogni ragazzo. Ognuno di noi corre fuori dall' aula immaginando di potersi portare quel pezzo di macchinario in classe. Quante barrette al cioccolato. Cazzo. Sono senza soldi.

-Vuoi?- la voce la riconosco subito. Ma non mi sarei mai aspettata che quella persona tanto indesiderata mi avrebbe dato una mano. Era Thomas. Era di fronte a me con la barretta in mano. Assurdo. La mia barretta preferita

-Grazie!- la prendo dalle sue mani. –Sono senza soldi. Tu cosa ci fai qui. Non sapevo che venivi in questa scuola?- dico. Intanto mangio a piccoli bocconi la barretta. Voglio godermi ogni morso di quella meraviglia. –Sono stato sbattuto fuori classe perché ho disturbato la lezione. In fondo, fanno bene. So che do fastidio!- - A okay.- non so cosa dire. Sto di merda. Mangio davanti a lui. – Da quant 'è che stai fuori?- mi chiede. Non stento nel rispondere. – Io non entro neanche in classe. Guarda lo zaino!- dico. Indicando lo zaino buttato sul pavimento accanto al distributore. – A perfetto. E cosa fai durante le cinque ore?- mi chiede divertito. Non crede a quel che dico. – Sto il biblioteca, ma starci lì dentro cinque ore mi rompo e preferisco gironzolare per la scuola alla ricerca di qualcuno con cui parlare!- non dice nulla. Mi guarda. Non osiamo parlare più stranamente. E poi dicono che sono io quella strana. Lo vedo allontanarsi da me come se avessi osato parlar male di lui. Lo osservo, intanto ho già terminato di mangiare la barretta. Esce fuori il suo cellulare e chiama qualcuno. Lo osservo. Noto che si distacca da me come se avesse paura. Che cazzo. Veramente faccio questo effetto alla gente. Aiuto. Suona la campanella della ricreazione pochi minuti dopo il mio incontro con Thomas. Nei corridoi della scuola cominciano a sentirsi le grida dei ragazzi. Cazzo. Ora iniziano gli avvoltoi del distributore. E si mangeranno tutte le mie barrette. Sono appoggiata a una parete del corridoio della mia aula e aspetto che termini la lezione di Latino. Si spalanca l'aula e fuoriescono dal suo interno gruppi di ragazzi che corrono per prendere il proprio turno al distributore. Come immaginavo. Mi affaccio nella mia aula e noto Amanda parlare con un ragazzo. Con un cenno della mano attiro l'attenzione della mia amica che si affretta a venirmi incontro. – Sofy, potresti pure entrare dentro, non ci sono i prof, non potrai mai passare tutti i giorni fuori dall' aula!- dice da brava maestrina. – Taci. Raccontami di quel ragazzo. Porcodio quant'è carino!- dico. Lui ci mena un occhiata mentre parliamo di lui. Cazzo quegli occhi. – Si chiama di Jacopo. È davvero carino. Ma dicono che è uno che e che fare con la droga!- dice. –Guarda gli occhi. Sono celesti. Aiuto sono celesti. Io voglio un ragazzo con gli occhi celesti!!- dico. Sto leggermente impazzendo. – Calmati è solamente un ragazzo. Che cazzo!- dice Amanda per tranquillizzarmi. –Cosa stavi dicendo prima con lui?- le chiedo. – No, niente. Gli stavo chiedendo come mai fosse venuto in questa scuola- dice. – E cosa hai scoperto di lui?- - Ha problemi con la droga. Suo padre è in carcere. Sua madre è scomparsa quando era piccolo. Basta- dice. A quelle parole risuona la campanella. Decido di prendere lo zaino posizionato ancora vicino al distributore e di entrare in classe. Il professore di Inglese, al mio rientro interpreta male la situazione. Comprende che io voglia veramente interessarmi alla lezione. Ma non sa che io sto leggermente impazzendo per Jacopo. Ma sto dimenticando una persona: Thomas. E pensare che io mi sono sentita libera quando ho sentito il suo sguardo su di me. Libera da ogni pensiero. Con il suo sorriso che riemergeva nella mia mente e con quegli occhi che mi guardavano come se ci fosse davvero, qualcosa di bello in me.

Ragazzi, siete pochi ancora, ma voglio scrivervi. Questo è il mio primo libro. Sono felice, contenta e fiera di quel che scrivo. Continuatemi a seguire. Ciaoooooooooooooo.

Rosy  

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