CHAPTER SIXTEEN "il ritorno"

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Da qualche giorno cercavamo di ricostruire qualcosa della scuola, ma i risultati erano stati deludenti, così ora cercavamo un nuovo posto dove abitare, dove stare in pace.

A Michelle avrebbe fatto piacere tutto ciò, e anche a Charlotte.
«Andiamo ad esplorare la foresta oscura...»
«No, andiamo nella foresta
lucente!»
Gridavano dei ragazzi litigando.
Ma secondo me la cosa migliore da fare era rimanere lì ed aspettare un miracolo.

Al momento.

Dissi ai rimasti e ad i professori che volevo addentrarmi nella foresta oscura, da sola. Ma loro non accettarono, quindi scappai.

Man mano che mi addentravo sempre di più, la foresta sembrava diventare sempre più nera, e la visuale diminuiva ogni passo che facevo.
Nel momento in cui non vidi più nulla, sentii una voce.

«Christine, sei tornata!»
Disse la voce sussurrando. Era la regina bianca.
«Li hai sconfitti? Avete vinto?»
«Veramente...no.»
Il mio tono di voce cambiò.

«E così il tuo nome è Zahira.»
Le dissi cambiando argomento. Lei lo riprese subito e mi disse
«L'ultima volta che ci siamo viste, ti dissi che volevo dirti una cosa fondamentale. Ecco ora è il momento.»

Ero super agitata, volevo sentire cosa aveva da dirmi Zahira, cioè in qualche senso, mia zia.
Stava per aprir bocca, quando...
Si sentì lo scalpitare degli zoccoli di un cavallo, e poi di tanti cavalli. Li vidi.

Erano cavalli neri, senza testa, e i cavalieri che li galoppavano erano altrettanto senza testa.

Scappammo da lì, almeno ci provammo, dopodiché Zahira si fermò e puntò il bastone magico contro i cavalli, i quali caddero a terra. Ma i cavalieri c'erano ancora.

Zahira era troppo debole, e lì fuori c'erano migliaia e migliaia di cavalieri pronti a tenderci un assalto.
Uscii allo scoperto illuminando con le mie ali quella foresta desolata.
I cavalieri quando mi videro scapparono.

Ci ero riuscita di nuovo.
Ero così piena di rabbia che presi il mio arco e scagliai una freccia sull'albero più grande e ombroso di tutti. Quest'ultimo scomparve, facendomi scorgere un cielo azzurro e privo di nuvole.

Cominciai a scagliare frecce ovunque, su alberi, rovi, e tutti scomparvero, lasciando lo spazio ad un bellissimo cielo.

Distratta da quella meraviglia non mi accorsi che la regina non c'era più. La cercai, e stavolta fu facile trovarla, trovandomi sotto il sole pieno e in un territorio ormai isolato.

Un cavaliere aveva preso la regina bianca, e ora le stava puntando un pugnale nel cuore.
Corsi e volai, ma la distanza era troppa, e non feci in tempo a salvare la regina, che quest'ultima venne pugnalata al cuore, senza urlare, ma morendo pian piano.

Quando arrivai da lei cercai in tutti i modi di curarle la ferita, ma profonda com'era non potevo fare molto.

La regina accompagnò la sua mano al mio orecchio, avvicinò il mio volto al suo, e mi sussurrò ormai morente:

«La cosa che volevo dirti è che tu sei sempre stata l'anima del nostro popolo. Tutto ciò che vedi, Oriax insomma, è legato a te. Con le tue emozioni e le tue paure, la tua gioia, l'amore che provi per le persone, per ciò che ti circonda...sei riuscita a migliorare la nostra vita.»

«Ma allora le mie amiche?! Posso riportarle "in vita" ?»
Dissi sgranando gli occhi.
«Se vuoi, qui puoi fare tutto ciò che desideri. Anche salvarci tutti. Ma non subito. Ci rivedremo ancora, se tutto va secondo i piani.»
E con un lungo sospiro, la regina morì.

Le sue parole mi colpirono. Se Oriax era tutta opera della mia mente, allora chi ero veramente?

Volai per tutto Oriax, senza fermarmi, pensando alla pace che dall'inizio avrei voluto, e che ora era qualcosa di realizzabile. Pensai a tutte le volte che la mia falsa madre mi aveva detto che noi dipendiamo dal destino.

Pensai al volto di Luke quando parlavamo, al suo volto ironico, i suoi grandi occhi, o lo sguardo di Vicky quando le dicevo che era finito il gelato.

Chiusi gli occhi e mi immaginai come avrebbe potuto essere Oriax senza quel caos, una volta ristabilita la pace, unificati i due regni in un unico, grande, imponente regno.

Ricordai di Andrix, dei dialoghi che avevo avuto con lui, dell'amicizia a prima vista con Michelle, del volto di Eleanor e dei suoi occhi arancioni...
Di tutto ciò che avevo passato ad Oriax.

Fu lì che aprii gli occhi:
Ciò che volevo si era avverato.

Pian piano ciò che rimaneva della Devils' School cominciava a ricostruirsi, da solo, come per magia. E la scuola che era venuta fuori era un immenso palazzo, grande e bello, con cespugli di peonie bianche all'entrata e lo stemma della scuola.

Il castello oscuro pian piano si sgretolava e mia madre volava con il campo magnetico da cui era avvolta... man mano che liberavo l'immaginazione Oriax diventava sempre più bello, meno confuso, più pacifico, e pian piano anche le mie amiche e gli studenti si stavano ritrasformando in angeli, ed erano sempre più belli.

Tutto il territorio occupato dal regno di Hantarus cominciò a sgretolarsi, così come Xandra, che ormai era pazza dalla collera.

Tutto ciò significava che ora nella mia mente non vi era che pace e felicità.
Tornai dalle ragazze.
Mi guardavano commosse.

«Sapevo che ci avrebbe
salvati tutti!»
Disse Camille singhiozzando.
Ci demmo un abbraccio lungo e fortissimo, dopodiché Eleanor mi disse:
«Ehi, tu ci hai salvati, e ora otterrai ciò che ti meriti.»

«Il tuo Karjm ti riporterà a casa, e potrai tornare qui quando vorrai.»
Esclamò Michelle sorridendo.

Subito dopo mi tersi una lacrima. Non era commozione. Io volevo rimanere ancora con loro, con gli angeli.
Ma dopotutto avevano ragione.

Era ora di andare: ritornare sulla Terra.

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