Capitolo Sei

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I colpi gli facevano male, ma Vincent stringeva i denti sentendo dentro di sé l'orgoglio battersi con il dolore, ogni tanto un gemito gli scappava fuori dalla bocca.
Era in mutande, legato alle caviglie e appeso con dei catenacci ai polsi, mentre un uomo di Rouf lo picchiava ai fianchi e alle gambe con un bastone. Il vecchio invece sedeva in un angolo di quella stanza cupa e sotterranea, guardando con appagamento quella scena che continuava da mezz'ora ormai.

«Bastardo...» Uscì dolorante dalla bocca di Vincent che sputò per terra saliva mista a sangue. Era stato preso a pugni e calci un'ora prima e una grossa ferita al labbro superiore ancora sanguinava, mentre altri grossi lividi viola sulle guance e sulla fronte si erano gonfiati.

«Ma guardati Vincent... sei stato una leggenda in questa città, temuto e voluto allo stesso tempo da ogni clan. E ora te lo leggo in faccia che vorresti piangere come un bambino.»

«Continua quanto vuoi vecchio stronzo, perchè non mi affronti tu da solo?! Da uomo a uomo!» Vincent glielo gridò in faccia affrontandolo con gli occhi, furioso, ma l'uomo di Rouf lo colpì al viso con il bastone facendolo sputare ancora altro sangue e costringendolo a guardare verso il basso. Tirò un lungo gemito di rabbia per il dolore lancinante. Rouf si alzò in piedi, aiutandosi con il suo bastone da passeggio, e si avvicinò a Vincent fino a stargli a pochi centimetri dalla faccia. Gli sollevo la testa col bastone sotto il mento, costringendolo a guardarlo negli occhi.

«Ti ho cresciuto, verme! Ti ho insegnato a diventare uomo e tu mi hai ripagato tradendomi, lasciandomi affondare insieme a tutto il tuo quartiere.»

«Io ho solo scelto la mia strada.» rispose Vincent, fissandolo negli occhi. Il suo volto ora era ricoperto di sangue, dovuto ad una grossa ferita appena aperta sulla parte alta della fronte.

«Frank ti ha gettato in pasto ai lupi mandandoti in questo posto, sapeva che io ero qui! Avrebbe potuto chiedere un riscatto senza perdere un solo uomo! Ti ha tradito Vincent!»

"Sta cercando di confonderti le idee... Frank doveva risanare il debito con Hector... Frank crede in te..."

«La tua famiglia è morta per colpa tua!»

E dopo quella frase Vincent sputò in faccia al vecchio Rouf, quasi accecandogli la vista e facendolo indietreggiare.
Poi il buio, l'uomo lo colpì così poderosamente col bastone da farlo svenire.

Un paio di uomini lo scortarono all'ingresso di Saint Lucille, lo stesso che aveva varcato Vincent insieme a Joe e i Nakano. Larry era teso, lo si notava dal continuo sistemare il colletto della camicia sotto l'elegante giacca nera, forse per il sudore che lo infastidiva. Era ben vestito come sempre. Guardò dietro di lui i due uomini che si fermarono in piedi vicino l'auto, vestiti di nero anch'essi, lasciandolo proseguire da solo.

«Mi manda Frank! Porto un messaggio di tregua da parte sua!» gridò Larry e il riverbero della sua voce rintronò spezzando il silenzio che colmava quel posto tetro e abbandonato.

I rumori della ferraglia, dei caricatori e dei cani che venivano armati sulle armi non si fecerono attendere, facendo deglutire Larry dalla paura e dall'adrenalina che lo percorreva lungo tutto il corpo. Il giovane teneva una mano sopra la fronte per coprirsi dai raggi del sole, che splendeva quel mattino, cercando di scrutare qualcuno sopra i palazzi di Saint Lucille, l'asfalto bagnato per la fitta pioggia della sera prima stava già iniziando ad asciugarsi.

«Parla ragazzo, cosa vuoi?» esclamò un uomo uscendo da un vicolo a cinquanta metri da Larry, che restò impietrito e disgustato. Era scuro e barbuto, con una corporatura bestiale e un fucile poggiato sulla spalla. Le vesti rovinate e sporche lo facevano somigliare a un soldato appena tornato da un campo di battaglia. 

«Frank, il nostro signore, chiede il rilascio del ragazzo che avete catturato tre notti fa, figlio di Hector, signore di Arielle. Offre una tregua in cambio di questo.» replicò Larry, la sua fronte era del tutto bagnata di sudore ora. «Portate questo messaggio al vostro signore, Rouf.»

«Lo riferirò al mio capo. Bel vestito, ragazzo!» l'uomo sorrise beffardo, lanciando un messaggio di prepotenza a Larry, che ne fu intimorito e si guardo la giacca.

«Attendiamo una risposta alla nostra offerta allora... dal vostro signore.» balbettò Larry, poi si girò di scatto dirigendosi dove i suoi colleghi lo aspettavano, sotto il ponte della lunga metropolitana che collegava i quartieri principali di Rouf.

Da Vincent invece, la luce del sole non arrivava, la stanza era quasi completamente buia. Aprì gli occhi lentamente e cacciò un lungo gemito di dolore per le ferite, era come se si fosse accumulato per tutta la notte quello spasimo che si sentì arrivare tutto in un colpo appena sveglio, appeso con i catenacci al muro. I polsi si erano gonfiati per la posizione tenuta e il peso del corpo.

Di fronte a lui c'era l'unica fonte di luce proveniente dalla feritoia sulla parte alta della porta. Non sapeva dove fosse, qualche rumore ogni tanto e delle voci incomprensibili si udivano lontane.

I gonfiori ai polsi gli pulsavano, le ferite sul viso e sul torace anche. Vincent si guardava intorno, come se stesse cercando qualcosa, stava elaborando una fuga ma era legato stretto alle caviglie e i catenacci d'acciaio lo tenevano ben saldo in quella posizione. Cercò di scrollare i polsi ma c'era poco gioco, poco margine e poteva muoversi appena.

Cacciò un urlo in preda all'ira, che rimbombò in tutta la stanza.

VincentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora