CAPITOLO 2

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Quella notte Zayn non chiuse occhio e Liam non rientrò.

Zayn rimase nella stessa identica posizione per diverse ore. Se ne stava lì, rannicchiato su quella poltrona, a fissare il vuoto e a farsi domande a cui non avrebbe mai trovato una risposta.

Sentiva il formicolio in tutto il suo corpo, segno che ogni suo muscolo si era indolenzito non essendosi mosso per niente. Inoltre aveva freddo. Certo, che si aspettava? Restare immobile in una gelida notte di gennaio coperto solo da una misera felpa non era proprio il massimo. Nonostante tutto si rifiutò di alzarsi e andare alla ricerca di qualcosa di caldo. Non era a casa sua, non avrebbe comunque saputo dove andare a cercare. E poi Liam, con la sua immensa simpatia, avrebbe sicuramente pensato che stesse rovistando in cerca di qualcosa da rubare. Meglio evitare.

Adocchiò per un secondo il divano, pensando di alzarsi e andare a stendersi lì ma si fece passare subito anche quest'altra idea. La poltrona, anche se scomoda, si era ormai riscaldata col calore del suo corpo. Senza poi contare che rannicchiato su se stesso poteva in qualche modo trattenere un po' di quel calore e non morire congelato.

Ben presto arrivarono le prime luci dell'alba e con essa il rumore del cancello che si apriva.
Liam fece sbattere la porta dietro le sue spalle, incurante del fatto che non fosse più solo in quella casa. Già, non era più solo in casa sua, non era forse questo il problema? Come aveva fatto a farsi imbambolare così, da due parole messe in croce? Da delle stupide rassicurazioni e da un paio di occhi acquosi? E lui che pensava di far sempre la scelta giusta. Altro che genio, era un cretino, ecco cos'era. Si era legato le mani da solo e adesso non poteva più sciogliere il nodo. Non era quello che facevano i deficienti?

Liam aveva passato la notte a bere, e più beveva, più si rendeva conto di quanto stupido era stato. E più se ne rendeva conto, più si faceva forte la voglia di schiaffeggiarsi da solo.

Lanciò le chiavi dell'auto sul mobile all'ingresso e procedette spedito verso le scale. L'unica cosa di cui aveva bisogno adesso era una doccia calda ed il suo letto. Nessun altro pensiero, nessun'altra preoccupazione.

Il suo bel piano però venne alterato in meno di un minuto. Dannazione.

Liam, che era già arrivato ai primi gradini, si fermò e pensò per un secondo sul da farsi. Doveva ignorare quell'ombra vista di sfuggita mentre entrava? Sbuffò sbattendo il pugno sul corrimano. Tornò indietro, passandosi una mano sulle tempie e si appoggiò all'uscio della porta del salone.

Quel ragazzino se ne stava ancora lì, esattamente dove l'aveva lasciato diverse ore fa. L'unica differenza era che ora probabilmente era diventato un blocco di ghiaccio.
Liam sapeva che il ragazzo si era accorto della sua presenza. Poteva facilmente notare la tensione sulle sue spalle mentre guardava fisso davanti a lui, continuando ad ignorarlo bellamente.

Osservando la sua figura tremolante si chiese se fosse il caso di fare qualcosa, ma poi di nuovo, quel ragazzino non lo stava neanche considerando nonostante si trovasse in casa sua. Perché doveva farlo lui? In fondo era una sua decisione restare lì immobile, mica lo stava obbligando?

Decise quindi di lasciar perdere e andarsi finalmente a lavare. Dopo una rilassante doccia calda si infilò direttamente nel letto con l'intenzione di farsi una bella dormita. Puntualmente appena chiuse gli occhi e cominciò a liberarsi dai pensieri gli venne in mente l'immagine di un ragazzino infreddolito e rannicchiato su se stesso. Aprì gli occhi di scatto. Non era possibile, davvero, non lo era proprio. Sbatté le palpebre più volte nel vano tentativo di cacciare via quella figura dalla sua testa. Tutto inutile ovviamente.

Serva me, Servabo te || ZIAM ITAWhere stories live. Discover now