Capitolo 15

436 24 1
                                    

La serata termina nel miglior modo possibile grazie al film strappalacrime che ha scelto Lily e a Zed che ha fatto il cretino tutto il tempo guadagnandosi non so quante botte dalla sua ragazza. Tuttavia, io non riesco a dormire e sono già la tre e mezzo di notte. Mi giro e mi rigiro nel letto da almeno mezz'ora. Zed russa perciò è impossibile addormentarmi. Mi innervosisce il suono che emette. Lo sveglierei e lo prenderei a cazzotti. 

Magari potrei fare un giro, tanto per prendere sonno e per non sentire Zed. E se incontrassi James? Mi ucciderebbe. Meglio se rimango qui. 

Mentre rifletto su cosa posso fare anziché dormire il mio iPhone poggiato sul comodino si illumina. Allungo il braccio per prenderlo e quando leggo sul display il nome di Selena mi sento avvampare. Con ancora gli occhi socchiusi per la troppa luce dello schermo cerco di leggere il messaggio che dice: Matt, sei sveglio? Mi vieni a prendere?

Eh? Sta scherzando?

Le rispondo immediatamente con un messaggio da cui traspare alla grande la mia irritazione: Perché dovrei venirti a prendere? E poi, dove? Perché? 

101 27th Ave, Seattle, WA 98122, scrive. 

Di nuovo segreti? Ancora domande senza risposte. Non intendo muovermi dal mio maledetto letto. Mi sono stufato di stare ai suoi giochi. Che chiami James. Ma poi che diavolo ci fa sulla ventisettesima? Beh, non sono affari miei. Ora torno subito a dormire. Poso il telefono sul comodino e mi giro dall'altra parte. 

Al diavolo.

Mi alzo borbottando, infilo un jeans a caso e una maglia altrettanto a caso, senza accendere la luce, perciò non so neanche cosa ho indosso, potrebbero anche essere vestiti di Zed, prendo le chiavi della macchina ed esco dalla stanza. Corro verso il parcheggio sotterraneo e raggiungo la mia auto. In meno di dieci minuti sono già in strada. Se questa volta non ha una motivazione valida per avermi fatto prendere l'auto a quest'ora se la vedrà con me. Sono praticamente le quattro di notte e io sono in giro anziché dormire. Ma che ho che non va? Perché diavolo non me ne sto per i fattacci miei? 

Mentre mi dirigo all'indirizzo che Selena mi ha scritto, ascolto la musica dei Linkin Park. Mi sono sempre piaciuti, da quando avevo undici anni. Le note di Crawling risuonano in tutta l'auto. Quando, dopo pochi minuti e dopo aver immaginato tutti gli scenari possibili che mi sarei ritrovato davanti a destinazione raggiunta, arrivo vedo Selena seduta sul marciapiede, sul ciglio della strada. I fari della mia Corolla illuminano il fondo della via e la villetta, alla mia destra. Dove diavolo siamo? Non sono mai venuto in questo posto. Non conosco bene Seattle dato che sono al primo anno di università da neanche due mesi, ma sono riuscito già a girarla quasi tutta. Spengo il motore, lascio la folle e decido di scendere. Quando le sono di fronte, mi poggio alla portiera dal lato del passeggero e attendo spiegazioni. Ha indosso ancora gli abiti che aveva in biblioteca, il trucco sul viso sbavato e i capelli legati. Le ferite sul viso stonano con l'armonia dei lineamenti. Vorrei poterle chiedere chi le ha fatto questo, ma non mi risponderebbe, già lo so. L'attesa si prolunga senza che nessuno rompa il ghiaccio, perciò decido di farmi avanti.

«Che ci faccio qui?» 

Come risposta ricevo solo un suo sguardo. Il viso è inespressivo perciò non riesco a capire neanche se sta bene o male. Esasperato da questi atteggiamenti, decido di risalire in macchina, ma quando tento di avviarmi alla portiera del guidatore lei prende la mia mano. La stretta è dolce, la sua mano è fredda e senza pensarci la stringo. Sembra chiedermi un aiuto, ma io non posso fare niente per lei se non mi dice cosa le prende. Intreccio le mie dita alle sue e poi mi volto per guardarla in volto. Le guance rossate sono rigate dalle lacrime. Sento come un brivido e un pizzichio al naso. Cerco di mordermi l'interno della guancia per non piangere, ma sento qualcosa di freddo scivolarmi sul viso. L'atmosfera attorno a noi è strana, inquietante, ma dolce e romantica allo stesso tempo. Il silenzio ci avvolge, insieme ad un alone di nebbia. 

«Che succede...?» sussurro. Allenta la presa della mia mano e indietreggia, mentre io la osservo, confuso. Di tutta risposta si sfila il maglione rosa. 

«No... che fai?» cerco di fermarla ma ormai l'indumento è già a terra. Davanti a me ho la ragazza che mi piace, in reggiseno rosso di pizzo, che piange in strada. Non capisco cosa stia succedendo. Appena cerco di dire qualcosa per smuoverla lei si volta. Quello che mi si presenta davanti mi fa seccare la gola. Il respiro mi si mozza nei polmoni ed è come se le orecchie mi fischiassero. Deglutisco e allungo la mia mano verso quelle che sembrerebbero essere ferite fatte da una cinghia. Il mio cuore batte contro il mio petto, come se volesse uscire a tutti i costi, quasi mi crea dolore. Ripercorro tremando una delle tre ferite sulla sua schiena. Il rilievo della sua pelle mi fa rabbrividire. Chi può averle fatto una cosa del genere? Sono pietrificato di fronte a questa scena, faccio anche fatica a respirare. Lei è immobile davanti a me. Sospiro e raccolgo il maglione da terra per poi avvolgere Selena con le mie braccia. La stringo più forte che posso quasi da farla affondare nell'abbraccio. Le poso un bacio sulla fronte e la aiuto ad infilarsi la maglia. Prendendola per mano la conduco in macchina. Non ho idea di dove portarla, ma sono sicuro che è meglio se andiamo via da questo posto. L'atmosfera è pesante e la pressione è palpabile. Quando ho visto le ferite sulla schiena è come se mi fosse caduto un macigno sulle spalle. È una sensazione strana, di disagio. 

Mi rendo conto di non conoscere affatto Selena, non so niente di lei se non il suo nome. 

Ma con chi mi sono andato ad incasinare...? 

NO APOLOGIES ||Dylan O'Brien||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora