I pirati e gli squali

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Poggio un attimo la croce, prendo una pausa, voglio dire, danno a tutti un attimo di pace, figuriamoci se non lo danno a chi vuol fare pace con sé stesso.

Ho qualche minuto, potrei raccontarvi brevemente il come prima di essere un povero Cristo, fossi un pirata e navigassi su acque...

Beh, che fossero sicure o meno poco m'importava, l'importante era navigare, delle volte è meglio schiantarsi su degli scogli piuttosto che restare fermi in una fascia di bonaccia.

Vi dicevo dunque che navigavo con la mia nave, sì ne avevo una, ve l'ho detto che a quei tempi non ero di certo povero, e neanche Cristo, ero un pirata ed avevo il mio equipaggio pronto a seguirmi.

La mia nave si trovava a qualche passo dalla stazione, ma non era un treno.

Era bianca, bellissima.

Io ed il mio equipaggio eravamo lì, giocavamo a fare i grandi.

Chi voleva diventare medico, chi voleva diventare Nobel per un qualcosa, chi sognava di guidare un camion e chi sognava di superare i propri limiti.

Dunque te sarai il medico di bordo, tu invece il navigatore, ti piace guidare, il timone è tuo!

Tu sarai il nostromo, mentre a te tocca salire sull'albero maestro per intravedere nemici.

C'era anche una donna a bordo, ma spesso si ritirava sottocoperta, sapete com'è ,le donne a bordo portano iella.

Al diavolo le superstizioni! L'accettavo di buon grado e la difendevo da quei rudi compagni.

Ero io il capitano, fino a prova contraria.

In quella nave avevamo i cannoni. Sparavano palloni da calcio con i quali giocavamo, invece delle solite palle di ferro.

Quando partivamo all'arrembaggio salpavamo con le nostre biciclette verso la nave nemica, con la differenza che se uno si perdeva in mare, non lo era per sempre, lo si aiutava, eravamo pirati, mica stronzi.

Dai sei caduto tranquillo, che non sei morto, in questo mare non navigano squali

Capite, è difficile dirigere una nave, però d'altra parte è molto divertente.

Ricordo ancora quando esplorammo quell'isola lì, con al centro una villa abbandonata.

Scendemmo con le nostre scialuppe a due ruote, per alcuni c'erano anche le rotelle.

Terra disabitata, dimenticata da Dio, nonostante all'ingresso ci fosse dipinto sul muro un quadro raffigurante suo Figlio.

Porca vacca, che paradosso.

La villa era circondata dalla vegetazione, c'erano buchi dappertutto, cadeva a pezzi.

Eravamo temerari pirati della ghiaia. Eravamo temprati dalle numerose cadute fatte dalla bicicletta.

Si diceva che in quella casa abbandonata, indigeni servitori del male facessero cose illecite, ma per fortuna che la marina militare passava a mettere ordine, facendo finta di non vedere noi pirati.

Eravamo pirati buoni, alla fine di tutto.

Ricordo ancora il giorno in cui le palle di cannone le sparammo contro la casa del medico di bordo.

Suo nonno svegliato dal fracasso uscì ed imprecò come un vero pirata. Forse troppo vero.

Bene, volendo potrei farlo entrare, che tipo, peccato che abbia lo scorbuto.

Una volta per giocare a fare i grandi presero il nostromo e lo legarono con una corda all'albero maestro.

Da lontano sembrava un'impiccagione al contrario.

Fascia di bonacciaWhere stories live. Discover now