La regola

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Il viaggio in Croazia ha cambiato radicalmente la mia migliore amica. Claire solitamente bruna con gli occhi di un intenso color cioccolato, è ora bionda con delle lenti a contatto di un banale colore acquamarina. Quasi non la riconosco quando avanza verso di me con passo aggraziato, come se stesse danzando. Arriccio le labbra in una smorfia di disapprovazione che a lei non sfugge. Scuote il capo e si ferma a pochi passi da me, calandosi gli occhiali da sole sugli occhi.
« So già cosa vuoi dire! E ti risparmio la fatica! Io mi trovo splendida! »

Come se al naturale fosse stata brutta! Fa un giro su stessa facendo roteare la sua gonna beige e mi sorride radiosa. Claire è sempre stata cosi; un po' viziata, un po' smorfiosa, un po' sulle sue. Una di quelle che se la tirano o che ti guardano dall'alto in basso, giudicandoti senza conoscere. Lei è cosi dal primo giorno che l'ho conosciuta cinque anni fa, seduta a quello che sarebbe stato il nostro banco negli anni a venire. È la mia migliore amica, la mia compagna in classe, la mia compagna di vita. Un'amica a cui non riuscirei a rinunciare. Un'amica che conosce, che sa ogni parte più profonda ed oscura di me, come io con lei. Ci piace definirci 'le gemelle diverse'. Perché io sono il suo opposto: riservata, testarda, un po' all'antica, permalosa e pessimista. Razionale più di lei, calcolatrice. Una fredda macchina da guerra. Eppure ci vogliamo bene come se fossimo cresciute nello stesso grembo. In questo momento vorrei arrabbiarmi, ma trattengo la mia ira cercando di razionalizzare la situazione. Devo capire il perché di questo totale cambiamento estetico. E non esito a farmi avanti con la prima domanda.

« Spiegami perché! »

Claire sposta sulla spalla destra la sua chioma ossigenata, pettinandosi alcuni ciuffi con le dita affusolate. Le sue labbra a cuoricino si piegano in un piccolo e finto broncio che ignoro palesemente. Getto per terra la sigaretta e aspetto una risposta, poggiandomi al muro cosparso di scritte scolorite dal tempo.

« Sai da quanto tempo contavo di farlo! Cosi mio padre ha voluto accontentarmi ed eccomi qui! Sembro più grande di qualche anno! »

Le mie sopracciglia scattano all'insù. La bambolina ha ricevuto ben più di due premi e lo faccio notare.

« Ti ha accontentato sul viaggio, sui capelli e anche sugli occhi! Perché mai indossi delle banali lenti a contatto di un verde acquoso? »

Claire sospira e mi prende sotto braccio trascinandomi con sé. La folla di studenti comincia ad aumentare e lentamente prendiamo posto nella fila che si accalca per entrare nell'edificio scolastico. Qualcuno si gira a guardarci, chiedendosi di sicuro da dove spunti quella bionda al mio fianco, senza sapere che è la solita vecchia Claire.

« Il mio oculista dice che ho bisogno di occhiali da riposo! E non posso sopportare di portare gli occhiali a scuola! Sarei orrenda! »

Sbuffo impazientita, salendo a fatica i gradini di scuola. La calca è troppo opprimente e io non sopporto la confusione. La trascino a fatica dietro di me, facendomi spazio tra gli studenti. Fortunatamente la campanella suona, dando inizio a questo anno scolastico, per noi l'ultimo, e concludendo cosi quella tediosa conversazione, prendiamo a correre nel corridoio ormai libere dalla confusione. Pippo, il nostro bidello di fiducia ci saluta con un gesto frettoloso e ci urla dietro prima che noi cominciassimo a salire le scale dirette al piano superiore.
« La 5c è vicino ai bagni, ragazze! »

Ridiamo, sapendo benissimo dove dirigerci. Dopo quattro anni di scuola, i corridoi sono un po' come la nostra seconda casa. Qualcuno arranca dietro di noi; riconosciamo la risata di Sara, di Giulia e di Teresa. Le tre oche, cosi soprannominate da noi. Io e Claire siamo le prime a varcare la soglia dell'aula e ci precipitiamo agli ultimi banchi, dove sediamo ormai dal primo anno. Ma non ho fatto bene i conti con chi mi correva dietro! Qualcuno al mio fianco, ha toccato il banco nello stesso istante in cui l'ho fatto io. E quando sollevo gli occhi quasi mi sento mancare il fiato, cosa che invece Claire non manca di fare. Spalanco gli occhi sbalordita e un fischio sommesso esce dalle mie labbra.

« E tu come ti ritrovi qui? »

Il ragazzo davanti a me ha un nome; si chiama Daniele. Quelle lettere scivolano tra i miei pensieri come un lenzuolo bianco mosso dalla brezza. Daniele è alto dieci centimetri più di me, ha i capelli castani tendenti ad un rossiccio incantevole. La sua pelle è bianca ed è cosparsa di lentiggini. Gli occhi sono azzurri, meravigliosamente azzurri. Al solo guardarli vien spontaneo pensare alla profondità del mare.  È in classe con noi dal terzo anno. Fu bocciato e catapultato nella nostra aula con poca grazia. È un tipo da cui tutte le brave ragazze dovrebbero star lontane. Gli piace giocare, fuma come se non ci fosse un domani, è spesso volgare e si dice che le donne siano la sua più grande passione. Una voce che non gira più da un anno, ormai, da quando precisamente ha incontrato Federica, la sua attuale ragazza. Puttana oserei dire. Puttana lo è per me. E per Claire. O per chiunque la incontri. Il suo trucco pesante, il suo vestirsi estrosa e quasi sempre mezza nuda, non da una buona impressione al mondo.
Daniele si apre in un sorriso sghembo che mi fa quasi mancare. Mi guarda dritto negli occhi e questo non aiuta la situazione.

« Bingo, finalmente! »

Claire al mio fianco sta ancora trattenendo il fiato e ho paura che possa svenire per mancanza d'aria. Ma non ho le forze di guardarla. Non in questo istante. Deglutisco e raddrizzo la schiena, allontanando la mano dalla sua. Nel toccare il banco,  le nostre mani sono finite involontariamente a pochi centimetri l'una dall'altra. Daniele compie lo stesso gesto, aspettando una mia reazione, che ovviamente non arriva. Connettere cervello e bocca, quando lui è nei paraggi, mi è sempre stato un po' difficile.

« È da un po' di tempo che sognavo di conquistare questo banco! »

È lui a riportarmi in vita, dopo un mio totale silenzio indifferente. Al suo fianco compare il suo migliore amico Alessandro, di cui non mi ero minimamente accorta. Come di lui, dopotutto, fino a pochi istanti prima. Soltanto allora ritrovo la parola, riprendendo il controllo di me stessa.

« Ma dove eravate? Non vi ho visti! »

Alessandro ridacchia e poggia lo zaino sul banco di Claire. La mia amica riprende a respirare e la sento fremere di rabbia, restando però in silenzio.

« Eravamo proprio dietro di voi! Tant'è che ti ho raggiunta in un niente, Fiore! »

Quando pronuncia il mio cognome quasi ricado nello stato di trance di poco prima, ma per fortuna è Claire a rispondere al mio posto.

« Questo non vuol dire che potete prendere il nostro banco! Vanessa è arrivata prima di te! »

Daniele distoglie lo sguardo dal mio, posandolo su Claire che rimane impassibile, stringendo le piccole mani a pugno lungo i fianchi.  Ne approfitto per lanciare uno sguardo di rammarico in direzione di Alessandro che ne frattempo salute le tre oche che ci guardano confuse. Si staranno chiedendo come mai i due più belli della classe stiano parlando con le due sfigate dell'ultimo banco. Per una volta, loro, non sono al centro dell'attenzione. La classe comincia a riempirsi ed io ad agitarmi. Detesto essere guardata da troppa gente.

« Abbiamo toccato il banco nello stesso istante! Quindi il posto è di entrambi! »

Precisa lui. Lo guardo, per poi mordicchiarmi il labbro inferiore.

« Non potete farci questo! Siamo sedute qui dal primo anno! »

Alessandro sbuffa e Daniele guarda prima me poi il suo amico, seduto sul bordo del banco, come se stesse riflettendo. Non so neanche da dove mi sia uscita quella frase. Sembro una bambina in procinto di scoppiare in lacrime. Vorrei mordermi la lingua e non parlare più. Lasciare il lavoro sporco a Claire. Ma non è da me. Sono io la fredda macchina da guerra, non lei.

« Potremmo arrivare ad una soluzione semplicissima! »

Claire sembra impaziente quanto Alessandro. Incrocia le braccia al petto e lo scruta con odio. Anche io sono davvero curiosa della famosa soluzione trovata dal belloccio senza cervello.

« Sarebbe? »

Daniele si passa la lingua sulle labbra. Distolgo frettolosamente lo sguardo, abbassandolo sulle mie Superga lilla.

« Sarebbe che Fiore ed io ci sediamo qui. Tu e Alessandro davanti a noi, cosi siamo tutti felici. »

Quando sollevo lo sguardo non ho neanche il tempo di capire quello che ha detto che Claire sbotta.

« Ma non se ne parla neanche! Non voglio dividermi dalla mia migliore amica! »

Alessandro sembra, stranamente, pensarla allo stesso modo. Di sicuro non vuole perdere il posto nell'ultima fila per fumare indisturbato durante le lezioni. Io sono l'unica inerme, che non batte ciglio ne proferisce parola. Daniele prende questo mio comportamento come un'affermazione e mi strizza l'occhio, lasciandomi senza fiato. Con uno sguardo induce Alessandro a togliersi di li e quello non può fare altro che obbedire e sedersi al banco di fronte al nostro.

« Avanti, Colonna! Non far capricci! La tua amica non mi sembra tanto della tua stessa opinione! »

Quasi metà della classe sta chiacchierando allegramente, lanciandoci occhiate curiose, senza però mostrare interesse. Dopotutto cosa può succedere il primo giorno di scuola, nei primi cinque minuti di lezione, di cosi interessante?

« Sono d'accordo con Claire! Ma non posso che darti ragione. Abbiamo toccato il banco nello stesso istante! Sappiamo la regola che vige in classe. Chi tocca per primo il banco è di sua proprietà! Quindi in questo caso siamo stati noi due, non loro! »

Saranno le prime vere parole che sto rivolgendo a questo ragazzo. Claire al mio fianco sembra voler urlare. Mi lancia uno dei suoi sguardi più velenosi e senza più dire una parola, prende posto accanto ad Alessandro, spostandosi più lontano possibile da lui. Daniele ed io abbiamo vinto. Soltanto allora faccio chiarezza; passerò un anno accanto al ragazzo più bello del liceo, il ragazzo al quale vado dietro da quando ha messo piede in questa aula. Il ragazzo che per intere notti non mi ha fatto chiudere occhio. Quello che riempie le mie fantasia più bizzarre. Quello che riesce a zittirmi senza farlo apposta. Forse l'unico, fino ad ora. Claire starà tralasciando questa sfumatura, ma con lei ci parlerò dopo. Non abbiamo mai litigato sul serio.
Daniele mi sorride riconoscente e sistema il suo zaino sul banco. Con le gambe tremanti prendo posto accanto a lui, stando attenta a nascondere le mie emozioni. Non sono mai stata trasparente con nessuno, figurarsi con lui. Mi ritrovo incastrata tra il muro e lui. Non ho via di fuga!
Mi muovo con cautela, misurando ogni movimento. La chioma bionda di Claire mi è estranea, ma fortunatamente mi ripara la visuale tanto desiderata. Almeno una cosa positiva in tutto questo. Sento che mi osserva e che sta per dirmi qualcosa. Non abbiamo mai avuto rapporti; non abbiamo mai parlato, neanche per un secondo. Ed oggi è successo. Non so come ho fatto a perdere la testa per lui, in questo paio d'anni se non mi hai mai rivolto lo sguardo. Non lo so neanche io e non mi ci soffermo più di tanto a pensarlo. So che mi piace e tanto anche! Mi basta ciò per calmare i miei pensieri. La sua voce si fa strada in me, portandomi all'oblio.

« Grazie! Pensavo mi saresti venuta contro! »

Giro pigramente il viso nella sua direzione, stiracchiando le labbra in un sorriso tirato.

« È la regola della classe! Avevi ragione! »

Non so chi l'abbia istituita questa legge, a dire il vero. Ma se un giorno lo saprò, giuro che gliene dirò di tutti i colori. Lui sorride e sfila la giacca di pelle nera lasciando spazio all'immaginazione. Una t-shirt giallo limone lascia apparire i muscoli delle sue braccia diafane e i suoi tatuaggi. Il sole caldo di settembre gli accarezza la pelle, facendola quasi brillare. Il tatuaggio sul braccio sinistro cattura lo sguardo; una scritta cosi piccola che non ho mai capito.  È troppo per il mio povero cuore. Mi agito sulla sedia, portando la mia attenzione all'interno della mia borsa. Ne esco fuori di tutto: quaderni, colori, matite e penne. Soltanto per occupare i miei pensieri, soltanto per farmi vedere indaffarata, per interrompere quella conversazione troppo gentile.

« È dall'anno scorso che volevo fotterti il banco! Quindi, sono stato più che buono con te! »

Sembra non volermi lasciarmi in pace. Irritata da questo pensiero, sbatto la borsa sul tavolo, lasciandomi sfuggire un sospiro interminabile.

« Questo è sempre stato il mio posto! Di conseguenza, sono stata io ad esser stata buona con te! Non avevi nessun diritto di prendere il posto della mia migliore amica! »

Daniele mi osserva, corrucciando la fronte. Il sorriso di prima è svanito dal suo viso. Evito il suo sguardo, aspettandomi una reazione brusca. Il mio tono di voce non è stato poi cosi calmo.

« Cosi è successo, cosi dice la regola. Lo hai detto anche tu! E non c'è niente di male nel voler sedersi qui. O c'è scritto il vostro nome, per caso? »

Cade a pennello! Trionfante, sposto la borsa e alcuni quaderni usciti poco prima ed indico lui un punto all'angolo del banco. Risplende ancora, la mia grafia sottile. Il mio nome colorato di fucsia vivo decora quella tavola bianca sempre triste ed anonima allo sguardo. Lo stesso faccio al banco dove siede lui, dove all'angolo corrispondente al mio, c'è il nome di Claire, in blu, con più ghirigori e più svolazzi. Lui sembra voler ridere, ma ci ripensa carezzandosi il mento privo di barba. L'avrà fatta il giorno prima, o quella mattina stessa. Ma quel pensiero inopportuno, al momento non c'entra nulla.

« Non ci posso credere! Siete incredibili! »

Sollevo le spalle e poso la mia borsa esattamente dov'era prima.

« Non puoi dirlo! Non ci conosci affatto! »

Ma prima che possa chiudermi nuovamente nel mio silenzio, lui afferra una mia penna e cancella con una linea orizzontale il nome della mia migliore amica.  Sopra ci incide il suo, in una grafia spigolosa e disordinata. Avverto il cuore frammentarsi in piccole parti. Quello è stato un segno particolare della mia amicizia con Claire, profanato da un perfetto sconosciuto. Perché lui è uno sconosciuto nella mia vita. Tiro su col naso e detto una delle mie frasi più pungenti.

« Ti odio profondamente, Daniele! »

Non avrei mai pensato di dirlo, ma allo stesso tempo non avrei mai immaginato che proprio lui riuscisse a tenermi testa con una risposta degna alla mia affermazione.

« Non puoi dirlo! Non mi conosci affatto! »

Cosi dicendo, distoglie completamente la sua attenzione da me, dedicandosi a salutare Giulia e spiegandole, sicuramente, il motivo per cui si ritrova vicino a me. La sento pronunciare parole sconnesse e di poca rilevanza, fino a quando alza il timbro della voce per farsi sentire da me.

« Sarà un anno duro, questo! »

E per una volta nella mia vita, non posso che essere d'accordo con lei!

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