Non sono uno sciroccato alcolizzato che sbevazza per i locali , sono un povero Cristo e la mia Via Crucis passa per dei bar. E incredibile come sia lì che incontro i tipi più strambi.Pensate che una volta c'era un vecchio seduto al posto in cui mi mettevo di solito.
Quel posticino all'angolo, all'ultima parte, invisibile a tutti.
Piangeva, incessantemente, ma il bar era vuoto a parte il barista.
Portava con sé un'agenda ed un biglietto di sola andata verso la Luna.
Non si sapeva bene da dove venisse, era impossibile parlarci anche perché tra silenzi e pianti, nessuno osava rivolgergli la parola.
Solo se ne stava lì a contemplare il silenzio di sedie e tavolini vuoti. Contemplare poi un parolone, aveva gli occhi sempre rossi e gonfi, vedeva a mala pena la sua ombra nella quale si rifugiava per non farsi vedere dal mondo.
Mi misi a qualche tavolo di distanza, scrutando l'usurpatore del mio trono: Sedia e tavolino, da perfetto re del nulla."Ti dovrai alzare prima o poi brutto stronzo! pensai."
Iniziai a leggere il Giovane Holden.
Piangeva costantemente era incredibile. Lottavano dentro di me la voglia di prenderlo a sberle ed il mio aplomb.
Però, la pazienza finisce, come la nafta della mia macchina, non volli essere piuttosto violento anzi, semplicemente mi alzai e feci per entrare nel bar. Volevo il silenzio, il bar d'altronde era vuoto a parte il barista con cui scambiavo qualche chiacchiera.
"Perché te ne vai??"
"Scusi signore, non so cosa la turba ma vorrei leggere in silenzio"
Tra un singhiozzo ed uno starnuto
"E se te ne vai dove vai? Cosa cerchi?""Un tavolo libero in cui leggere e fumare in santa pace ripetei seccato."
"Perché non puoi stare qui vicino? Cosa ti turba del mio pianto"
Mi colse alla sprovvista, effettivamente nemmeno io sapevo perché me ne stessi andando.Con fare sbrigativo:
"Guardi, le ripeto per la terza volta, voglio solo leggere un po' e farmi una fumata, tutto qua, lei stia tranquillo, sa vedere una persona anziana così e far finta di nulla non è facile"
Si asciugò le lacrime, singhiozzava ancora tuttavia.
"Giovane, ma come ti permetti? Quanti anni mi dai?"
Non mi sono mai sentito in difficoltà nell'attribuire l'età ad un uomo, questi mi sembrava abbastanza permaloso. Mormorai timidamente :
"Credo una sessantina?"Sbigottito il vecchio:
"Ma sei pazzo? Sessanta!?"
Effettivamente li dimostrava, anzi ne aveva molti di più. Non ebbi modo di apprezzarne l'altezza, era rannicchiato su sé stesso, chiuso.
Un pizzetto rossastro, venato da peli bianchi, i capelli radi erano brizzolati, tirati all'indietro, per quel poco che potevano.
Il volto scavato pieno di rughe, profonde occhiaie contornavano i suoi occhi color nocciola, dalla sclera ridotta ad un lago di sangue a causa degli innumerevoli pianti.Poi tra l'altro puzzava, puzzava di vecchio, un puzzo stantio che caratterizzava non quei vecchi sani, ma proprio gli appestati.
Trattenni un "Per la miseria, fai proprio schifo, la tua puzza equivale il fastidio del tuo pianto"
"Simò, dimmi quanti anni ho, guardami negli occhi"
Non mi sorprese che conoscesse il mio nome, un po perché frequentavo spesso quel bar, sapete tra una chiacchiera e l'altra i nomi volavano, un po perché alla fine quel vecchio mi era familiare.
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Fascia di bonaccia
Short StorySemplicemente i viaggi immaginari di un soggetto che conosco abbastanza: Me stesso.