4 (cinquant'anni prima)

31 4 19
                                    


Clarissa era seduta al bancone di un locale affollato, la musica pompava nelle orecchie e il barman faceva volteggiare bottiglie colorate e lanciava sguardi ammiccanti alle giovani clienti.

Il suo vestito era fuori luogo e non si addiceva per nulla al posto in cui era, le dava l'aria di essere un pesce fuor d'acqua. Tra le mani stringeva un bicchiere pieno solo a metà, forse era già sbronza. I suo capelli erano neri corvini, di un nero profondo e gli occhi scuri e bui come un pozzo senza fondo.

L'idea generale che dava era quella di essere una ragazza bellissima e impacciata, tutto sommato goffa e spaesata. Le si avvicinò un ragazzo, si sedette di fianco e ordinò da bere. All'iniziò sembrò non essersi nemmeno accorto di lei, ma poi si girò verso di lei e la squadrò da capo a piedi prima di rivolgerle la parola.

«E' la prima volta che vieni qui, non è vero?», lei si girò verso il ragazzo, quasi sorpresa che qualcuno le avesse parlato e fece cenno di sì col capo,

«sei con qualcuno?»,

«no» disse in maniera timida, «sono sola, ma...., forse è meglio che vada, io..»

«stai tranquilla, non mordo». Clarissa fece un sorriso sgraziato e poi bevve tutto d'un fiato, con il risultato di riuscire a stento a trattenere la tosse mentre le si velarono gli occhi.

«Ed è la prima volta che bevi dell' alcool. Forse è meglio se non ne bevi più» e così dicendo le prese il bicchiere, sfiorandole la mano, indugiando nel contatto, e lo posò sul bancone. Il ragazzo era affascinante, lo sguardo intenso e il fisico possente.

Era senza dubbio un bel ragazzo, uno di quelli che fanno girare la testa alle liceali, e Clarissa sembrava ancor più imbarazzata di fronte a lui.

«Sei molto bella, ma sembri anche sconvolta, non ci voglio provare stai tranquilla, ma se ti va possiamo fare due chiacchiere. Cosa ne dici?» e la guardò dritta negli occhi. Clarissa esitò un istante, ma poi disse di sì.

«Come ti chiami?» gli chiese

«Michelle» e allungò la mano verso di lui come se fosse una specie di incontro di lavoro, lui rise e gliela strinse, «piacere Michelle, io mi chiamo Marcel», e lei cercò di ritrarla prima possibile mentre Marcel sembrò volerla trattenere,

«sei diventata rossa, non volevo metterti in imbarazzo. Scusami. Allora dimmi, cosa ci fai qui?»

«io... in realtà non lo so. Non avevo voglia di starmene in casa, la mia coinquilina e io... e allora ho deciso di uscire, ma è stata una pessima idea»

«sei un tipo strano, in senso positivo. Si capisce che non sei il tipo per questo genere di locali, ma potresti esserlo. Potresti essere il tipo per qualsiasi tipo di locale, credimi. Hai parlato di una coinquilina, ti ha dato buca?»

«no, no. Lei e io siamo molto amiche, eravamo»

«mi spiace, cosa è successo?»

Clarissa trovò il coraggio per guardarlo negli occhi, come se volesse rivelare qualcosa di importante e fosse indecisa,

«se ti va di dirmelo, è ovvio», Clarissa abbassò il capo come se fosse schiacciata dal peso di un dolore troppo grande,

«stai tranquilla, rilassati Michelle» allungò una mano verso il viso di lei e le sfiorò il mento sollevandolo delicatamente, riportando gli occhi verso di lui

«non ci conosciamo e non devi rivelarmi i segreti della tua vita, ma se ti andasse di confidarti io ne sarei contento, alla fine della serata ci saluteremo e ogni uno se ne andrà per la propria strada.», poi ordinò da bere per lui e qualcosa di analcolico per lei,

apocalypsisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora