- Non piangere, vedrai che si risolverà tutto. – Diceva un ragazzo accarezzando dolcemente il capo del fratellino.
- Fa male. – Piangeva il bambino mentre l’altro gli medicava il taglio sul braccio.
- Quando gli altri ti danno fastidio tu devi dirlo alla maestra, chiaro? – Disse il ragazzo preoccupato per il più piccolo.
- Ho paura. – Si lamentò lui asciugandosi le lacrime con la manica del giacchetta.
- Paura? Ci sono cose ben più spaventose di qualche stupido bullo, sai? – Ribatté il maggiore distendendo il cerotto sulla ferita.
- Ad esempio? – Chiese tirando su con il naso.
- Vediamo… - Mormorò il ragazzo pensieroso. – Aka Manto ad esempio! – Esclamò dopo qualche istante.
- Aka Manto? – Ripeté il bambino incuriosendosi. – E chi è? –
- Ma come? Non l’hai mai sentita nominare? – Domandò sorridendo, felice di essere finalmente riuscito a distrarre il fratellino. – Aka Manto è uno spirito. –
Il piccolo deglutì all’udire quella risposta è incitò il maggiore a continuare.
- Si dice che indossi un mantello rosso e che tenga sempre il viso coperto. Infesti i bagni pubblici, in particolare l’ultima cabina, quella più in profondità. –
- Ora noi siamo in un bagno pubblico! – Esclamò il bambino mentre un brivido gli percorreva la spina dorsale.
- Non ti preoccupare, non siamo nell’ultima cabina. – Lo rassicurò il fratello facendo sedere il bambino sulle sue gambe. – Si dice che Aka Manto vada davanti alla porta dell’ultima cabina dei bagni e chieda allo sventurato di turno: “Vuoi la carta rossa o la carta blu?” –
- E che succede se rispondi? – Chiese il bambino rabbrividendo.
- Se dici che vuoi la carta rossa, verrai ucciso brutalmente, fatto a brandelli, se dici che vuoi quella blu, morirai strangolato e se invece dici un altro colore, allora le mani di Aka Manto compariranno dal terreno e ti agguanteranno! – Esclamò afferrando con uno scatto le caviglie del fratellino.
Il piccolo gridò e iniziò ad agitarsi, si calmò solo quando vide il fratello ridere e fargli segno di calmarsi.
- Sei un vero credulone. – Rise dando qualche pacca sulle spalle del piccolo.
- Non andrò mai più nell’ultima cabina di un bagno pubblico. – Deglutì il bambino tremando nuovamente.
- Guarda che non sono solo le ultime cabine ad essere infestate. – Riprese il ragazzo. – Bisogna stare attenti anche alla terza cabina dei bagni del terzo piano della scuola. –
- Perché? – Chiese il bambino ancora spaventato.
- Bè, perché quello è il bagno di Hanako-san, no? –
- Basta! Non dirmi più nulla! – Lo azzittì il piccolo coprendosi le orecchie con le mani. – Se continui poi non avrò mai più il coraggio di andare in un bagno. –
- Se bussi alla sua cabina e chiedi: “Hanako-san, ci sei?”, sentirai una voce debole e flebile risponderti di sì, poi la porta si aprirà e Hanako-san ti afferrerà portandoti via con sé! – Proseguì però il maggiore ignorando le proteste dell’altro.
- Basta! – Gridò il bambino chiudendo gli occhi con forza e premendo le mani sulle orecchie.
- Visto? Ci sono cose più spaventose di qualche bullo. – Rise il ragazzo accarezzando la schiena del fratello, cercando di calmarlo.
- La prossima volta andiamo dritti a casa. – Lo pregò il fratellino. – Basta fermarci qui ai bagni della metro. -
- Dai, non fare così. Ormai mi sono affezionato a questo bagno. – Solo dopo averlo detto si rese conto di quanto triste fosse quell’affermazione.
- Io sono un problema per te… Vero? – Mormorò chinando leggermente il capo.
- Cosa!? No! Non pensarci nemmeno! – Esclamò il maggiore preso alla sprovvista.
- Tutti i giorni dopo la scuola mi vieni a prendere e mi porti qui per curarmi, quando magari invece vorresti stare con i tuoi amici o fare altro… E anche a casa non fai che aiutarmi… Non riesco a non pensare che senza di me staresti molto meglio… -
- Naku! Non dire mai più una cosa del genere! – Gridò il ragazzo abbracciando il fratellino con forza. – Per me non è affatto un problema prendermi cura di te, è dei bulli che semmai dovrei essermi stancato! – Dichiarò poi facendo scendere il fratello dalle sue gambe per potersi alzare.
- Che vuoi fare, Subaro? – Chiese Naku preoccupato.
- Andrò dritto da quei cretini e gli dirò chiaro e tondo di lasciarti stare! – Disse determinato. – Tu torna a casa. – Gli disse porgendogli un biglietto per la metro. – Tornerò in tempo per la merenda. –
- Non andare! – Lo fermò Naku trattenendolo per la manica della felpa.
- Naku, non di preoccupare per me. – Disse Subaro chinandosi per stare alla sua stessa altezza. – Ho tredici anni, quei bulletti quanti ne hanno? Dieci? –
- Due di loro ne hanno dodici… - Rispose il bambino a bassa voce.
- Visto? Sono tutti più piccoli. – Disse il maggiore prima di assottigliare lo sguardo. – Me la pagheranno, come possono prendersela con uno più piccolo di tre anni! –
- Io sto bene, non devi andare. – Lo supplicò Naku.
- È da un anno che ti stanno addosso, adesso hanno raggiunto il limite! Se loro non vorranno ascoltarmi, allora andrò dai loro genitori o dal preside in persona! – E così dicendo aprì la porta del bagno.
- Non mi lasciare solo! – Lo pregò il bambino.
- Tu non sei solo. – Gli disse Subaro scompigliandogli i capelli. – Aka Manto è qui a due passi e domani a scuola incontrerai Hanako-san. –
- Smettila di farmi paura. – Pianse il bambino.
- Ehi, non piangere. Tornerò presto, ok? Di cosa ti preoccupi? Sono solo dei bambini. –
- Ho un brutto presentimento… - Rivelò il fratellino.
- Non ci pensare! Ora vai a casa e dì a mamma e papà che sono uscito con degli amici. Tornerò per le cinque, te lo prometto! –
Subaro si voltò, pronto ad andarsene, quando Naku gli saltò addosso abbracciandolo con tutta la forza che aveva.
- Ti voglio bene. – Mormorò, il viso sepolto nella felpa del fratello.
- Ti voglio bene anche io, Naku. – Rispose Subaro sorridendogli. - A presto! -
Poi corse via e, vedendolo scomparire dalla sua visuale, Naku senti una morsa stringergli il petto. Una lacrima solitaria solcò lentamente il suo viso.
- Hei, Aka Manto. – Sussurrò il bambino mentre la vista gli veniva pian piano offuscata dalle lacrime. – Subaro non tornerà… Vero? –
Vi sono mancata, vero?…
Ma chi voglio prendere in giro, sono letteralmente dipendente dalla scrittura, pensate che mi sono rimessa a scrivere giusto cinque minuti dopo aver finito la scorsa storia…
Allora, come avete potuto vedere, nonostante i miei buoni propositi, anche questa sarà una storia abbastanza deprimente (la comicità non fa proprio per me…).
Un’ultima precisazione: so bene che sia Aka Manto che Hanako-san compaiono solo nei bagni femminili, ma questo è uno yaoi, quindi di personaggi femminili ce ne saranno ben pochi (ma anche nessuno), quindi ho dovuto fare un piccolo cambiamento…A proposito, qualcuno di voi aveva già sentito parlare di queste due leggende? Io da quando ne sono venuta a conoscenza a scuola non faccio che andare all’ultima cabina o al bagno del terzo piano (ho bisogno di un bravo psicologo, lo so…).
Ok, ora vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo!
Bye Bii!
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Aka Manto & Hanako-san //Yaoi//
Romance//terza storia della mia "saga" 'Per Sempre Arcobaleni e Contenti'// Avete mai sentito parlare di Aka Manto e Hanako-san? Uno è uno spirito che infesta tutte le ultime cabine dei bagni pubblici, l'altro è il fantasma di una bambina, che invece risi...