Glow in the Dark - Capitolo 1

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Ero sola nella piccola spiaggia.

I miei piccoli piedi toccavano la sabbia quasi bianca, i granelli freddi procuravano un leggero fastidio, quasi piacevole se strusciati a contatto con lamia pelle pallida.

Le onde del mare s'infrangevano sulla riva, mosse dal vento che faceva scompigliare i miei capelli scuri. Il cielo era coperto da nubi grigie, sembravano velare di tristezza ciò che esisteva davanti ai miei occhi. Mi strinsi di più alla maglia che indossavo, lasciando che il vento soffiasse sulle mie gambe quasi nude.

Ero completamente sola. La spiaggia era deserta, non c'era anima viva.

E c'era silenzio.

Troppo silenzio.

Riuscivo solo a sentire l'acqua che sciabordava, il vento soffiare e i rumori dei miei pensieri.

Rimbombavando dentro la mia testa, lasciando una specie di sofferenza e di nostalgia. I miei genitori, la mia fragilità,il fatto di non avere nessuno con me, per me.

Iniziai a camminare, lentamente. Cercavo di assorbire tutte le sensazioni che quel luogo mi incuteva, cercavo di provare per un attimo a dimenticare tutto ciò che mi era successo.

Le gambe mi tremavano leggermente, forse per il freddo o forse per tutte le emozioni che in quel momento stavo provando. Tirai un calcio a qualcosa di inesistente, sollevando la sabbia che si alzò e si sparse in giro per l'azione del vento. Chiusi gli occhi, e gli riaprii subito dopo.

Dovevo capacitarmi della mia situazione e di ciò che stavo provando in quel momento. Dovevo reagire, ma non sarei riuscita a dimenticare.

Mi trovavo in una situazione troppo critica, non sapevo come e quando ne sarei uscita.Loro non c'erano più. Mi avevano lasciata, se ne sono tornati a casa, tra gli angeli.

Adesso sono al sicuro, ma non sono più con me. Come avrei fatto da sola, senza di loro?

Non riuscii a fermare una lacrima, che scese fredda e tagliente rigando il mio viso con una scia bagnata.

La lasciai cadere, il vento che mi passò addosso si preoccupò di asciugarmela in fretta. Avevo pianto troppo in quei giorni, era troppo.

Dopo il funerale dei miei genitori, dopo aver passato quasi una settimana a piangere chiusa in camera mia, mi ero recata lì per riflettere. Nessuno si era fatto avanti per aiutarmi. Dopo avermi fatto le condoglianze e tutte le paroline tristi che si dedicano solo ad un' orfanella delle fiabe, se ne erano tutti andati,lasciandomi completamente sola e guardandomi con un misto tra dispiacere e disprezzo.

Ma non ero più una bambina. Avevo diciannove anni, dovevo arrangiarmi da sola e prendere in mano la mia vita.

In quel momento il mio respiro usciva a fatica, compresso da quel peso sul cuore che desideravo togliere.

"Ce la puoi fare." diceva la mia coscienza "Ce la puoi fare anche da sola, Lauren. Non abbatterti così.". La vocina continuava a parlare, per convincermi. Sembrava darmi più forza, più determinazione.

Il destino mi stava mettendo a dura prova, e io dovevo superare tutte quelle incertezze e quei dolori che erano apparsi all'improvviso e avevano ostacolato il mio cammino.

Fissavo il vuoto, mentre pensavo. Scossi con forza la testa, per ritornare in me e capacitarmi del posto in cui mi trovavo.

Mi sedetti su un piccolo scoglio lì vicino, sedendomi cautamente cercando di non colpire innavertitamente i piccoli spuntoni di pietra e, dopo essermi sistemata alla meglio, mi chinai leggermente appoggiando i gomiti sulle cosce.

I miei shorts di jeans erano leggermente sporchi di sabbia, e spostai i granelli con un gesto secco della mano.

Sospirai con pesantezza, cercando di far uscire dal mio corpo un po' di tristezza.

Alzai la testa e ammirai il mare: le onde si stavano ingrandendo, alzandosi e infrangendosi con un gran frastuono e producendo molta schiuma, che si mescolava con l'acqua che si muoveva rapida.

Le nuvole erano diventate ancora più grigie, e probabilmente si sarebbe scatenata una tempesta. Tipico in quella stagione.

Avvertii dentro di me una specie di disagio misto a paura, forse sarebbe stata una buona idea andarmene da quel posto.

I miei genitori possedevano la casa dove vivevano e un appartamento nella piccola cittadina turistica in cui mi trovavo, e in estate attirava moltissimi turisti, merito delle meravigliose spiagge e del bel mare.

Ancora non c'era nessuno, la stagione era ancora troppo fredda, eravamo solo ad aprile.

Ero figlia unica e quindi avevo ereditato tutto dai miei genitori. Le case, i soldi, la macchina. Tutto ciò che possedevano era mio.

Seguendo il consiglio dell' avvocato, avevo venduto la prima abitazione e l'automobile, così con i soldi ricavati mi ero trasferita nell' appartamento. Era tutto successo così in fretta, non avevo avuto tempo per pensare, per capire cosa fare e per rimettere in ordine la confusione che avevo in testa.

Ecco perchè mi trovavo in quella spiaggia deserta, in quel momento.

In quella situazione non avrei mai pensato che, durante l'estate, la mia vita sarebbe cambiata definitivamente.

Spazio scrittrice:

Questo era il primo capitolo, spero vi piaccia :3

É leggermente noioso, mi sono soffermata a descrivere in che situazione si trova la nostra protagonista, Lauren, per non ripeterle poi nei futuri capitoli che saranno più lunghi c:

Mi scuso per eventuali errori grammaticali.

Lasciate un voto e magari un commento, mi farebbe molto piacere <3

Kisses :* ~E

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