Nonostante riuscii ad addormentarmi, quella non fu una notte bellissima. Infatti prima di appisolarmi passai vere ore d'inferno, Oltre alla colpa del materasso scomodo, che, ad ogni movimento che facevo cigolava e rumoreggiava, si aggiunsero una marea di sogni e pensieri nostalgici, che tormentandomi non mi fecero restare tranquillo. Ma per mia fortuna, o sfortuna non sognai solo le verdi campagne che mi ospitavano prima o le vecchie amicizie, riuscì perfino a sognare Quella bambina che vidi la sera prima. Era così grazioso il suo sguardo, mi frullava per la testa senza darmi tregua, senza infastidirmi però, sembrava quasi volesse armonizzare quell'intera confusione che avevo in testa. Forse quello fu l'unica riflessione piacevole, era forse dunque lei il primo passo per farmi piacere questo luogo? Se era così dovevo conoscerla, ma del come o quando iniziare non ne avevo la minima idea, infatti non ci diedi molto peso, avevo troppo sonno per poter iniziare e concludere un pensiero di senso compiuto. Le uniche idee fondate che mi vennero quella notte furono quelle di cambiare materasso l'indomani e magari aggiungere una coperta. Fortunatamente la notte passò e io mi svegliai, come pensavo mi ero del tutto scordato di quel volto misterioso. La prima cosa che feci fu andare a guardare fuori dalla finestra, apri le persiane e difronte a me si celava un immenso mare di nebbia. Non riuscivo neppure a scorgere l'altalena appesa al'albero, si riuscivano solo ad intravedere i fari della strada ancora accesi. Venni più tardi sciolto dal'incantamento che avevo per quel inconsueto panorama da mia madre, che mi chiamava affinché venissi a tavola per fare colazione. mi voltai andai poi scalzo verso il comodino e Misi le pantofole e infine scesi al pianterreno dove li mi aspettava il solito babbo con la pipa e il giornale, strapazzato sulla poltroncina mi salutò,
-Buon pomeriggio Edward.-
Accennai un saluto con le ciglia, ma mio padre non la prese molto bene. Posò il giornale e con la sua costante delicatezza si tolse gli occhiali dal naso e li mise nella custodia poi esclamò nuovamente
-Ho detto, buon pomeriggio Edward!-
Mia madre notando la scena lo fulmino con lo sguardo alzando le spalle e mostrando un volto di incomprensione per quell'atteggiamento rivolto. Io, senza neanche voltarmi per guardarlo gli risposi
-ciao-
con un enfasi che neanche un bradipo. Sempre più irritato mio padre si alzò di scatto facendo quasi cadere la poltrona su cui poggiavano le sue natiche, guardai l'oscillazione della poltrona sperando cadesse, ma con mia forte delusione riprese l'equilibrio, poi alzai lo sguardo, mio padre mi stava puntando il dito contro, non appena notò che gli stavo dando attenzione iniziò a blaterare
-Neanche ci si degna più di un saluto normale in questa casa!?-
esclamò un ennesima volta. Io che nel mentre avevo preso una brioche lo guardai e ribattei
-Beh magari in questa!- Mi sentì al quanto soddisfatto di quella risposta che gli avevo dato, anche se sapevo che stavo solamente gettando legna da ardere sul fuoco. Mio padre infatti venne colto dall'ira prese la sua pipa e nuovamente me la puntò contro dicendo
-Pensi che sia un gioco questo Edward!?-
A quel punto non ne potevo più, purtroppo non riuscii neanche a dare un morso a quella appetitosa brioche che la rabbia me la fece stringere fra le mani facendo fuoriuscire la farcitura che c'era al suo interno. Poi la buttai in terra e feci per andarmene ma mio padre mi fermò ancora, prendendomi per una spalla. Mia madre, sempre più perplessa guardò mio padre e gli gridò contro
-Ma ti sembra il caso? Già è difficile per tutti, devi anche complicare le cose??-
Mio padre si voltò di scatto e la guardò con dei occhi innocui come se fosse stata lui la vittima spalancando la bocca e iniziando a balbettare
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Amare per gli altri
ChickLitHo imparato a sognare, ho imparato a perdere, ho imparato a non arrendermi e continuare, ho sbagliato e poi mi sono corretto, ho imparato che se non riuscivo a completare un compito era solo per il fatto che non mi impegnavo abbastanza, ho imparato...