Spin-off: Sinistri silenzi.

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San Valentino, Roma, 2026.
[L'ombra di un uomo/L'ombra di una donna.]


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«Pronto?»

«Ciao, Adela.»

Aveva avuto quel nome, una volta. Strinse la presa sul telefono guardandosi attorno: era sola nello scarno appartamento, ma una delle sue ombre corse a nascondersi in un'altra stanza.

Ci fu un lungo silenzio e sembrò che nessuno avesse fretta di riempirlo. In verità la ragazza che una volta si era fatta chiamare Adela stava valutando se fosse più saggio riagganciare o meno.

Alla fine disse: «Questa sì che è una sorpresa.»

«Sono sempre stata una persona imprevedibile.»

«Sul fatto che tu sia davvero una persona ci sono degli studi discordanti.» La ragazza strinse la presa sul telefono, in attesa.

Dall'altra parte la voce inspirò infastidita: «Un "grazie per il pensiero" sarebbe gradito.»

«Grazie per avermi chiamato nel mezzo della notte?»

«Perdonami... il fuso orario.»

Non è nel Paese, era un'informazione non da poco. Quella voce poteva essere stata dietro di lei, in qualsiasi momento, con un viso che non gli apparteneva davvero.

«Dove vi trovate?»

«Io e lui intendi?» La voce rise rivelando tutta la sua vena maligna «Vorresti saperlo non è così?»

«Io torno a dormire.» Stava per riagganciare ma la voce la fermò.

«Congratulazioni per la laurea in medicina, dottoressa.»

«Non avresti dovuto saperlo.» Le loro strade si erano separate molto tempo fa, e con quella parte della sua vita lei non voleva avere più nulla a che fare.

«Andiamo, tratti così male tutti i fantasmi del tuo passato?» La ragazza pensò a un altro San Valentino, a un altro incontro inaspettato e fu tentata di rispondere affermativamente.

«Adela ... Andiamo, parla un po' con me.» Non c'era niente di dolce in quella richiesta, anzi. Pareva il sibilo di un serpente. Un gatto che gioca con il cadavere di un topo. Una bestia che digrigna i denti.

«Non mi chiamo più così, e tu devi saperlo... se sei riuscito a rintracciarmi. Come fai a sapere che mi sono laureata?»

«Sono molto interessato a quello che combinate voi tre, lo sai bene: abbia un conto in sospeso.»

«Non credi sia arrivato il momento di andare avanti? La cosa ormai è chiusa.»

«Io sono morto!»

«Mi dispiace» disse, con voce atona. Si sedette su una sedia a osservare il traffico della capitale. Era una delle ultime sere in cui avrebbe potuto farlo: stava per partire, stava per seguire quello strano primario che tanto aveva insistito per averla con lui. Roma era una città accettabile, ma cambiare aria era la scelta più logica. Lo aveva imparato dai suoi genitori: bisognava sempre essere pronti a fuggire.

«Molto divertente, davvero.»

«Come se la passa Viper?» domandò lei, osservando un'ombra scura.

«Perché non chiedi come me la passo io?» La voce continuava a canzonarla, e lei ebbe voglia di chiudere la conversazione. Ma probabilmente questo non sarebbe stato sufficiente a fermarlo.

«Avevo sperato che foste morti entrambi in questi anni.»

«Pensavo che tra noi ci fosse chimica.»

«Pensavo tu volessi uccidermi.»

«Una cosa non esclude l'altra.»

«Beh, sai dove mi trovo. Perché non vieni?»

Di nuovo la voce rise, pregna di malignità. «Sarebbe bello non è così? Mi domando spesso come sarebbe toglierti la vita, cosa proverei io e cosa proveresti tu.»

«Dovresti prendermi, prima.»

«Sempre pronta a stuzzicare, non è così?»

«Vorrei parlare con Viper, pensi sia possibile?»

«Non sarebbe carino, cacciarmi dopo tutta la fatica che faccio per apparire. E poi per cosa mai vorresti parlare con lui? Per sentire della sua vita perfetta? Ammettiamolo: tra tutti voi è quello che meglio riesce a fingere.»

Avrebbe mentito se avesse detto che non aveva mai immaginato cosa ne fosse stato degli altri, perciò domandò: «Come se la passa Viper?»

«Ci sposiamo» rispose la voce dopo un attimo di esitazione.

«Tu e lui?»

«Noi e lei!» Passò nuovamente un lungo silenzio, ma poi la voce riprese. «Glielo ha chiesto poco fa, mentre pranzavano. Il giorno di San Valentino, non è romantico? Non vogliono farlo subito, no, aspetteranno ancora un po', ma conosci Viper: è un tale ingenuo.»

«Fortuna che ci sei tu a proteggerlo.»

«È l'unica cosa che posso fare.»

«Potresti scomparire» consigliò lei con la solita voce inespressiva. Era come vedere la superficie ghiacciata di uno stagno: tutto rimaneva uguale.

«Vorrei essere lì, per stringerti le mani al collo.»

Era stata una lunga giornata: prima la discussione della tesi, poi le foto con i pochi compagni che si erano sentiti di andare ai festeggiamenti. Ora era a casa, a impacchettare quello che le sarebbe rimasto della sua vita. Guardò la tesi accuratamente rilegata, sopra in scritta oro risaltava la nuova lei: Anastasia Chanova.

Pensò a Evan e allo sfregio che lo aveva portato da lei quella notte, a Queen che non aveva mai più sentito. A volte aveva intravisto una ragazza gracile col viso da bambola e l'andatura sicura e aveva creduto, aveva pensato, "Eccola". Ma non era lei, non era mai lei. Ovunque fossero finiti quei magnetici occhi verdi, non erano a portata di incontro.

«Dovresti permettere a Viper di godersi questa giornata, sembra importante.»

«Lo sai, non è così?»

«So molte cose.»

«Non vi ho mai abbandonati, nessuno dei tre. E un giorno il mio viso sarà l'ultima cosa che vedrete.»

«Il viso di Viper vorrai dire.»

Dall'altra parte della cornetta una figura muscolosa scosse la testa. La stanza era scura, anche se all'esterno il sole batteva come un fabbro. Il telefono continuava a squillare: Lei. Lei era preoccupata perché lui era sparito senza dire nulla, e ormai erano ore che non tornava a casa.

Non ti preoccupare, pensò la figura nascosta nella stanza, presto tornerà tutto come prima.

«Dovresti avere paura di me, Adela. Ma non ne hai: non ne puoi avere. Ti sono completamente indifferente? Oh, non credo. Scegliesti me, quel giorno. Mi chiamasti e io apparsi. C'è qualcosa che ci lega.»

A legarli era un passato difficile e un folle con idee rivoluzionarie che giocò a fare Dio. «Ho fatto ciò che serviva per sopravvivere.»

«È quello che fai sempre.»

Lei guardò le valigie impilate, e non poté fare altro che rimanere in silenzio. Lui fece lo stesso.

Rimasero così a lungo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 17, 2017 ⏰

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