Capitolo Cinque

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«Mio figlio è in mano all'uomo più spietato del paese, e per colpa sua!»
Hector era messicano, sulla sessantina, suo padre era stato un potente generale. Aveva una grossa pancia e dava l'idea che la sua camicia bianca stesse per esplodere. Quel pomeriggio si era accesa ogni speranza in lui, aveva saputo che il figlio era ancora vivo ma poi era diventato nuovamente furibondo sapendo delle richieste di Rouf, i fratelli Nakano lo avevano informato all'istante tornati da Saint Lucille.

«Hector, tu mi accusi mancandomi di rispetto, ho mandato i miei due migliori uomini in quel posto perdendone uno e lasciandone prigioniero un altro, dovrei sentirmi disonorato ora.» si difese Frank, sulle accuse di Hector.

Era una sorte di riunione tra i principali signori della città. Su quel lungo tavolo nel retro del Rover Club di Morico, locale rinomato del centro dove era solito organizzare questi tipi di incontri, sedevano gli uomini più ricchi e importanti di Rouf, tra cui anche il senatore, corrotto e intricato negli affari sporchi dai tempi della guerra di Saint Lucille.

«Gli affari di Frank non devono riguardare noi Hector, seppure nelle richieste di Rouf ci sia una decisione che sta a lui prendere.» disse il senatore intervenendo tra i due e calmando le acque. Era ben vestito, seduto a capotavola e fumava un sigaro cubano. «Potremmo assecondare le richieste di Rouf, Frank? Non versando più sangue fino al rilascio di suo figlio, dopodiché manderemo l'esercito a ripulire quella zona.» continuò. «Dopotutto Rouf è un problema da sempre...»

«Qualcosa mi puzza, Rouf ha iniziato a mandare i suoi uomini a Saint Louis ultimamente, sta tramando qualcosa...» rispose Frank.
«L'esercito senatore? Metà dei nostri uomini sarebbe più efficace, ma Frank ha ragione, c'è qualcosa sotto. Anche qui nel mio quartiere abbiamo pizzicato qualche giro strano.» continuò Morico assecondandolo. Era di origini russe e si notava principalmente dalla parlata. I capelli rasati e la pelle chiara contrastavano con quella di Frank, seduto alla sua sinistra, mentre l'altezza elevata e la corporatura atletica lo ringiovanivano per quanto avesse anch'egli quasi sessant'anni.

«Qui si tratta di mio figlio, state perdendo la testa? Volete scatenare un'altra guerra?» esclamò Hector, alzando la voce agli altri signori.

«Tuo figlio tornerà a casa presto Hector, manderò un messaggio di tregua assecondando il suo volere, propongo un'altra riunione per decidere come muoversi dopo, se Rouf aspira a qualcosa potrebbe essere d'intralcio per gli affari di tutti noi.» Frank pose questa soluzione e tutti i presenti annuirono.

«Bene signori, direi che questa sia l'unica soluzione possibile.»
Concluse il senatore alzandosi e sistemando con le dita la camicia che gli usciva dal pantalone. «Buonanotte signori.» e se ne andò accompagnato da un paio di uomini che lo aspettavano alla porta.

Un ora più tardi iniziò a piovere impetuosamente, era sera ormai e il cielo aveva minacciato quel temporale per tutto il pomeriggio. Frank era tornato nel suo ufficio, all'Havana, e aveva richiamato Albert per discutere sul da farsi.

«Come ci muoviamo?» gli chiese Albert. Era suo nipote, praticamente il suo braccio destro e consigliere da sempre.
«Manderò Larry domattina, chiederò a Rouf il rilascio immediato del moccioso di Hector anche se sono sicuro che non sarà così facile.» rispose Frank, pensieroso. «Credo che voglia qualcos'altro, e sa che possiamo abbassarci alle sue richieste pur di riaverlo.»

«Signore, se non dovessimo riuscire a liberarlo, crede che Hector possa diventare un nemico?»
«Non lo so Albert, sembra proprio che qualcuno ci abbia messo in questo guaio, come se qualcuno sapesse che lo avremmo dovuto aiutare noi per ricambiare i favori di Hector in quel'affare di anni fa.» Frank si accese un sigaro.

«Si, puzza anche a me. » Albert prendeva appunti, era un ragazzo intelligente e anni prima aveva scovato varie spie dentro il clan. Se qualcuno poteva trovare delle risposte a quella storia implicata, era proprio lui. «E con Vincent come faremo signor Frank? Sarebbe una grave perdita per noi.»

«Rouf sa che faremo di tutto anche per lui... Ma qualcosa mi dice che se la caverà. Per adesso dobbiamo pensare al figlio di Hector e toglierci da quell'impegno.» e Albert lo guardo, fermando la penna all'improvviso. Sentire quelle parole fu desolante per entrambi, Vincent era il miglior uomo del clan e l'idea di perderlo era un peccato.

«Vincent odia quell'uomo. Dopotutto gli ha fatto uccidere la famiglia quasi davanti agli occhi... vorrà vendicarsi anche a costo di morire e non possiamo di certo impedirglielo.» continuò Frank. «Vai ora Albert, mandami Larry qui da me.»

«Subito.»

Albert se ne andò, lasciando Frank da solo, raccolto nei suoi pensieri. Qualcosa lo turbava rendendolo inquieto mentre alle sue spalle, sulla grande vetrata del suo ufficio, una fitta e incessante pioggia cadeva su Rouf.

"Resisti Vincent."

VincentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora