Glow in the Dark - Capitolo cinque

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Muovevo pigramente il cucchiaio per mescolare il contenuto della mia tazza. Il mio posco tracciava segni circolari per amalgamare il caffè caldo con il latte che avevo versato,mentre tentavo di trattenere un lungo sbadiglio, contorcendo la bocca e assumendo un' espressione buffa. Mi ero svegliata tardi e l'orologio segnava le nove passate, e quello fu il primo giorno in cui mi sentivo fresca e riposata dopo aver passato una notte priva di incubi.

Mi ero ripresa dall'improvvisa perdita di sensi ed ero rilassata, in quiete con me stessa. Volevo seguire il consiglio di Taylor, che la sera prima si era congedata con le sue chiacchiere lunghe e veloci, martellandomi la testa con avvisi e precauzioni da seguire. La borsa di paglia con tutto l'occorrente per passare una giornata al mare era appoggiata alla gamba del tavolo in acciaio, in attesa di essere portata.

Poggiai la tazza sul lavello della cucina, ripromettendomi mentalmente di lavarla appena tornata a casa. Mi assicurai che il contenuto della borsa fosse apposto, lanciai una veloce occhiata all'appartamento prima di chiudere a chiave la porta e di lasciarmela alle spalle.

                       ***

Il sole brillava il tutto il suo splendore e illuminava l'ambiente con i suoi raggi roventi. La temperatura era veramente calda anche per quel mese, mi elogiai in silenzio per aved indossato indumenti leggeri sopra il costume. Attraversai il piccolo vialetto alberato che si trovava accanto al mio appartamento a due piani che fungeva come ottima scorciatoia per la mia destinazione. Avevo già deciso di non stendermi nella sabbia dorata, ma bensì sul prato verde che precedeva la spiaggia, che occupava un'area di più o meno quindici metri dal mare, i cui movimenti emanavano bagliori argentei. Udivo le grida e le risate dei bambini che giocavano, le chiacchierate delle persone, il leggero fragore delle onde che si abbattevano sulla riva. Tutti i suoni e i rumori creavano una dolce armonia tral loro, un senso di tranquillità che aleggiava in tutta la spiaggia. Non c'erano urla esagerate, gente che litigava o bambini che si lanciavano la sabbia negli occhi per ritrovarseli vicino con strilli e pianti indesiderati.

Stesi l'asciugamano all'ombra di un albero cresciuto sull'orlo che segnava la fine del piccolo prato con la spiaggia. La folta chioma verde mi faceva ombra e mi riparava dal sole che aveva iniziato a picchiare a causa dell'ora.

Mi tolsi la maglietta ma continuai a indossare gli shorts di jeans, riponendola ordinatamente dentro la borsa. Mi sedetti sull'asciugamano, inspirando l'aria fresca e stiracchiandomi aprendo le braccia. Allungai la mano destra e sfiorai la sabbia calda, alcuni granelli rimasero tra le mie dita e me li scrollai di dosso prima di infilare la mano dentro la borsa e di tirare fuori un grosso libro. Leggere mi piaceva molto, mi era sempre piaciuto fin da quando ero una bambina, quando ero presa nella lettura ci stavo per ore ed ore, e non riuscivo a staccarmi. Così successe, appena aprii il libro e lessi le prime righe, mi persi tra le pagine e mi immersi nella storia.

                       ***

L'insistente brontolio del mio stomaco mi costrinse a interrompere la mia lettura e chiusi con un colpo secco il libro. Ero arrivata ad un punto cruciale del libro, mi ero leggermente scocciata e non vedevo l'ora di riniziare a leggere. Afferrai la borsa alle mie spalle e cercai all'interno la scatoletta di plastica che conteneva le fette di anguria, la aprii e mi cacciai un pezzo in bocca. Il sapore dolce e freddo della polpa rossa mi rinfrescò e ne continuai a mangiare finchè non fui sazia e rimisi l'oggetto al suo posto.

Mi guardai attentamente intorno. L'orologio del mio cellulare segnava le due meno un quarto, e la spiaggia si era leggermente svuotata dalle famigliole che andavano a casa per pranzare e per poi ritornare subito dopo. La gente sotto gli ombrelloni non accennava a muoversi, per evitare che i raggi roventi del sole bruciassero la pelle: a quell'ora raggiunge la sua massima temperatura e si cuoce se si rimane al sole. C'era silenzio, si sentiva qualche leggera chiacchierata provenire da due mamme sedute comodamente sulle sdraie.

Continuai a posare lo sguardo su ciò che mi circondava, e solo allora mi accorsi che c'erano due occhi che mi fissavano insistentemente. Appartenevano a un ragazzo abbastanza lontano da dove mi trovavo io, il suo corpo e il suo viso erano coperti parzialmente dalle foglie di una piccola palma piantata all'inizio della scalinata che portava al lungomare. Dietro di lui il bar era ancora aperto ed era quasi vuoto. Era appoggiato alla ringhiera, con il gomito appoggiato comodamente alla sbarra superiore. Il suo corpo era tonico, le sue gambe e soprattutto le sue braccia sembravano forti e muscolose, da quello che riuscivo a vedere. Le fastidiose foglie mi impedivano di riconoscere l'aspetto di quel ragazzo, neanche i capelli riuscivo a distinguere, sembravano marrone chiaro oppure biondi.

Era probabile che mi stesse osservando da un po', ma probabilmente non stava guardando me. Chi mai mi vorrebbe guardare così, e per quale motivo? Mi girai quindi e guardai alle mie spalle, per cercare un oggetto, una persona, qualcosa che potesse giustificare il suo sguardo intenso, che mi incuteva leggermente. Quando mi voltai di nuovo, questa volta per guardarlo in faccia, mi lanciò un' ultima, attenta occhiata prima di girarsi e di sparire nel nulla.

Rimasi un po' confusa, ma dopo averci pensato arrivai alla conclusione che probabilmente stesse osservando qualcosa - o qualcuno - che evidentemente io non avevo notato. All'improvviso sentii una voce gioiosa e squillante dietro di me, che mi riscosse dai miei pensieri.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 11, 2014 ⏰

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