Io sono ciò che penso che tu pensi di me?

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"L'intimità fa sì che l'aura delle due persone coinvolte si intrecci.
Quanto più intimamente si interagisce con qualcuno,
più profonda diventa la connessione
e maggiore sarà l'intreccio dell'aura."

La casa di Beatriz sembrava piena di gente. Il suono delle voci e delle risate si perdeva nel silenzio della notte. Scesero dalla macchina ed esitarono per un momento, al buio. "Sei sicuro che riusciremo a convincerli tutti?" mormorò Jago, come per rassicurare se stesso.
"Perché no? L'importante é che tu terrai le mani lontano da Raksha Sharma. In questo modo non sospetteranno neanche lontanamente che non siamo quello che diciamo di essere. Dobbiamo solo sembrare innamorati" aggiunse Diego con una punta d'ironia.
"Non vedo proprio come potrei sembrare innamorato di te" borbottó Jago di rimando.
"Cerca di sembrare come stanotte quando ti baciavo e il gioco sarà fatto."
Jago gli rivolse una risposta molto poco signorile con il dito medio e si avviò a passo di marcia verso la porta. Diego l'afferrò per un braccio. "Se entri in questo modo, penseranno tutti che stiamo giá ai ferri corti" scherzò.
"Non sarebbe mai abbastanza presto per me!" ribatté Jago sprezzante.
"Mi spezzi il cuore!" replicò Diego impassibile. "Ora entriamo sorridendo e fingiamo di essere innamorati l'uno dell'altro. Ci ricorderemo entrambi della nostra tregua, vero?"
"Purtroppo si!"
Il loro ingresso causò un allegro trambusto.
"Jago!" gridò Beatriz abbracciandolo. "Stasera sei proprio figo, lo sai?"
«Ovvio! I trent'anni sono l'etá in cui si diventa estremamente irresistibile agli occhi di una donna. Oggi mi sento proprio in forma! Donna, attenta, Potrei fare una carneficina stasera!" Poi con fare fraterno mise un braccio sopra le spalle della cugina e disse "Non preoccuparti Bea, ti mancano solo 5 mesi, e vedrai che Quando avrai la mia età anche tu diventerai spaventosamente bona. Come assicurano le riviste, apparirai miracolosamente posata, sicura di te e a tuo agio con te stessa!"
Diego fissava Jago mentre rideva tra la folla, e sentì una fastidiosa punta di gelosia alla vista di quegli sguardi fissi su quel suo corpo snello. E poi i suoi occhi... i suoi occhi... non si saziava mai nel guardarli... più brillavano e più la sua anima rideva... riuscivano a parlare anche quando non dovevano farlo. Erano come due buchi neri: entrare nella loro orbita era pericoloso, c'era il rischio di venire catturato, entrarci dentro e non uscire mai più da quel circolo vizioso. Ma davvero l'aveva trovato solo "abbastanza bello" quando l'aveva visto per la prima volta? E perché adesso era arrivato a fare questo tipo di pensieri? Perché quel ragazzo riusciva ad influenzarlo cosí facilmente? Sentiva il desiderio crescere in lui, e questo faceva acuire la sua sete. Si sentiva drogato da lui, annebbiato, indebolito. Era come se questo tipo di pressione lo staccasse dalla realtá e facesse leva sui suoi desideri più profondi e nascosti.
"Ehi, Diego! Ti avverto che Tutti sanno della vostra relazione" lo avvertì Beatriz distogliendolo dai suoi pensieri "Forse, nell'evenienza, é meglio che ti prepari a qualche brindisi e a qualche discorso."
"Hai fatto presente che non vogliamo troppo scompiglio?"
"Certo, ma non puoi impedire alla gente di essere felice per te." Beatriz sorrise "Ti sono tutti molto affezionati. Considera questa festa come una prova generale per quando porterai davvero la tua donna"
Diego cercò di immaginarsi entrare in una stanza con un'altra ragazza al suo fianco ma quando tentò di darle un volto, ecco che l'immagine di Jago prese il sopravvento. Scrollò la testa per scacciarla -Perché mi vuoi perseguitare?-
In quel momento Jago si era fermato a chiacchierare con Edoardo. Diego realizzò che con lui non era mai così allegro e rilassato. Quel pensiero lo mise di malumore. Si avvicinó a Jago e lo prese per mano, ignorando il suo sbigottimento. Dopotutto, quella sera apparteneva a lui.
Al tocco delle sue dita, Jago sentì un pericoloso brivido lungo la schiena. D'istinto gli strinse la mano e gli parve che lui ricambiasse aumentando la pressione, ma quando alzò la testa per guardarlo, il suo viso era una maschera impenetrabile. Aveva indossato un paio di calzoni chiari e una camicia bianca a maniche corte. Quell'abbigliamento informale gli dava un'aria rilassata ma non riusciva a nascondere del tutto la sua naturale austerità.
"Vieni" gli disse Diego "Sarà meglio fare un giro. É meglio farci vedere insieme."
Come Beatriz aveva previsto, tutti si accalcarono intorno a Jago per
conoscerlo e congratularsi.
"Ragazzi, fatemelo dire... siete una coppia splendida!" commentò una donna simpatica, sui cinquant'anni. "Non bisogna essere romantici per capire che voi due vi amate. Si vede lontano un miglio."
"Sì?" Diego le rivolse un sorriso educato. "Pensavamo di nasconderlo abbastanza bene."
"Oh, no! Quando due si amano sono circondati da una specie di aura, e mi è parso quasi di vederla quando tu e Jago siete entrati nella stanza."
Jago evitò di guardare Diego. "Davvero?" Poi qualcuno si rivolse a lui e chiese come si erano incontrati. Lo smarrimento stava avendo il sopravvento. Aveva la mente vuota. Si erano messi d'accordo su quel punto? "Perché non glielo racconti tu?" disse a Diego, passandogli la patata bollente.
Lui non si mostrò per niente imbarazzato. "Ci siamo conosciuti in aereo. Eravamo vicini di posto" spiegò Diego, chiedendosi cosa avrebbero detto, se avessero saputo che l'aereo in questione era decollato solo quarantotto ore prima.
"Oh, com'è romantico! È stato amore a prima vista?"
Diego non rispose subito. Circondò le spalle di Jago con un braccio e lo strinse fortemente a sé "Non proprio, ma... non ci è voluto molto, vero Jago?"
Quella manifestazione d'affetto cosí inaspettata, ebbe l'effetto mentale di un boomerang. Jago Ebbe l'impressione che il pavimento sprofondasse sotto i suoi piedi, lasciandolo sospeso su un abisso di desiderio. Le dita di Diego gli avevano sfiorato la pelle con un tocco delicato, ma a lui sembrò che vi avessero tracciato una scia infuocata.
Pensò al senso di sicurezza che provava quando gli stava vicino. Pensò alle sue labbra, alle sue dita e a quella buffa espressione che aveva quando era indeciso tra l'essere arrabbiato o divertito. Per un istante desiderò lasciarsi cadere in quell'abisso.
Erano tutti in attesa della sua risposta. Jago bevve un sorso del suo champagne. "No, non molto" confermò in un sussurro.
Vennero separati da due gruppi di persone. Jago ne fu contento, anche se la gente continuava a chiedergli del loro rapporto o del regalo che Diego gli aveva fatto per il compleanno.
Rispose vagamente. Anche una semplice domanda come quella lo metteva in difficoltá. In fin dei conti non avrebbe potuto favoleggiare su cose tipo un anello di diamanti e zaffiri o la promessa di un lungo viaggio alle Seychelles... lui non era mica una donna! E poi, cosa si regalano due uomini quando sono innamorati? E perché lui stava facendo nella sua mente certi ragionamenti cosí idioti?
Guardò Diego dall'altra parte della stanza. Parlava e sorrideva. - Sorride a tutti tranne che a me. - Era impossibile non notare il modo in cui dominava la scena. Non era più alto, robusto o vistoso degli altri, anzi, al contrario, ma aveva una qualità irresistibile, una forza e una presenza che facevano di lui il centro di ogni cosa.
Si chiese come poteva apparire agli occhi di Diego. Davvero lo considerava un ragazzo frivolo, un manipolatore o ancora peggio un elemento di disturbo? Ad ogni modo, Ormai aveva compiuto trent'anni e per nulla al mondo avrebbe voluto tornare ai venti. Fece un sorriso amaro. Era cresciuto, quella notte?

Karma: La legge del destino!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora