Helenæ.

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"Sai? Assomiglia molto a Terrence,la donna dico..."
"Beh,sì,lei è...la madre dei...dei miei bambini..."
"Oh,quindi è la mamma di Terrence e Andrea?"
"S..si..."
"E lo hai detto?"
"...non credo sarebbe giusto per loro...sapere che è per colpa...colpa loro,se la loro mamma è...è sotto mezzo metro di terra a marcire!"
Cadde il silenzio,un silenzio impregnato di lacrime e liquido amniotico.
"Io lo ricordo bene..."
"Cosa?"
"Ogni singolo momento assieme a lei,lo ricordo e non lo scorderò mai."
"Giustamente,chi si dimenticherebbe del proprio amore?"
"...tu sei ancora una bambina,come fai a sapere cos'è l'amore?"
"Beh,tutti possono amare,anche noi "bambini"."
"..."
"Comunque,lei com'era?"
"Lei? Ah,lei era una donna bellissima,piena di virtù,incredibilmente...sensibile e devota a ciò che amava,metteva così tanta passione in ogni cosa che faceva,amava tutti a prescindere da ogni loro errore.Era la donna più calma su cui i miei occhi neri si fossero mai posati,ed era il mio unico,vero,amore."
Le lacrime scorrevano sul viso di entrambi.
Sarah,per le bellissime parole usate dal signor William,e lui perché,beh,lui le aveva vissute,e non importa quanto tempo passi,il tempo non curerà mai alcuna ferita,e quando ritornano a galla i ricordi,la ferita squarcia e sanguina,come la prima volta che è stata inflitta.
Sarah,nei suoi occhi imperlati dalle lacrime,voleva conoscere altro,e glielo si vedeva bene in volto.
"I...immagino tu voglia sapere altro,eh?"
"Beh,si...ma se non vuoi..."
"Non preoccuparti,se lo desideri tanto,posso dirlo,ma non dirlo ad anima viva,chiaro?"
"Certo,hai la mia parola."
"Helenæ. Questo era il suo nome. All'inizio di tutto,noi tutti eravamo una famiglia sola,e vivevamo tutti in armonia,qui era pieno di colori,genti,canzoni,bambini da ogni parte dei cosmi si riunivano qui e ci portavano allegria,e questo ogni giorno.
Noi due ci conoscevamo fin da quando eravamo solo dei bambini,semplici bambini circondati da genti di ogni tipo: rossi,gialli,neri,viola,bianchi...
Il nostro mondo era così pieno di diversità e di affetto,e il sogno di Helenæ era,quando sarebbe cresciuta,di contribuire a far risplendere il nostro piccolo mondo.
Gli anni passarono,veloci e movimentati,a suoni di danze a canti di milioni e milioni di lingue,noi eravamo,ormai due adolescenti,ed eravamo davvero uniti,ma fu in quel periodo che riuscì a capire.
Lei era perfetta,in ogni singolo movimento che effettuava,ogni sguardo che lanciava,ogni respiro,gemito,urlo e risata che emetteva,ogni passo che compiva,ed ogni parola che rotolava via dalla sua lingua rosea,lei era ormai tutto per me.
Una bambina venuta da tanto lontano,come tutti qui abbiamo fatto,nel nostro specifico periodo storico,una bambina come me,che veniva da qualche grulla terra sperduta,o qualche ricca città, o qualche vicolo di periferia.
Da qualsiasi luogo fosse giunta,sapevo solo che era lì che il seme perfetto era sbocciato,facendo nascere uno dei fiori più profumati,belli e dolci mai creati e mai esistiti su questo misero pianeta.
Un giorno decisi di dirgli,dirgli tutta la verità,la portai fuori,lontano dalla nostra casa,su un dirupo da dove si vedevano i mille colori,sfumati tra il rosso del tramonto ed il violaceo della sera,pronta a giungere e spegnere ogni segno di vita del giorno,la feci sedere sull'erba morbida e bagnata di rugiada,mi sedetti di fianco a lei,prendendo le sue morbide mani brune,le strinsi,e cominciai a baciarle tutte,dal pollice al mignolo,lei era imbarazzata,ma compiaciuta da quel folle gesto d'amore,io presi le sue mani e gliele feci mettere sul mio cuore,e dissi "Lui batte perché esisti anche tu,ti amo,Helenæ."
Ero l'adolescente più imbarazzato e spaventato del mondo, durante quei secondi di silenzio.
Lei sorrise dolcemente,si avvicinò piano piano a me,mi baciò gli occhi,le orecchie,il cuore,ed infine,mi baciò sulla bocca. Fu un bacio meraviglioso,ed non fu l'ultimo,ci baciammo,ancora,ancora,ed ancora,fino ad unire i nostri caldi corpi assieme,in tanti,sensuali,gesti d'amore.
Finì che,lei rimase incinta,di sicuro ero contento,non vedevo l'ora di avere una famiglia con lei...poi...beh...lei è morta mentre dava alla luce  Terrence e Andrea,i nomi li scelse lei,ed io glieli assegnai al posto suo...
Ecco perché non riesco neanche a vedere i miei figli con gli occhi da padre felice,loro saranno sempre come un coltello di zucchero,conficcato nel mio cuore.
E poi,dopo la morte di Helenæ,non solo persi l'amore della mia vita,ma fui anche cacciato da casa mia,separato da gente che conoscevo da sempre,con due piccoli vampiri succhialatte,ed a quel punto tutto scomparve,i colori,la musica,ogni forma di amore,nascosta,i bambini divennero sporadici,e molti...molti muoiono anche adesso...
Il nostro mondo fu distrutto,e lo sarà per sempre."
Sarah si alzò dalla comoda poltrona in pelle nera,dove si era appollaiata,si diresse verso l'alto uomo triste,lo prese per le spalle, e lo guardò dritto dritto nei suoi occhi neri come la disperazione ormai cieca.
"Sistemare. Ecco qual'è il mio scopo,ad ogni costo,nonno."
Sarah uscì dall'ufficio,ed egli la guardò sparire,dopo che la richiuse con sè ogni traccia della fulva bambina.
"È lei. La nuova Helenæ."

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