Capitolo IX - Il prezzo da pagare

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Quando Gennaio finì, Febbraio cominciò nel silenzio. Di tutte le ore rubate a quell'esistenza sempre uguale, a quella vita fatta di spazi angusti e povertà, condannata al castigo di una luce fallace, quelle che Dracopreferiva erano senz'altro quelle passate con Hermione. Tuttavia, da quando aveva deciso di allontanarla, lui, per lei, sembrava aver smesso di esistere. Non era sicuro di aver fatto la scelta giusta, perché la sua mancanza si era fatta ancora più dolorosa, dopo aver conosciuto la sua presenza, e in più gli sembrava di vedere una luce asfittica, quasi ferita, negli occhi della ragazza, quando si azzardava a guardarla, a provocarla, a parlarle. Sentiva il peso della sua decisione premergli nel petto, nel tentativo di stanare quell'amore che gli si era annidato nel cuore e che faceva più male di tutto, eppure non poteva dirsi del tutto pentito. Era una delle poche scelte che Draco aveva preso in totale autonomia, senza spinte esterne e privo di condizionamenti; soprattutto, cosa ancora più importante, era l'unica scelta che aveva preso per altruismo, e non per se stesso com'era solito fare. Era una sensazione nuova, strana e bellissima al tempo stesso, ma pungente e dolorosa come non si sarebbe aspettato. Combattuto tra il desiderio di avvicinarsi a lei e la consapevolezza di doversi mantenere coerente con la sua decisione, Dracocontinuava a vivere in un purgatorio senza via d'uscita. Talvolta le si avvicinava, apriva la bocca e poi le sbadigliava davanti con sfacciataggine, come se lei fosse un fastidio: l'intenzione era quella di parlarle, perché ne sentiva il bisogno, perché nonostante sapesse di aver fatto la cosa giusta non poteva esimersi dal desiderare quella sbagliata. Qualche volta, invece, le parlava davvero: erano per lo più insulti, offese pungenti e qualche volta persino feroci, perché lei, chiusa nel suo silenzio, sembrava irraggiungibile quanto la fine della guerra.

Draco non lo sapeva ancora, ma stava cominciando a intuire il costo delle decisioni: le scelte prese in totale autonomia, con volontà e per giustizia, non sono mai indolori, e lui lo stava imparando a sua spese, pagando il prezzo che quell'amore gli stava chiedendo.

Hermione, dal canto suo, preferiva il vuoto lasciato dall'amarezza della solitudine, piuttosto che la beffa dolorosa che aveva dovuto sopportare fino a quel momento. In fondo, Ginny aveva ragione: perché sopportare offese e insulti da un ragazzino arrogante che aveva a cuore soltanto se stesso? D'altronde, lei non poteva immaginare che l'amica avesse uno sguardo più lungo del suo, e che avesse intuito, per caso o per destino, da lontano, più di quanto non avesse capito lei standogli accanto.

Lo osservava, Hermione, da lontano e di nascosto, segretamente attirata da lui per una motivazione che le rimaneva oscura e che tuttavia la spingeva a stargli lontana. Aveva anche altri pensieri, questo è ovvio, perché la guerra si stringeva attorno a loro con una morsa spettrale e tangibile, e la campana di vetro che avevano costruito, e che li isolava dal mondo esterno, non sarebbe durata in eterno. Lo sapeva bene, lei, che cominciava già a perdere le memorie della vita considerata normale. Quello che c'era prima, la vita precedente alla guerra, sembrava solo un bellissimo sogno: aveva la consistenza eterea e impalpabile di una speranza infranta con il dolore di un risveglio crudele. Ricordava a stento il sole di giugno, la brezza del parco, l'odore di carta e inchiostro, la frustrazione per un brutto voto, l'effluvio dei sotterranei. Erano tutte cose che aveva dimenticato, che le sembrava di non aver mai vissuto. Forse, cercava di convincersi, era per questo che tendeva verso Malfoy con la spasmodica ansia di una scolaretta alle prese con i primi esami: lui era quanto di più vicino alla normalità avesse, quanto di più simile alla vita prima della guerra.

Non sapeva, Hermione, che era un sentimento totalmente diverso a guidarla verso Draco, ma il sospetto aveva già cominciato a crescere in lei, come un albero ingombrante che faceva strisciare le sue radici fastidiose e inarrestabili nel ventre della terra – nel cuore di Hermione. I semi di quella pianta erano terribili e cattivi, sarebbe stato necessario estirparli subito. Invece lei non li riconobbe e li lasciò crescere, permise loro di infestare il suo cuore, trapassandolo con le sue radici. Quando lei cominciò a capirlo, era già troppo tardi per sbarazzarsene.

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