Camminare la vita

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Camminando in una valle prealpina in gran parte abbandonata dai nativi e popolata di contrade semideserte,  in cui il silenzio è rotto solo da voci lontane, l'autore scopre una dimensione diversa della vita.  Meno affannata e più ricca di senso, camminare la vita....


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E questa è la comunicazione del Miur A questo link l'.
La Libera Università dell'Autobiografia in data 10 ottobre 2015 è stata accreditata dall'Ordine Assistenti Sociali - Consiglio Nazionale, alla organizzazione di eventi formativi destinati agli Assistenti sociali. E questa è la comunicazione dell'Ordine in Camminare la vita Camminare la vita
di Paolo Campogalliani

Es ist eine Medizin, ripeteva sorridendo il gestore del rifugio Locatelli.
Un'espressione da lui udita pronunciare in modo corale dagli escursionisti di area germanica, colorate comitive che facevano tappa al rifugio, impegnate in lunghi trekking attraverso le Alpi, percorsi senza interruzioni in direzione Nord Sud. Faticosi sì, ma coinvolgenti, entusiasmanti, e, impossibile non riconoscerlo, energicamente salutari per il corpo e per lo spirito.
Mi trovavo bloccato in rifugio, da un paio di giorni, causa un tempo non solo piovoso, ma insistente di nebbie avvolgenti senza mai concedere pausa ad uno sguardo curioso. Un tempo che a me non dispiace per niente, ne subisco una sorta di attrazione, un invito così prodigo di emozioni impreviste, indefinite, e non solo riservate all'udito, come fosse l'ingresso in un mondo dintorno in cui tutto sembra farsi domanda.
Ma avevo un impegno da assolvere, una persona si era unita al mio andare, ignara di montagna, ignara dei luoghi, desiderosa soprattutto di vedere... dovevo illustrarle le cime, le forcelle, i sentieri, tutto quel celebre mondo dolomitico, forse troppo noto e frequentato per le mie scelte solitamente ben più schive. C'era anche un'intuizione, quei luoghi ero l'ultima volta a percorrerli, non li avrei più visitati, era quindi un probabile addio.
Al terzo giorno potemmo riprendere, il sole da poco levato, zaino in spalla, sulla porta tra i primi a lasciare il rifugio e ad avviarsi al sentiero.
Eine Medizin, verissimo. Quali parole usare più pertinenti per alludere alle diverse esperienze terapeutiche del camminare in montagna, in lunghe traversate che costringono a restare per giorni in un ambiente d'alta quota, senza infrangere mai quella sorta di purificante incantesimo che si sente crescere giorno dopo giorno?
In una giornata luminosa d'autunno, ricordo, anni dopo, arrivai la prima volta a Cavallaro.
Fu allora che il mio vagar per monti entrò in un ripensamento, quasi una crisi. Crisi di crescita, per interrogarsi su orizzonti diversi, sconosciuti, inaspettati, forse più profondi.
Non si trattava di abbandonare le esperienze emozionanti dei giorni di trekking tra le nostre dolomiti, questo lo compresi subito. Si trattava di cimentarsi con un camminare che esplorava un'altra montagna, meno ambiziosa, senza prede da conquistare, né prestazioni da raccontare, a volte anche senza una vera meta.
Più calmo, perfino senza vere partenze, senza veri arrivi, seguendo l'invito, non per tutti certamente, ad aprirsi ad una sorta di ascolto assoluto, a farsi viandante.
Per chi giunge dal piano, c'è una vita che preme per ritrovare respiro, riscoprire il silenzio, distanziarsi da stimoli artificiali e tecnologici assillanti, ritornare ad un tempo dilatato in un ritmo più lento, secondando un incontro diverso con le cose e con gli altri, camminare può diventare una forma di vita che impronta le giornate in queste vallate.
Non solo eine Medizin per una vacanza, riflettevo pur sempre cercando, qui si coglie l'invito a camminare la vita,
Sembra stia aumentando il numero dei pellegrini che si incontrano a percorrere tratti della via Francigena, dalle Alpi a Roma. Così, non solo il celeberrimo cammino di Santiago di Compostela, ora risulta attrezzato all'accoglienza, ad esempio, anche il tratto Assisi Roma, il Cammino degli Angeli: "Camminare a lungo è un'esperienza definitiva, si cambia profondamente, non si è più come prima, camminare aiuta a liberarsi la mente dagli stress, ad accettare gli imprevisti, a non correre, a incontrare davvero gli altri, a riscoprire il respiro profondo e, soprattutto a riscoprire il silenzio", si legge in proposito in alcuni articoli della stampa, in questi giorni precedenti le ferie.
E forse il fascino del percorso tra Assisi e Roma, grande certamente, ricco di bellezze naturali, di arte, di luoghi unici di preghiera e di storia, alla fine può cedere ad un fascino ancora più grande. Al di là del discrimine tra credenti in diverse fedi, tra i pellegrini che lo percorrono, può emergere una percezione del camminare come occasione per una svolta essenziale, che interessa tutta intera la vita.
Resi leggeri, liberi dal peso di quella parte di benessere che sembra schiacciarci e rinchiuderci in noi stessi.
Camminare la vita... l'ho compreso vagando tra le tante contrade sperdute nelle valli di Posina e Laghi, nella rete di sentieri incerti e sconnessi che scavalcano i crinali e dal basso si spingono a fatica sulle creste su in alto.
Non più prigionieri di confini mortificanti, passivamente trascinati in tracciati di cui non sentiamo il senso, in balia di un affanno competitivo, ma diventati protagonisti che amano ricercare in silenzio, pur tra mille problemi e incertezze, l'intreccio delle nostre relazioni.
Camminando si incontra la solitudine, quella che aiuta a riscoprire identità aperte e dialoganti, a stabilire un ponte tra il dentro e il fuori di noi, tra il mondo di pianura e quello della valle. Un qualcosa che sembrava smarrito.
Camminare la vita.


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