Capitolo VII - Malfoy

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Un vento freddo agitava le fronde più alte degli alberi, le cui foglie ormai ingiallite dall'autunno frusciavano e crepitavano al di sotto di un cielo grigio e minaccioso. Un velo opaco di nuvole navigava leggiadro sopra l'accampamento dell'Ordine, piangendo una pioggia sottile che trafiggeva la superficie del lago con piccoli aghi implacabili. Le sponde ghiacciate cominciavano a sciogliersi al tocco di quelle dita, creando rigagnoli fangosi sulla riva.

Draco osservava la cortina d'acqua che cadeva fitta dal cielo, dentro gli occhi pensieri impalpabili. Si riparava sotto i rami ombrosi di quell'albero che era diventata la sua casa; le mani in tasca e la schiena mollemente poggiata sull'ampio tronco, sembrava quasi essere parte integrante della vegetazione.

Hermione impiegò qualche istante ad individuarlo, al di là del velo di pioggia. Gli si avvicinò lentamente, concedendosi il vizio di un incedere lento e pacato, sereno, e regalandosi poi un attimo per osservarlo meglio.

I capelli biondissimi gli ricadevano sulla fronte, stranamente scomposti, e il viso affilato, più pallido del solito, era rivolto verso il lago, immobile come una statua. I vestiti sgualciti con cui l'avevano catturato, ormai logori e sporchi in più punti, gli ricadevano mollemente addosso, accentuando l'asciuttezza del suo corpo.

« Che vuoi? » La sua voce, stranamente pacata nonostante il distacco gelido con cui aveva parlato, la fece sussultare. Hermione realizzò con qualche istante di ritardo che i suoi occhi la stavano scrutando.

« Ti ho portato la zuppa » Avrebbe voluto che la sua voce suonasse ferma e sicura di sé, ma al suo orecchio giunse solo un pigolio. Sperò che il tuono che aveva appena rimbombato in lontananza attutisse quella sensazione, ma il sorriso sghembo che si disegnò sul volto dell'altro le fece capire che non era così.

« Intendo dire che vuoi davvero, Granger » Draco incrociò le braccia sul petto, gli occhi scintillanti di divertimento.

Hermione emise un sospiro infastidito, mentre poggiava a terra la ciotola che gli aveva portato, opportunamente incantata perché la pioggia non potesse intaccarne il contenuto.

« Non lo so, Malfoy. Dimmelo tu » Puntò gli occhi scuri su di lui con decisione, lo sguardo determinato di sempre a brillare oltre la penombra di quel giorno piovoso. « Ieri sera sei venuto a cercarmi, e non credo che tu l'abbia fatto solo per dirmi che ti infastidiscono i Babbani »

Una saetta tagliò il cielo a metà, in silenzio. A Hermione sembrò di vedere un lampo di luce negli occhi del ragazzo, ma si convinse che era stato solo un gioco d'ombre quando un ghigno fastidioso tagliò il suo volto bianco. Un tuono esplose in lontananza, compagno in ritardo del fulmine di prima.

« Cerco di strapparti informazioni, Granger, e tu sei così stupida da non capirlo » disse con voce ricolma di risentimento, quasi sputandole in faccia quelle parole. L'angolo della bocca di Hermione si alzò verso l'alto.

« O forse lo stupido sei tu, che non hai ancora capito che non uscirai da qui fino alla fine della guerra » La sua voce era pacata e serena, nonostante la velata minaccia insita nelle sue parole.

« O fino a quando sarete tutti morti » precisò Draco con una pedanteria che non gli apparteneva, uno scintillio divertito e vagamente malvagio negli occhi grigi. La giovane strega si strinse nelle spalle. Il suo silenzio era un modo implicito di dargli ragione senza però regalargli la soddisfazione di farlo davvero.

« Io invece penso che tu ti senta semplicemente troppo solo » considerò Hermione, senza dare alcuna particolare inflessione alla sua affermazione, come se volesse riservare a lui il compito di interpretare ciò che aveva appena detto. Draco, per tutta risposta, emise uno sbuffo simile a uno sghignazzo divertito.

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