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Svegliati, svegliati Clarissa.

Gli occhi rimangono chiusi e solo l'udito, se pur al minimo delle proprie possibilità, è collegato al mondo esterno.

Rumori indistinti, passi, uomini di corsa.

Svegliati Clarissa, coraggio.

Percepisce l'eco di spari in lontananza, qualche grido, un ordine impartito e una risposta obbediente.

La polvere nel naso si infiltra sino al cervello, mescolata al sangue rappreso e un moto di nausea e disgusto la fa tornare al mondo assieme al suo udito.

Un uomo è chino su di lei, vorrebbe divincolarsi, ma non ci riesce.

«Ammazziamola!», dice proprio così, ammazziamola, ma c'è qualcun altro lì vicino, e interviene, «no, potrebbe esserci utile»

«non dirai sul serio? Lo sai chi è, vero?»

«noi non uccidiamo le persone a sangue freddo», ribadisce l'uomo in piedi,

«lei non è una persona, è un mostro!», contrattacca quello chino su Clarissa, con un ginocchio le tiene ferme le gambe. Non ce ne sarebbe bisogno,

«i mostri sono gli uomini che uccidono i loro simili per interesse o per pura e semplice crudeltà, i mostri sono quelli contro cui ci siamo ribellati e sono anche quelli che vogliono sterminarci, ma noi non uccidiamo le donne inermi e chi non può difendersi, noi non siamo mostri. Vero?», l'uomo a terra non risponde, si alza e l'altro gli mette una mano sulla spalla ammorbidendo il proprio tono di voce, «non dobbiamo diventare come loro. Non sappiamo niente di lei se non voci o storie. Tutti si meritano un'occasione. Coraggio portiamola al riparo, qui non è ancora finita.».

I due portano il corpo inerme e semicosciente di Clarissa dentro una specie di carro corazzato, mentre la sabbia e la polvere vorticano tutto intorno, sollevate e stuzzicate dalle potenti pale di vecchi elicotteri che rombano come leoni volanti.

Quello che sembra avere più autorità dice all'altro di chiamarlo nel caso lei si svegliasse, «tienila d'occhio, ricorda, in ogni caso potrebbe tornarci utile»,

«già, o ammazzarci tutti, comunque io sarei il primo, Ics».

Ics esce.

Clarissa è distesa sul freddo metallo di un anonimo mezzo militare immerso nel pieno di una battaglia o di qualunque cosa possa essere. L'uomo che è rimasto con lei vorrebbe non essere lì, gli scoccia rimanere fermo con le mani in mano invece di brandire un'arma qualsiasi e rendere fiero se stesso in battaglia.

Si chiama Ector e se fosse stato per lui Clarissa sarebbe già morta non troppo tempo fa. Ector cerca di darsi pace e inizia a fissare Clarissa, l'osserva.

E' bellissima, fredda e calda allo stesso tempo, dai lineamenti perfetti e taglienti come coltelli. Il suo corpo sembra modellato nell'argilla, sinuoso, sensuale e scattante, tonico. Osservandola ne è attratto, ma Clarissa è come un vaso che contiene gioia a paura e che si può desiderare di aprire e temere che ciò accada.

Forse non si sveglierà più, pensa Ector, forse si sveglierà e non le andrà giù di trovarsi lì dentro con uno sconosciuto.

Ector si avvicina, si avvicina moltissimo al volto di Clarissa, inspira e nonostante la sporcizia, il sangue e l'odore di guerra, sente, percepisce il suo profumo.

Un sorrisino malizioso si affaccia sul volto del soldato.

Si avvicina sempre di più e con le labbra sfiora quella della ragazza.

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