Capitolo 9

633 27 11
                                    


 Avete mai provato la sensazione di sapere che siete ancora voi, perchè vi vedete riflessi nello specchio, ma nello stesso tempo sapere di non esserlo più come prima che vi capitasse qualche evento inaspettato?
Ecco, io lo sto provando proprio ora, dopo un risveglio che mi ha sconvolto la vita.
Se pensate che non sia seria, o che sia ancora sotto i postumi della sbornia, sappiate che non è così, mi rendo conto di non essere mai stata più lucida nella mia vita.
C'è poco da dire o da fare, perchè la verità, la tremenda verità, è una soltanto.
Mi sono innamorata di Daryl Dixon.
Ora sì, che mi sento sull'orlo di quella crisi isterica che avrei dovuto avere quando mi sono svegliata avvinghiata a lui, con solo l'intimo addosso. Così continuo a guardarmi in questo specchio, e non mi capacito di quello che vedo: una ragazza innamorata.
Il din dell'ascensore che è giunto al piano mi fa premere nuovamente il tasto del pianterreno, così le porte si richiudono e torna a scendere.
Probabilmente è l'ottava o nona volta che gli faccio compiere il percorso inverso, perchè continuo a rimbalzare tra il piano di casa e il pianterreno.
Sono sconvolta e insieme lucida.
Sono atterrita e insieme euforica.
Sono disperata e insieme innamorata.
Daryl Dixon.
Dio mio, Beth, sei cotta del primate!
E' come nei film, e voi lo sapete immagino, quando la protagonista torna indietro con la mente a tutto ciò che l'ha portata in un determinato momento, cercando di capire come sia potuto succedere.
Ecco, nella mia testa sta scorrendo il diario di quest'ultimo anno e mezzo della mia vita, dal momento in cui ho visto per la prima volta Daryl, al momento in cui l'ho visto l'ultima volta soltanto mezz'ora fa, quando mi ha salutato con un bacio leggero sulle labbra, prima di richiudersi la porta di casa sua alle spalle.
Un bacio che ha detto più cose lui, di tutti quelli che ci siamo scambiati stanotte.
Sapeva di...
Non so esattamente di cosa sapeva, ma mi è sembrato... familiare. Qualcosa che potrei desiderare tutti i giorni, il saluto sulla soglia di casa, prima di iniziare ognuno la propria quotidianità, in attesa di rivedersi poi la sera.
Din.
Sono al pianterreno, ma proprio non ce la faccio ad uscire da qui, ho bisogno di altri cinque minuti.
Tasto nove, ultimo piano e ricomincia il viaggio.
Ripenso alla prima volta che ho visto Daryl, quando le cose sono andate più o meno così.



- Ragazzina, ho bisogno di parlare con i tuoi genitori.
Quando hanno suonato alla porta, interrompendo il mio litigare con alcuni rubinetti del bagno che mi fanno ancora tribolare, credevo fosse finalmente arrivata la ragazza che condividerà con me l'appartamento messo a disposizione per le vincitrici della borsa di studio, rispettivamente di filosofia e matematica avanzata, della New York University.
Invece mi sono trovata davanti questo sconosciuto, mezzo nudo, dato che indossa solamente i pantaloni di una tuta, e per giunta apparentemente molto seccato.
- Prego? E lei chi sarebbe?
Cerco di farlo senza dare troppo nell'occhio, perciò mi appoggio alla porta cercando di richiuderla leggermente. Forse dovrei già gridare aiuto, ma lo sconosciuto potrebbe reagire a sua volta e allora non avrei più possibilità.
Mi tornano in mente le mille raccomandazioni di mio padre, che è ben lontano da qui, tra cui quella di aprire sempre la porta con la catenella di sicurezza inserita.
- Il vicino di casa, quello che stava facendo la doccia e che è rimasto senz'acqua per colpa vostra. Allora, me li chiami i tuoi genitori? Così vediamo di sistemare il casino. Nel vostro bagno c'è un rubinetto che chiude l'acqua a tutto il piano.
Effettivamente noto solo ora che ha i capelli umidi, e anche qualche goccia d'acqua sul petto... bè, sul petto nudo! Ha anche diversi tatuaggi, che fisso con un certo... orrore! Non amo molto chi decide di scrivere sulla propria pelle un pezzo della sua vita. Trovo che ci siano modi molto più consoni per preservare un ricordo importante.
- Lei non è il mio vicino di casa, perchè lui...
- Lo sono anch'io, da ieri sera, e adesso possiamo risolvere la cosa? Avrei una certa fretta. Se non ci sono i tuoi genitori, fa lo stesso, ho bisogno di entrare.
E lo fa! Ha appena varcato la soglia di casa mia!
- Mi scusi, non credo proprio che...
- Io sono Daryl... Dixon. E tu?
E tu che cosa? Sarebbe il modo di presentarsi secondo lui?
- Esca immediatamente da casa mia o chiamo la polizia!
Mi ritrovo a fissare due occhi che sembrano dire "ma sei scema?".
- Daryl! Ma che cavolo fai!
Eccolo il mio vero vicino di casa! Proprio lui avrei chiamato, trattandosi dell'Ispettore di polizia Rick Grimes!
- Ciao Beth, scusami, volevo avvisarti di Daryl, ma non ho fatto in tempo. E' lui che condividerà l'appartamento con me, l'amico di cui ti avevo parlato.
- Okay, okay...
Sto cercando di rimettere insieme i pezzi, anche del mio cuore che ha ricominciato a battere normalmente, e fisso quello che sarà l'altro mio nuovo vicino di casa.
- Daryl, sul serio, a volte penso che sei un cretino assoluto!
Lo penso anch'io, e devo averglielo appena detto con lo sguardo, perchè il cretino in questione mi fulmina a sua volta.
- Lo devi scusare, i suoi modi lasciano un pò... a desiderare, alle volte.
Rick mi rivolge quel suo sorriso aperto e cordiale, oltre che... bè, affascinante. E' un bell'uomo, senza ombra di dubbio, oltre che molto educato.
- Okay, adesso possiamo andare oltre? Vorrei finire di farmi la doccia, che cazzo! Dovrai dire ai tuoi genitori, poi, che questa cosa va risolta una volta per tutte.
Daryl Dixon, al contrario, appare proprio come un cafone rozzo e villano! Oltre che molto poco cordiale!
- Vivo da sola, veramente.
Accidenti, come si permette? Mi ha appena squadrato in una maniera... indecente!
- Perciò saresti maggiorenne?
Non so bene cosa stia pensando questo cafone, ma di sicuro mi ha indisposto con la sua insinuazione!
- Ho ventidue anni, per la precisione.
- Daryl...
Rick, sta per intervenire, ma il cafone rincara la dose.
- Ventidue anni? Ma sei sicura?
- Daryl, piantala, dai. Scusalo, non gli avevo ancora detto che sei tu che mi hai aiutato con il padrone di casa per ottenere l'appartamento.
- Sarebbe lei, la vicina di casa "in gamba e matura"? Cazzo, matura dove? E' una ragazzina!
Rick si passa una mano sul viso, forse vorrebbe spiegare, ma io ho già capito tutto. Uno che da un significato solo alla parola "matura", non può che essere un primate rozzo ed ignorante, che delle donne gli interessa una cosa soltanto: che abbiano l'età giusta per poter entrare nel suo letto.
Ho come la sensazione che sarà un inferno vivere accanto a lui, non credo proprio che potremo mai andare d'accordo!



Ed è stato così, perchè alle volte ci siamo davvero dati battaglia senza esclusione di colpi, o meglio di battute pesanti.
Come ho fatto, quindi, ad innamorarmi di qualcuno che credevo di non sopportare?
Mi rendo conto per la prima volta in vita mia, che tutti i filosofi di questo mondo non sono in grado di fornirmi una ragione valida.
"La ragione è un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionale".
Immanuel Kant, uno dei miei preferiti, forse può illuminarmi, ma sul perchè appunto non riesco a trovare una sola, maledettissima, ragione valida per cui io sia in questa situazione.
Din.
Sono di nuovo al nostro piano, perciò ripremo il tasto pianterreno.
Devo lasciare questo ascensore, prima o poi, ne sono cosciente.
Devo affrontare questa nuova giornata, l'università, le lezioni e... Edward.
La tentazione di rimanere in ascensore, a fare su e giù per tutta la vita, mi pare di nuovo un'idea molto allettante, ma irrealizzabile, perchè quando si aprono le porte al pianterreno, la vita decide di infliggermi un altro duro colpo.
- Ciao, Beth.
Non ci crederete, ma davanti a me c'è proprio Edward in carne ed ossa.
- So che potrà sembrarti assurdo, ma non potevo aspettare oltre, dovevo vedere con i miei occhi che stavi davvero bene.
Lo so, dovrei aggiornarvi meglio, sappiate solo che non gli ho mentito sui motivi che mi hanno fatto lasciare l'esposizione, sa che Daryl mi ha convinto ad andare via con lui.
- Mi dispiace davvero, Edward.
Sono mortificata, sul serio. Quello che gli ho fatto ieri sera, dopo quello che lui ha fatto, invece, per me... mi fa sentire una persona orribile.
- Non sono qui per farti sentire in colpa.
Ve l'ho sempre detto che era un uomo sensibile, e anche in questa occasione non si smentisce.
- Ora che ti ho visto, sono davvero più sollevato. Temevo che mi avessi mentito e che le cose fossero andate diversamente.
Cioè pensava che Daryl mi avesse portato via contro la mia volontà. Può anche aver avuto dei modi un pò... forzati per chiedermi di trascorrere la serata con lui, però rimane il fatto che l'ho voluto anch'io, altrimenti sarei tornata da Edward e sono sicura che Daryl, a quel punto, avrebbe rispettato la mia volontà.
- No, e mi dispiace.
Perchè non mi sta trattando come meriterei, invece di sorridermi in questa maniera... dolce e comprensiva?
- Scuse accettate.
Mi viene da piangere, perchè mi sarei dovuta innamorare davvero di quest'uomo meraviglioso.
- Posso accompagnarti in Università, dal momento che sono qui?
E' gentile come sempre, e mi procura un'ulteriore fitta di vergogna.
- Non credo di meritarmi la tua gentilezza, stamattina.
Mi sento sfiorare una guancia, e come ipnotizzata, vedo il suo viso avvicinarsi al mio.
- Io credo, invece, che tu sia una ragazza che merita questo ed altro, da parte mia.
Ad essere sfiorate, questa volta, sono le mie labbra, senza impaccio o tentennamenti, tanto che ben presto diventa il nostro vero, primo bacio.




Vicini di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora