MAFIA #7

337 9 0
                                    

Non ci fu bisogno che Don Attilio glielo domandasse

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non ci fu bisogno che Don Attilio glielo domandasse. "Quel giorno siamo arrivati prima dell'orario stabilito. Sono entrata dal piccolo canale sul fiume e mi sono introdotta nel magazzino. Mi sono accorta di indossare ancora gli orecchini e così li ho tolti e messi in un taschino della divisa. Uccidere le guardie e prendere i documenti nel cassettone metallico. I fascicoli dalla lettera "D" alla lettera"G". Doveva essere un lavoro semplice. Uno facile e semplice dopo tanto tempo, ma poi...". Lidia trattenne il respiro come se quell'episodio le si stesse manifestando davanti agli occhi proprio in quell'istante. Quel giorno aveva davvero temuto di morire per la prima volta in vita sua. "Poi sono arrivati quei furgoni e sono usciti degli uomini armati. Come se sapessero che di li a poco qualcosa sarebbe successo. Ho cercato di scappare, ma mi hanno pizzicato e hanno bloccato tutte le vie di uscita. E così mi sono buttata e ho iniziato a sparare. Una pioggia di proiettili si è scatenata in quelle mura, le luci si spegnevano una ad una ed è calato quasi un buio totale. Improvvisamente qualcuno mi ha aggredito e io ho risposto colpendolo con la prima cosa che ho trovato... un ferro incandescente... stavo per scappare, ma sono rimasta bloccata dalla presa di quell'uomo e la sua mano ustionata mi ha ferito la fronte e non appena mi sono liberata di lui, sono fuggita raggiungendo Sonny e... be, il resto già lo conoscete...". Don Attilio aveva cambiato espressione. Un misto tra delusione e stupore,ma ascoltava comunque e in silenzio. Un silenzio che a tratti inquietava Lidia. "Ora posso vedere Sonny?" chiese improvvisamente, gettando la sigaretta nel camino. Billy fece una strana smorfia, guardandola. "Non ancora, Lidia. Dimmi perché hai sostituito Sonny al magazzino. Perché lo hai fatto e soprattutto perché te lo ha permesso?". Lidia sgranò gli occhi guardando sia Don Attilio che Billy. Si lasciò scappare una risata, buttando indietro la testa. Rideva di gusto e persino con gli occhi. "Davvero non lo avete ancora capito?". Don Attilio la fissava attendendo una risposta, mentre Billy aveva accennato appena ad abbandonare il suo sguardo da duro, iniziando a dubitare di ciò che credeva. "Non è mai stato Sonny!" disse. I due uomini non reagivano, perplessi. Ora fu Lidia a sporsi in avanti e con una sottile aria di strafottenza esclamò "Sono stata sempre e solo io a portare a termine le trasferte, Don Attilio. Sempre!".


Quando Sonny riconobbe quel volto, gli si gelò il sangue. "Lidia, ma che cosa ci fai qui?". La ragazza lo spinse velocemente verso l'altro lato della strada, facendolo salire nella sua auto. Sonny sedeva al lato del passeggero e si teneva la testa fra le mani, imprecando come un pazzo. Lidia rimase in silenzio. Lo fece per tutto il viaggio.Comprendeva quello stato d'animo. Come poteva non soffrirne? Come non poteva sentirsi morire per quello che aveva fatto, o meglio, che non aveva fatto? Arrivati a casa, Lidia lo spogliò e lo spinse nella doccia, raggiungendolo qualche istante dopo, abbracciandolo."Lidia...". Sonny non la guardava nemmeno, ma la ragazza sapeva benissimo che cosa lui stesse per chiederle. "Lidia, tu... ".Chiuse gli occhi, battendo il pugno contro il muro della doccia. Lidia lo invitò a stare in silenzio, dolcemente. Sonny non si trattenne più e scoppiò a piangere, parlando sottovoce a se stesso, rimproverandosi. Lidia gli accarezzò i capelli, baciandolo come fosse un piccolo bambino indifeso. "Non piangere, non preoccuparti.Ci sono io qui con te e ci sarò sempre. Non temere amore mio". Il ragazzo si girò verso di lei, guardandola dritto negli occhi."Lidia, sei stata tu?". La ragazza gli prese il viso tra le mani,guardando la sua fronte, i suoi occhi, le sue guance, le sue labbra.E poi di nuovo i suoi occhi. "Io e te affronteremo tutto assieme.Dobbiamo restare uniti, per il bene di entrambi. Lo capisci, vero?" gli chiese Lidia, scrutando bene i suoi occhi. Sonny sembrava perso in un mondo che non era quello reale. Un mondo dove solamente una parola risuonava nella sua testa. Disonore. Disonore verso la mafia.Verso la famiglia. Verso suo padre che tanto aveva atteso la sua iniziazione ufficiale. "Lidia, come faccio ora... io non ce la faccio, pensavo di si ma invece..." e scoppiò in lacrime nuovamente. Lacrime che si mischiavano all'acqua della doccia e alle carezze di Lidia che continuava a coccolarlo dolcemente. "Non avere paura. Ce la faremo assieme, io e te. Abbiamo bisogno l'uno dell'altra. Andrà tutto bene, fidati di me amore mio". A quelle parole Sonny sembrò finalmente trovare uno spiraglio di pace, abbracciandola forte.

Era notte fonda e finalmente Sonny si addormentò. Lidia si girò a guardarlo per qualche secondo. Non cambiava posizione da ore e ogni tanto si girava a guardarlo per assicurarsi che respirasse ancora. Si, era vivo ed era distrutto nonostante dormisse. Il senso di colpa che avrebbe ritrovato l'indomani al risveglio lo avrebbe nuovamente travolto, ma lei sarebbe stata li per aiutarlo. Non lo avrebbe abbandonato. Sentiva che doveva farlo. Sentiva di amare quell'uomo. Sentiva una forte attrazione verso quella loro unione. Sorrise tra sé e sé, poi si voltò e finì di pulire il fucile, ponendo ogni singolo pezzo nella valigetta, chiudendo la cabina armadio.

Un solo colpo. Dal sesto piano. Aveva trattenuto il respiro e poi aveva premuto il grilletto. Dal mirino aveva visto che l'uomo era morto.Dal mirino aveva visto l'espressione di Sonny. Terrore, tristezza,un'ansia quasi palpabile. E poi la sua fuga. Un lungo sospiro di disappunto, ma poi l'amore aveva trionfato ed era corsa a salvarlo.

CONTINUA...

New Wattys 2017 - MAFIA INSIDE - Lazzarina SohlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora