I lunghi frammenti di rocce e le alte montagne ghiacciate avevano lasciato spazio ad ampie distese di campi e foreste solo dopo poche ore, e lo hobbit si ritenne molto fortunato a non aver riscontrato problemi di pioggia o temporali improvvisi. Almeno fino a quel momento. Poteva accadere l'impossibile sotto al suo naso senza che lui se ne accorgesse. Il pericolo non andava sottovalutato nemmeno nella situazione più pacifica, ma lui ne ricavò una bella lezione di vita da questo. Dopotutto, era reduce da una battaglia. Il verde degli alberi copriva i raggi del sole alto in cielo, un tappeto azzurro su cui specchiarsi fasciato da lunghi raggi bianchi e luminosi che attraversavano le foglie forti e sane delle piante. I cespugli stracolmi di bacche e frutti di bosco stuzzicarono l'appetito di Bilbo, che aveva già l'acquolina in bocca al solo pensiero del suo adorato barattolo di marmellata ai fiori d'eucalipto, regalo dolcemente donatogli da Thorin. Quando se l'era ritrovato tra le mani lo vide subito con occhi diversi, pensava davvero che quella creatura fosse dura e impenetrabile come tutti la definivano, scontrosa e altezzosa come se l'era figurata. Erano voci infondate, assolutamente false e piene di pregiudizi. Come poteva un nano essere così dolce e buono e al tempo stesso forte e determinato? Bilbo rimase più volte incantato dalla grande forza di volontà che lo cospargeva, dall'enorme carisma e del suo essere diretto con la gente, semplice e senza troppi giri di parole. Lo hobbit si era voltato verso lui più volte negli ultimi minuti, lanciando diversi sospiri di sollievo alla vista delle palpebre chiuse e del respiro regolare del nano. Mantenne quell'andamento lento per non svegliarlo, il tempo scorreva sull'ambiente circostante e per ben due notti luce e buio si alternarono in una danza di colori. Thorin ebbe la necessità di alzarsi solamente per bere un po' d'acqua dai numerosi ruscelli che attraversavano i sentieri, e Bilbo lo aiutò con piacere a rinvigorirsi. Il terzo giorno fu di gran lunga il più impegnativo. Sebbene la Contea li salutasse da lontano con la sua vivacità contagiosa, i due sopravvissuti non possedevano le forze necessarie per affrontare quello che sarebbe venuto dopo. Le migliaia di domande dei paesani raggiungevano già il carro con curiosità ed insistenza, e Bilbo poté definirsi davvero distrutto quando vide tutti i mobili della sua casetta per tutto il sentiero. Si chiese cosa diavolo stesse accadendo, i suoi occhi non vedevano altro che i miserabili resti del legno del suo arredamento e valanghe interminabili di libri e fogli segnati dal tempo. Un uomo alto quanto lui prendeva posto proprio davanti l'uscio della sua casa, armato di occhialini, documenti e penna. Sembrava stesse dando ordini a vari operai per il trasporto della mobilia, e con sommo orrore di Bilbo notò che effettivamente era proprio così.
<< Cosa sta succedendo? >> chiese, una volta sceso dal carro.
L'uomo lo squadrò da capo a piedi con aria sospettosa, la sua diffidenza montò in Bilbo un'altra montagna d'irritazione.
<< E voi chi sareste? >> domandò lo sconosciuto.
<< Bilbo, Bilbo Baggins >>
<< Come, prego? >>
<< Bilbo Baggins, signore. Sono il proprietario di questa casa >> fece Bilbo, indicando la porta alle spalle dello sconosciuto.
<< Mi rincresce contraddirvi, ma il signor Baggins non c'è più. E' deceduto qualche mese fa >>
<< Cosa?!? >>.
L'esclamazione dello hobbit attirò l'attenzione dei passanti, e nemmeno le orecchie di Thorin si lasciarono sfuggire le varie imprecazioni che ne seguirono. La stramba situazione aveva dell'incredibile.
<< Voi... non potete farlo! Io sono il signor Baggins, egli non è affatto morto! Fareste meglio a rimettere ogni cosa al suo posto, ci sono oggetti di alto valore e non intendo perderli per uno stupido equivoco >>
<< Mi dispiace, ma quel che è fatto è fatto. Spetta a me prendere le decisioni opportune, e questa è una di quelle >>.
La pazienza di Bilbo era ormai calata quando la figura gigantesca e imponente di Thorin prese posto dietro di lui. Il biondo avvertì il familiare calore del suo respiro all'altezza della nuca, e quell'aria lieve bastò a farlo sentire al sicuro.
<< Voi non avete il diritto di prendere gli averi degli altri e gettarli come se nulla fosse. Il signor Baggins e io siamo reduci da una battaglia molto dolorosa e se pensate che siamo venuti qui per attuarne un'altra vi sbagliate di grosso >>.
Il tono roco e sfrontato del nano ebbe un effetto immediato sull'uomo, che nel mentre tremava di paura. Con un gesto nervoso si schiacciò gli occhiali contro il naso, prese carta e penna e consegnò tutto allo hobbit.
<< Una firma qui, prego >> disse, la voce scesa di qualche ottava.
Un piccolo sorriso attraversò le labbra di Thorin, che avanzò di qualche passo per posare una mano sulle spalle di Bilbo, il quale aveva appena finito di firmare. Quest'ultimo si girò di scatto a quel contatto, completamente colto alla sprovvista che quasi cadde per terra. Le dita calde del nano si propagarono in tutta la sua schiena sotto forma di corrente elettrica, estendendosi poi in diverse parti del corpo. Lo hobbit deglutì vistosamente e quasi se ne pentì per averlo dato troppo a vedere, non amava essere beccato a fare qualcosa di inopportuno e di fronte a Thorin l'imbarazzo era un labirinto da cui era impossibile uscire. Si ricompose chinando lentamente la testa, sentiva il viso andargli a fuoco e non gli andava di renderlo noto. Ignorò le furiose palpitazioni che sbattevano contro la sua gabbia toracica, consegnò carta e penna all'uomo occhialuto e fece cenno a Thorin di entrare. Il nano non aveva mai smesso di osservarlo nemmeno quando l'altro gli mostrò con gesti plateali delle mani le varie stanze, ridendo sotto i baffi per la sua tenera goffaggine e per il modo in cui metteva in ordine le parole, incespicando di tanto in tanto.
<< Questa è la cucina, sì, la cucina... qui c'è la dispensa, il tavolo, le sedie... e poi c'è il salotto, penso che ti piacerà >>.
Parlava a raffica, non sapendo sicuramente cosa stesse realmente dicendo, ma continuava le presentazioni con una certa fatica. Thorin lo zittì con una mano in alto, combattendo contro l'impulso di scoppiare a ridere, ma non seppe trattenere un sorriso davanti al biondo riccioluto.
<< Ok, ok, penso di aver capito tutto quello che c'è da capire. Adesso è meglio riposare, non hai una bella cera, sai?>>.
Lo hobbit sgranò gli occhi prima di voltarsi del tutto e guardarlo. << Sì, credo proprio che una buona dormita ci rinsavirà >>.
I loro sguardi si soppesarono per un tempo indefinito, non era accaduto molte volte dalla fine della guerra ma quelle mute conversazioni li prendevano sempre in momenti in cui non serviva molto parlare. Quando Thorin fu catturato dall'avarizia Bilbo aveva fatto di tutto pur di salvarlo, avrebbe offerto la sua stessa vita per farlo risalire alla pura luce del bene, a ciò che era giusto e senza malizia. Passava ore intere a osservare la sua pazzia, il suo amore maniacale per l'oro e le pietre preziose, chiedendosi cosa o chi mai avesse potuto fargli un terribile incantesimo. Rivederlo poi ad un passo dalla morte gli strinse il cuore in uno spazio talmente piccolo da fargli pensare che sarebbe soffocato di lì a poco. Adesso tutto questo non c'era più, il dolore aveva finito le sue mansioni macabre e il suo ricordo avrebbe accompagnato tutti verso un'era migliore e piena di speranza.
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You don't have to say I love you to say I love you {BilboxThorin}
FantastikUn finale ipotetico de 'La battaglia delle cinque armate', in cui Thorin sopravvive all'ultimo sanguinoso scontro tra gli eserciti e Bilbo dovrà fare i conti con i suoi sentimenti.