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Il solito lunedì straziante.
Mi sono alzata, ho camminato come uno zombie fino alla cucina, ho mangiato latte e cereali e ho rischiato di caderci dentro con tutta la faccia e mi sono preparata per andare a scuola.

«Ciao amore, buona giornata!»
mi disse mia madre mentre infilava gli occhiali da sole nella sua adorata borsa Gucci.

«Anche a te mamma, ci vediamo stasera.» le risposi mettendo lo zaino in spalla per poi uscire dalla porta di casa.

Appena fuori, l'odore dei fiori invase le mie narici e qualche raggio di sole mattutino cacciò via il malumore del lunedì mattina.
Presi le mie cuffiette e mi incamminai verso la fermata del pullman ad aspettare che arrivasse.
Passarono circa due o tre canzoni prima che il pullman arrivasse e quando fui sopra dopo aver salutato Carl, l'autista, andai a sedermi nel mio solito posto in fondo rimettendomi le cuffie alle orecchie e guardando fuori dal finestrino iniziando ad immergermi nei miei pensieri.
I miei film mentali si basavano su una vita completamente diversa da quella che ho ora:
un fidanzato, tante amiche, una sigaretta tra le labbra e pochi libri tra le mani.
Continuavo a chiedermi se fosse la vita che qualsiasi ragazzo della mia età fa o se la mia andava bene così come era.
Ma non trovai risposte. Perché alla fine ognuno di noi è diverso ed io guardando le facce degli studenti sul pullman potei anche un minimo immaginarmi la loro personalità;
c'era il ragazzo che si aggiustava gli occhiali da vista sul naso mentre leggeva uno dei libri di scuola, l'altro che gli stava davanti invece si aggiustava i capelli per non fare brutta figura con la squadra.. E poi le ragazze, una più diversa dell'altra;
colei che parlava squittendo, l'altra che si sistemava la gonnellina, un'altra ancora che le guardava sognando di essere anche minimamente bella come loro e l'ultima che se ne fregava di tutto ciò che aveva intorno.
Continuai a guardare fuori dal finestrino, dopo essermi osservata un po' intorno e mi chiesi: ma sono maschere quelle che indossano o si mostrano per ciò che sono?
Non trovai risposte neanche qui e non dovetti continuare a pensare per trovarle perché era il momento di scendere e lasciare i miei pensieri tutti su quel posto.
Aspettai che scesero tutti e poi mi avviai verso l'entrata.

Come ogni mattina ad aspettarmi c'era Maddy, la mia migliore amica.
Guardava confusa il telefono, mentre i capelli color caramello erano svolazzanti sul suo viso a causa del vento.
Teneva incrociate le sue gambe magre e non degnava di uno sguardo a nessuno.

«Mad!» le urlai a qualche passo di distanza facendole alzare il volto verso la mia direzione.
Lei corse verso di me abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia.
Siamo amiche da sempre, perché le nostre famiglie sono cresciute insieme e così noi due.

«Sei pronta per chimica?» le chiesi ridendo guardandola spalancare la bocca per poi buttare all'indietro la testa per ridere.
«Ti pare che io, Madison Cooper, sono pronta per una verifica? Poi alla prima ora del lunedì? No.»
mi rispose gesticolando e prendendomi sotto braccio.

«Lo so che questa tua presa vuol dire: cara merda se non mi suggerisci ti stacco le tette e te le metto al posto delle cose che non hai» la imitai sorridendo siccome me lo ripeteva a qualsiasi compito.

«Ecco! Quindi vedi di dirmi almeno un paio di cose, per il resto chiedo alla mia compagna sperando mi suggerisca qualcosa» disse alzando gli occhi al cielo e portandomi in classe.

La porta era ancora aperta e tirammo un sospiro di sollievo vedendo che non c'era ancora il professore.
Andammo a sederci agli ultimi banchi e  aspettammo l'arrivo dell'insegnante.

«Buongiorno ragazzi» disse lui entrando frettolosamente in classe e posando la valigetta sulla cattedra estraendo tanti fogli pieni di domande da risolvere.
«Buona fortuna» continuava a ripetere mentre distribuiva i test.

Appena arrivò il compito sotto i miei occhi iniziai a leggere le domande e sorrisi vedendo di saper rispondere.
Feci la prima, ampliandola con tanti termini che mi avrebbero potuto aiutare ad alzare il voto, poi la seconda, la terza e così via fino alla decima.

«Pss..»
mi sentii chiamare da Maddy.
«Pssssss!»
un'altra volta.

«Ho capito!» le dissi esasperata.
«Quale ti serve?»

«La 7.»
«La 7 è..» dissi abbassando lo sguardo verso il foglio «.. lettera B.»

«Grazie!» mi disse mandandomi tanti baci mentre io scrivevo il nome sul foglio pronta per consegnare.

«Figurati Mad.. Ti aspetto fuori.»
«Si, a tra poco!»

Mi alzai, sistemai la sedia, presi lo zaino mettendolo in spalla e andai a consegnare il foglio al professore, il quale mi sorrise e mi salutò.
Chiusi la porta dietro di me e girandomi andai a sbattere contro una figura molto più alta e massiccia di me.

«Sta attenta ragazzina!» gridò il ragazzo di fronte a me.
Era alto, con le spalle ben formate e muscolose;
i capelli castani e gli occhi verdi con qualche sfumatura marrone.

«Scusa, ragazzino» gli dissi con il suo stesso tono facendogli formare un leggero sorriso malizioso sul suo volto.
A quel punto mi girai e lasciai lui e la sua maleducazione in quel posto, dirigendomi in libreria dove avrei aspettato Maddy.

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Buongiornooo!
Ho aggiornato dopo tanto tempo e mi scuso profondamente.
Volevo dirvi che oggi, se ci riesco, vado avanti per un paio di capitoli quindi amatemii 💘🍵

Fai con me il prossimo sbaglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora