Capitolo 1

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C'era una volta una bestia....no, non credo che così sia adatto.
C'era una volta una strega che....no, neanche così va bene.
Forse è meglio cominciare dal principio.
1812.
Amavo la sensazione dei fiocchi di neve sulla mia pelle. La fresca sensazione di quei piccoli pezzettini di gelido ghiaccio sciogliersi sulle mie guance arrossate.
Mi trovavo spesso a passare del tempo in giardino a correre in mezzo a quel maestoso manto candido. Avvolte cadevo ma non mi importava, perché anche quello rendeva il gioco divertente.
A Parigi era arrivato l'inverno e la gente incominciava a stare male. Molti di loro purtroppo non ce la facevano. Il freddo era troppo rigido e spesso era impossibile riscaldarsi.
Eravamo rimasti solo io e mio padre dopo che mia madre era morta.
Lui era il mio tutto, la mia famiglia, l'unica ragione della mia vita.
Purtroppo anche lui si era ammalato. Insistevo per farlo controllare da un medico, ma mio padre era dell'opinione che solo con il dolore potevamo vivere da forti, perciò, si rifiutava di essere visitato.
Ma la sua salute stava peggiorando ed io ero davvero preoccupata per lui. Era l'unico che mi era rimasto.

"Belle avvicinati" chiusi il libro che stavo leggendo e mi avvicinai al suo letto.

"Dimmi padre" mi inginocchiai al bordo del letto e le prendo una mano stringendola nelle mia.

"Sei come tua madre. Hai i suoi stessi occhi, le sue stesse labbra, il suo stesso viso"mi porto la sua mano sulla guancia incapace di evitare che qualche lacrima solchi le mie guance.

"Mi manca molto" guardo in basso. Avevo solo cinque anni quando è morta ma mi ricordo quando andava in giardino e raccoglieva le rose.
Mi diceva sempre che erano il suo fiore preferito e che erano simbolo di vita. Era solita ripetere che ogni petalo ed ogni spina rappresentavano il dolore e la gioia. Mi ricordo di come la guardavo con ammirazione mentre cantava agli usignoli. No, io non sarò mai come lei.

"Anche a me bambina mia, adesso vive in te" feci un casto sorriso. Iniziò a tossire e lo vidi stare sempre più male.

"Dovete farvi vedere da un medico" insistetti, speravo che avrebbe ceduto, soprattutto dopo che fosse cosciente del fatto che la sua condizione di salute era peggiorata notevolmente.

"Sai come la penso" parlò seriamente.
Sapevo esattamente quali fossero i suoi pensieri, ero sempre stata obbediente , avevo sempre anteposto la mia coscienza al mio istinto ma adesso era arrivato il momento di ascoltarlo; ed esso mi stava dicendo di far visitare mio padre.

"Lo so padre, ma non voglio perdere anche voi e sento che lo farò se continuate così"

"Piccola mia, somigli a tua madre più di quanto tu non pensi" sorrisi e questa volta lo feci più ampliamente e sinceramente.
Chiuse gli occhi improvvisamente. Improvvisamente il mio sorriso scomparve, gli toccai la fronte. Scottava.
Mi alzai, presi il mantello e me lo agganciai. Uscì di casa.
La bufera di neve era aumentata notevolmente, era difficile vedere il paesaggio circostante ed il fatto che la notte era già calata da qualche ora ormai non aiutava.
Vagai per una durata di tempo, di mia opinione, eterna. Mi ero persa, avevo freddo ed il pensiero di mio padre da solo a casa mi uccideva.
Sarei dovuta andare a cercare un aiuto per mio padre, ma tutto quello che avevo fatto era stato quello di essermi persa nel bosco.
Sentì degli ululati in lontananza, mi guardai indietro ed iniziai a correre. Inciampai su qualcosa facendomi cadere a terra. Mi rialzai debolmente dopo che le mie forze si erano indebolite con il freddo.
Guardai davanti a me e tra la leggera coltre di nebbia potei scorgere un cancello.
Titubai nell'entrare ma i continui ululati dei lupi mi impaurirono perciò mi inoltrai in quel palazzo.
Percorsi il giardino che mi avrebbe portata difronte al portone.
Era deserto. Le statue d'erba erano rovinate dalla loro mancata attenzione nell'essere curate. Ma ciò che più mi ha colpito erano le rose.
Loro erano vive. Non erano come il resto no, loro avevano ancora il loro splendore, il dolce profumo e il colore rosso ancora vivo sui petali.
Allungai le mani per raccoglierla una, ma immediatamente il mio dito venne punto da una spina.
Sentì un cigolio della porta. Presi in mano un lembo del mio vestito e mi diressi verso l'ingresso. La porta era già aperta.

"C'è nessuno?" domandai ma l'unico suono udibile era l'eco della mia voce.
Mi feci coraggio ed avanzai, non vi era luce artificiale, ve ne era una proveniente dalle gigantesche finestre.
Continuai ad esplorare, in un lungo corridoio c'erano delle armature di soldati. Ne toccai una con la mano ma la ritirai quando essa venne a contatto con il ferro freddo.
Vidi un piccolo cagnolino correre verso di me. Mi accucciai per terra ed iniziai a giocare con lui. Guardai se avesse una medaglietta o un collare, ma non aveva niente.
"Hey, dove è il tuo padrone?" Gli chiesi come se lui potesse rispondermi. Che sciocca.
Il piccolo batuffolo di pelo bianco iniziò a correre, lo inseguì fino a quando non mi porto in un'altra ala del castello.

"Dove mi hai portato?" Sossurrai mentre facevo scorrere la mano sullo scorrimano. Percorsi la scalinata ricoperta da un lungo tappeto rosso.
Mi trovai davanti ad una scelta. Se andare a destra o se andare a sinistra.
Il cucciolo prese un lembo della mia gonna in modo che lo seguissi. Prese la strada di destra.
Entrai in una stanza polverosa, in disordine ma con molti oggetti affascinanti. Mi soffermai su un quandro che raffigurava un giovane dal bell'aspetto e dagli occhi color smeraldo. Poi, mi concentrai su qualcosa di ancora più magnifico. Una rosa. Ma questa non era come le altre rose del giardino. No, questa era più bella, più rossa, piu luminosa. Sembrava fluttuare sotto la campana di vetro.
Sotto di essa vi erano quattro petali, di un rosso spento, morto.

"No, non toccarla" mi girai di scatto in preda alla paura. Mi guardai intorno ma non vedevo nessuno, nessuno che avrebbe potuto parlare. Poi, vidi un paio di occhi verdi in un'angolo buio.

Spazio autrice.
Allora, spero che vi piaccia questa storia. Da come si può evincere dal titolo "LA bella e la bestia" questa storia prende appunto proprio da quella fiaba. Ci saranno molti cambiamenti perché ho cercato di renderla diversa dall'originale e dalle altre stroie. Adesso sta a voi giudicare.
-Elena

The Beauty and the Beast h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora