08. Aria di tempesta

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<<Sveglia, sveglia! È il grande giorno!>> Charlie mugugnò qualcosa di incomprensibile ma profondamente cattivo a Amy, che era appena entrata nella sua stanza facendo un caos incommensurabile. Era arrivato il weekend, e l'australiana non aveva aspettato altro durante tutta la settimana passata. I primi giorni nella nuova città, frequentando la nuova scuola, erano stati a dir poco traumatici per lei. Lì le sembrava tutto così oppressivo e frenetico. Le mancava la sua vita a Sidney, tutto era meno confusionario. Le sue giornate non erano mai così piene ed aveva sempre del tempo libero. Ora, quel tempo, lo doveva ritagliare tra le ore di scuola e le ore di studio a casa o in biblioteca.

<<Amanda esci immediatamente da questa stanza, perché ti posso assicurare che sarai una ragazza morta quando guarderò l'ora che segna la sveglia.>> La sua voce suonava attutita dalla stoffa del cuscino, che aveva premuto poco prima sul suo capo. La ragazza più piccola infatti non aveva aspettato nemmeno un momento per dirigersi davanti alle grandi finestre che davano luce alla stanza e tirarne le tende. Era lei che stava per rischiare di essere uccisa.

<<Amy, ti devo ricordare io che giorno è oggi?>> Brontolò Charlie, spostando il cuscino dal viso e mettendosi finalmente a sedere tra le coperte. <<Ti sembra il modo di svegliare una persona il sabato mattina? Oggi e domani sono gli unici giorni in cui potrò dormire fino a tardi e poi dovrò aspettare il prossimo fine settimana. Te lo chiedo per favore, non rovinarmi i piani.>> Cercò di intimorire la bionda minacciandola con lo sguardo, dato che il tono supplichevole non sembrava sortire alcun effetto su di lei. Ma non cambiò nulla, visto che a quel punto entrò nella stanza anche Camille, pimpante si andò a sedere sul letto di Charlie. A quel punto non aveva più senso protestare, era chiaro che nessuno le avrebbe dato retta.

<<Allora, sei pronta per la lunga giornata che ci aspetta?>> Sorrise, piena di vitalità. Poi, si voltò verso la bionda. <<Te lo avevo detto che sicuramente saremmo arrivate in ritardo. Non mi volevi credere? Ecco, ora ne hai le prove da sola. Lei è ancora a letto!>> Fece un sorrisetto furbo, magari dopotutto quel contrattempo non le dispiaceva affatto. Probabilmente neanche a lei piaceva l'idea di non poter poltrire sul divano quel giorno. Ed i programmi non erano per nulla interessanti, da ciò che aveva capito Charlie. Perché mai sarebbe dovuta andare a vedere una partita di uno sport di cui non aveva capito nemmeno il nome?

<<Fate silenzio entrambe!>> Borbottò scocciata Charlie. Aveva alzato il tono di voce in modo che le ragazze potessero sentirla anche se continuavano a rimbeccarsi a vicenda. <<Qualsiasi cosa ci fosse in programma - non so nemmeno che cosa fosse di preciso - potete sempre andare senza di me. Non vi dovete mica preoccupare per me, io ho già altri programmi.>> Sorrise, come per specificare il fatto che non stesse mentendo. Lei aveva già​ organizzato qualcosa. Ma se avesse espresso i suoi piani ad alta voce si sarebbe guadagnata un'occhiataccia di Amy. Era per questo che aveva deciso di omettere qualche piccolo dettaglio. <<Davvero, andate e divertitevi!>> Continuò quando entrambe le ragazze la fissarono a dir poco sconvolte.

<<Non se ne parla proprio! Abbiamo organizzato tutto perché ci fossi anche tu, perché potessi conoscere anche altre persone. Non puoi defilarti con così poche scuse. Ormai è stato deciso, tu ci sarai.>> Terminò in tono perentorio la bionda.

<<Volente o nolente.>> Precisò a quel punto Camille, come se fosse realmente necessario farlo. Probabilmente si sentiva solo in estremo imbarazzo all'idea di assistere a tutta quella scenetta rimanendo in completo silenzio.

E che cosa avrebbe potuto ribattere l'altra? Soprattutto dopo che si era vista togliere il piumone da sopra al corpo. Tremava per la temperatura che, nonostante l'impianto di riscaldamento acceso, non poteva proprio sopportare. E la rabbia verso quelle due non era sufficiente per riscaldarsi in quel modo.

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