Capitolo 5

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Finiamo di mangiare. Mi sento veramente piena. Le bevande gassate mi hanno, letteralmente, riempito lo stomaco. Penso di scoppiare.
Per fortuna adesso dovremmo camminare qualche minuto prima di arrivare in ospedale, in questo modo potró smaltire qualcosa.
Adoro camminare sotto il sole splendente, mi fa venire nostalgia dell'estate: il mare, le passeggiate in spiaggia, le partite di pallavolo, le conchiglie. Il rumore dei motoscafi che attraversano il mare e delle onde che si scaraventano violentemente sugli scogli. Mi manca tutto, per fino quell'orribile fastidio delle spine sotto i piedi.
Ricordo la notte di ferragosto, era tutto perfetto. Una tenda, un cielo stellato e noi. Solo noi, me e David. L'abbiamo fatto per tutto il tempo, è stato indimenticabile. Forse un po' scomodo: la tenda non era poi così grande. Ogni volta che finivamo, aprivamo un pacco di snack salati, per recuperare le energie. Abbiamo anche 'brindato' con una birra. Sono riuscita a berne davvero poca, dato che la maggior parte, me la sono rovesciata addosso.
Andavamo anche in cerca di un falò per riscaldarci e mentre camminavano, io raccoglievo tutte le conchiglie che trovavo. A casa ho un grosso barattolo di vetro, dove le conservo ancora tutte. Ogni volta che lo guardo, mi vengono in mente tutti quei bellissimi momenti. È come se il tempo si fosse fermato. Se avessi racchiuso tutte le emozioni: la pazzia, la gioia, la spensieratezza di quella sera, in quella boccia.
È stato davvero stupendo, uno dei giorni più belli della mia vita.
Immagino già la prossima estate, tra qualche mese, saremo ancora noi due, sempre e solo noi.
I miei pensieri vengono interrotti dalla telefonata di mia madre:

<Quando torni a casa? È da ieri che manchi!>

<Mamma sto con David, non voglio lasciarlo solo>

<Non sarà solo! C'è tutta la sua famiglia, stasera ti voglio a casa>

<Come vuoi tu mamma>

Mi ha pure staccato il telefono in faccia, si sarà davvero arrabbiata. Questo mi lascia un po' turbata.
Finalmente, però, vedo David e tutto passa. Adesso mi sento molto meglio e sono sicura che anche lui si sente bene, nel vedermi.
Martina si mette in mezzo, salutandolo con un bacio affettuoso sulla guancia. Non sono gelosa, so che lui non potrebbe mai a provare qualcosa per lei. La definisce 'superficiale'. Non ho mai capito cosa intenda.

<David come stai? Hai saputo della festa>

<Quale festa?>

<Quella universitaria, si terrà sabato prossimo>

<Io non potrò venire, ma Marika verrà sicuramente!>

Lo guardo male, senza dire niente. Non mi va di discutere di fronte a Martina.
Se avessi saputo prima, che portarla qui avrebbe significato questo, l'avrei sicuramente lasciata in compagnia del cameriere.
A volte, non so cosa abbia nella testa. Ma una cosa è certa: adesso David starà lì a pressarmi per tutto il giorno, convincendomi ad andare. È molto altruista, soprattutto nei miei confronti. Non mi permetterà di perdermi una festa simile, sapendo pure, da quanto tempo la aspettavo.

Comunico che andrò a casa. Voglio andare ora, per darmi una rinfrescata e cambiare vestiti. Inoltre, devo ancora lavare i capelli e non posso più tenerli in questo stato. Mi piace averli ben lisci e profumati.
Martina si offre di rimanere con David, nonostante io non glielo abbia mai chiesto. Che faccia tosta! Mi sa che dovrò cancellare anche lei dalla lista delle amicizie sincere.
Non voglio dubitare della sua buona fede, quindi per il momento non voglio pensare cose negative. Magari lo sta facendo davvero per aiutarmi: perché è mia amica.
Mi avvio verso casa.
Mia madre nel vedermi è quasi sorpresa, mi aspettava per cena. Ammetto di essere stanchissima, non è per niente comodo dormire su una sedia. Ho avuto pure la forza di andare a lezione. Non mi capacito neanch'io di questo.
Finalmente entro nella doccia. È davvero appagante, sentire il calore dell'acqua che scorre sulla pelle, dopo una giornataccia.

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