CHAPTER ELEVEN "il rapimento"

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Ero preoccupata. Mi chiedevo cosa stessero pensando gli insegnanti nel non trovarmi o i miei amici.

Mi trovavo nella foresta proibita, con la regina più bella che avessi mai visto e un piccolo amico gioiello.

Ero letteralmente spaventata, ma qualcosa di familiare c'era nel viso della regina, aveva tratti somatici molto simili ai miei (certo, lei era molto più ben curata e bella)
e quel suo sguardo dolce mi rassicurava.

Camminavamo a passo lento, ma io ero agitata e non vedevo l'ora di rivedere Michelle e di abbracciarla più forte che potevo.

Avrei voluto acciuffare lo sconosciuto che l'aveva rapita, perché nella maggior parte delle possibilità era possibile che un farabutto avesse rapito Michelle.

Ad un certo punto arrivammo in una parte della foresta che credo nessuno avesse mai visto.

Era l'unico posto della foresta dove entrava un filo di sole e l'erba cercava di crescere verde come gli smeraldi: anche solo vedere quel poco verde in tutta quella oscurità mi rassicurava.

«Sei tu che fai tutto questo. Da quando sei arrivata qui ad Oriax la foresta cerca di crescere rigogliosa.»

Io? Io ero solo un'insignificante ragazza quattordicenne che voleva salvare la sua amica.

La seguivo da più di mezz'ora, e di Michelle non c'erano tracce.

«Ma dove stiamo andando?»
Chiesi così alla regina.
«Non lo so. Mi sto affidando al mio sesto senso.»
Disse lei.

E all'improvviso ebbi un dejavu.
Era la stessa cosa che dicevo sempre io.

Però in casi come questo, non si poteva dire di essersi affidati al proprio sesto senso.

Il mio Karjm riusciva a percepire il pericolo, perché non ci avevo pensato prima! Quindi non fu difficile trovare Michelle.

Ci avvicinammo al luogo dove il Karjm si era fermato, cioè un tronco di quercia nera cavo.

Ci infilammo nel buco, e io, abituata ad infangarmi i vestiti, quasi non mi accorsi che l'albero era umido e freddo, mi sporcai tutta.

Aiutai la regina a scendere.

Di soppiatto facemmo per aprire una porta quando...
Si levò un urlo.

Era sicuramente Michelle.

Ci avvicinammo sempre di più, di più, di più, fino a quando finalmente lo vidi.

C'era un ragazzo con in mano un coltello, che minacciava Michelle di tagliarle le ali.

E lei piangeva.

E fu lì che la regina si fece comparire uno scettro di diamante nella mano e scagliò il suo potere contro il ragazzo, che cadde a terra spinto da tutto quel potere.

Scoprimmo il suo volto.

Non potevo crederci.

Era lui, Luke. Sì, proprio il mio amico con lo sguardo ironico.
E minacciava di tagliare le ali di Michelle se lei non gli avesse dato il suo amuleto.

«Su, Michelle! Tira fuori la bacchetta!»
Le dissi ansimando per il troppo correre
«M-ma io, io non so come funziona! Ce l'ho da troppo poco tempo!»
Disse mentre singhiozzava.

Allora io mi feci coraggio, e per salvare Michelle, scoccai una freccia.
La freccia andò dritta nel petto di Luke, l'erede della stirpe dei grigi.
Ma la freccia evidentemente era speciale, magica, perché appena scoccata, Luke sparì senza lasciare tracce.

Mi cadde una lacrima. Era sicuramente morto.
«È morto vero?»
Chiesi mentre aiutavo Michelle a slegarsi. «Purtroppo questa non è che una terribile e dura verità da accettare. Il suo vero nome era Lux, faceva parte degli angeli. Un giorno si ribellò ad Hantarus e allora per tutti noi fu una sciagura, dato che lui era l'erede al trono. Continuò a vivere come angelo fin quando Xandra non vi trasformò tutti in demoni.»

«Perché allora non siete un demone?»
Le chiesi curiosa.
«Perché io sono la sorella del re Hantarus.»
Disse lei abbassando lo sguardo.
«Sono rintanata nella foresta da secoli nella speranza che un giorno io possa vivere di nuovo in pace e che mio fratello non mi uccida.»

Chissà quanto aveva sofferto.
Mi cadde una lacrima in viso, dopodiché andò a finire per terra. Come cadde sulla terra arida fece spuntare due fili d'erba verde e una peonia bianca.
«Te lo ho detto. Sei tu e soltanto tu.»
Disse la regina con un sorriso malinconico.

Michelle non si era ancora ripresa dallo shock, e ogni tanto si toccava le ali nella speranza che fossero ancora lì con lei. Ma non le era successo nulla.

Era viva e salva.

Era così sconvolta che non aveva fatto caso alla regina bianca, ma ora che si era ripresa, la guardò sgranando gli occhi e si inchinò. Poi senza rendersene conto la abbracciò, e la regina ricambiò l'abbraccio.

Eravamo quasi giunte alla scuola, quando la regina si fermò. Era giunto il momento di andarsene.
«Christine, cara Christine...un giorno parleremo di nuovo e ti sorprenderai per quello che ti dirò...»

«E comunque, la prossima volta dammi del tu»
Detto questo, con un sospiro si ritirò nell'ombra.

Poetico, vero?

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