Mi piaceva guardarla, camminare mentre andava a scuola, ogni mattina alle 7:40 in punto lei usciva di casa, ed io alle 7:30 ero fuori a fumare la mia solita sigaretta e ad aspettare che lei faccia la sua comparsa. Non ci siamo mai parlati, anche se il destino ha scelto lei come mia vicina da ben 18 anni. Abbiamo avuto tantissime occasioni per parlare però ogni volta che cercavo di rivolgere la parola evitava il contatto visivo, proprio come un bambino cerca di non guardare in viso il padre mentre lo sgrida per evitare di piangere. Quella piccola ragazzina mi faceva tenerezza. Ho sempre cercato di farmi notare, senza grandi successi, fino a quando la nostra squadra di basket ha vinto la finale e siamo diventati una specie di eroi per la scuola. I membri della squadra sono diventati più popolari di quanto lo erano e così sono riuscito a ottenere un appuntamento con una delle cheerleader. Non era la solita troia, ma non era neanche la solita verginella, era una via di mezzo se si può dire. Iniziai ad uscire sempre più spesso con lei e il suo gruppo, e così diventai cito parole testuali della mia ragazza "il coglione della scuola". Non ho mai capito se era un bene o un male però con il passare del tempo questo piccolo problema scomparse e fu sostituito molto presto da cose molto più importanti, come le ragazze, l'alcol e le feste. Queste erano le cose che in quel quarto anno di liceo mi preoccupavano di più. In tutto questo tempo smisi di svegliarmi presto e aspettare la piccola uscire per guardarla, semplicemente smise d'interessarmi...o almeno smisi di cercare le sue attenzioni. Non era la solita sfigata ma non era neanche una delle più popolari o belle a scuola. Evitava sempre di essere al centro dell'attenzione. Ogni venerdì se la svignava dall'ora di educazione fisica per andare sul tetto della scuola, semplicemente se ne stava lì con le cuffiette e pensava, a cosa non lo so. Certe volte rimanevo a fissarla come un ebete in classe, mentre se ne stava lì in silenzio a guardare fuori dalla finestra, con quell'aria di non so che di speciale. Quei lunghi capelli castano chiaro che vanno sul biondo le incorniciano il viso, ha una pelle chiara, ma non quel bianco cadavere ma un rosa perla che le fa sembrare la pelle di porcellana come quelle bambole tutte perfette, che restano li a guardati con quegli occhi, i suoi occhi avevano il potere di farmi impazzire. Non mi toccavano ne mi sfioravano. Ma quando mi guardavano anche se per qualche istante e di sfuggita, il mio cuore iniziava a battere talmente forte che temevo potesse esplodere, le mie labbra si curvavano in un sorriso e il mio corpo veniva percorso da un fremito, come una scarica elettrica. Quando mi guardavano mi scavavano dentro, dentro l'anima, in ogni particella del mio corpo. Avevo solo la spietata e dolce voglia di rivedere quegli occhi e tenerli ancora un po per me. E io mi sono sempre domandato come ci si doveva sentire ad esserci dentro. In ogni suo caldo, intenso, sguardo.
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Evie
Teen FictionOgni venerdì se la svignava dall'ora di educazione fisica per andare sul tetto della scuola, semplicemente se ne stava lì con le cuffiette e pensava, a cosa non lo so. Certe volte rimanevo a fissarla come un ebete in classe, mentre se ne stava lì in...