4 Ricordi

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A volte gli incubi ti dilaniano l'animo così profondamente che ti pare impossibile smettere di soffrire, quanto basterebbe aprire gli occhi e ricominciare a vivere.

Ci sono giorni in cui ti svegli e ti senti triste.
D'un tratto, senza alcun motivo, le lacrime strariparono dai miei occhi. Il vaso del dolore si stava riempendo troppo e stava per traboccare. Questi erano i segnali!
Quelle perle di dolore rigarono il viso e gli occhi bruciavano, come trafitti da mille spilli.

Lui mi mancava e non riuscivo ad arrendermi all'idea di averlo perso.
Per distrarmi indossai le cuffie e cominciai a canticchiare tutto ciò che capitava. La sfortuna volle che si susseguissero solo canzoni smielate, per cui decisi di rinunciare pure alla musica. Decisi, allora, di disegnare un po'. Amavo usare la matita per definire volti e paesaggi. Questa volta pensai bene di disegnare la mia gatta, che miagolava come una matta da ore oramai, bisognosa di coccole.
Misha, la mia gattina, era un gomitolo di tenerezza e io adoravo le sue fusa. Riusciva a farmi sentire importante e questo mi faceva star bene.
L'accarezzavo mentre cercavo di imprimere sul foglio ogni particolare: il suo bel pelo lungo bianco, i suoi occhi cristallo e il suo tenero nasino bicolore.

All'improvviso sentii il telefono squillare.
«Pronto Daria, tutto bene?»
«E quanto ci metti a rispondere? Comunque sii sincera. Si è notato?» mi chiese a bruciapelo, stranamente preoccupata.
Ovviamente si riferiva al suo comportamento 'amichevole' nei confronti di Davide.
«In verità neanche un poco!»
«Che fine hai fatto in questi giorni?» domandai preoccupata.
«Ho litigato con Vittorio» rispose con una strana freddezza.
Vittorio la trattava male, e non capivo perché lei si ostinasse a voler stare con lui. La cosa più brutta era che lei cambiava in sua presenza. Diventava debole e rispondeva male.
Era evidente che dovesse rompere con lui per star finalmente bene con se stessa.

«L'hai lasciato finalmente?» esultai.
«Volevo, ma non ci riesco» biascicò per non farsi sentire.
«Daria, tesoro mio, sai come la pensiamo io e Flavio. Basta soffrire» decretai solenne.
Cercavamo di convincerla da troppo tempo ormai, ma non perdevo mai la speranza.
«Hai ragione, ma mi sento male per quello che ho provato per Davide» confessò e la sua voce tradì tutto il suo senso di colpa.
«Ecco appunto, mollalo e basta. Trascinate questa storia da troppo tempo ormai» cercai di farla ragionare, battendo su un valido motivo.

«È difficile rinunciare a lui. Ogni cosa vissuta con lui ha contribuito a creare la donna che sono. Con lui ho avuto la mia prima volta. Ancora adesso la ricordo con amore. La prima volta non si scorda mai, no?»

Non era possibile che i ricordi peggiori avevano deciso di riaffiorare tutti insieme! Il silenzio prese possesso di me.
«Scusami tesoro, scusami. Non volevo riaprire le tue ferite. Sai che parlo troppo. Come stai?» domandava preoccupata avendo percepito la mia reazione.
«Non preoccuparti, ormai il cuore non soffre più. L'ho ibernato» dissi con sarcasmo.

Non era vero. Le parole come pugnali avevano sferrato colpi ben precisi al cuore morente.
Daria percepì dal mio silenzio che qualcosa non andava.
«Tesoro mio devi far qualcosa. Dobbiamo trovare il modo di dar sollievo alla tua anima e salvare il tuo cuore» decretò con aria solenne.
E aveva ragione. Non avevo toccato cibo per tutto il giorno e non ne sentivo neanche il bisogno. Quando stavo male, mi richiudevo totalmente in me stessa e perdevo completamente la voglia di vivere. Per fortuna erano brevi momenti.
«Tesoro, lo sai sono una leonessa. Ho i miei momenti, ma chi non li ha?»
Quelle parole erano dirette più a me stessa che a lei.
Ed ero così che appariva a tutti, a tutti tranne che a Daria che aveva visto la fragile creatura nascosta dietro a quella maschera di vita.
«Piccola, stasera ci spariamo una bella commedia e mangiamo una pizza da me. Ok?»decise lei, ma era quello che mi ci voleva e risposi subito.
«Confermato.»
«A più tardi» si congedò lei.

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